lunedì 3 luglio 2023

Il 2022: un lungo anno di misteri RAI tra apocalittici e integrati


“Tutto è perduto! Ormai è solo un problema di quando e di come”… “Ma no dai ... c’è ancora qualche speranza”. Queste, in sintesi assoluta, le posizioni divergenti che emergono quando si parla di Rai e del suo futuro. Da alcuni giorni diversi lettori/lettrici ci scrivono per porci il dilemma: ma perché ostinatamente ti occupi ancora di RAI? Uno aggiunge perfido e malevolo: “Ma non ti rendi conto che oggi il format prevalente del Servizio Pubblico è il modello Techedeche in tutte le salse televisive e radiofoniche e perfino sulla piattaforma “dei giovani” RAI Play?” Ne vale la pena? Chissà se pure il Capo Marziano si è posto la stessa domanda.

Prima di proseguire sulla saga dei giorni scorsi che sembra avere tanto successo, la domanda ci induce una sommaria riflessione. Dopo tanti anni di Bloggorai (cinque per l’esattezza) e 40 di RAI abbiamo maturato una consapevolezza. quando si parla del futuro del Servizio Pubblico in Italia da un lato si schierano gli apocalittici, i pessimisti, gli arresi e gli sconfitti, i liberi pensatori che prendono atto, si rendono conto, ammettono che non ci sono speranze che possa arrivare qualcuno proveniente da qualche parte che possa salvare il salvabile della RAI che pure, ammettiamolo, certamente ha molto di buono da salvare. Conti alla mano, cattedratici di lungo corso e fini analisti, ti sbattono in faccia numeri e tabelle che non  lascerebbero spazio ad alcun dubbio: la RAI è finita già da ora, la traiettoria del suo declino è segnata da tempo, e non è iniziata da quando è arrivata la “destra”.

Dal fronte opposto si schierano gli integrati, gli ottimisti per natura, i buoni e volenterosi, gli impavidi paladini pronti ad immolare tempo ed energie radicalmente compressi nell’attesa messianica che si, certamente, arriverà il VII cavalleria che risolverà il problema del canone, del calo progressivo degli ascolti e della dipendenza strutturale non tanto dalla politica ma dal Governo di turno, quale che esso sia. In questa ardita e composita schiera si trovano coloro che ancora “militano” nell’Azienda perché anzitutto “tengono famiglia” ed è sempre una buona ragione per essere ottimisti ad oltranza. Poi coloro che, per riconoscenza obbligatoria, non se la sentono di remare contro “mamma RAI” e alimentare in questo modo la “narrazione” negativa che tanto infastidisce ai più. Infine, forse il reparto più agguerrito, quelli che devono essere ottimisti e integrati per dovere d’ufficio, perché consapevoli, artefici e complici, di un disegno supremo che “deve” contemplare la RAI, seppure ridotta e smarrita, nell’universo audiovisivo contemporaneo.

I primi guardano con occhio stizzito e infastidito ogni tentativo di dare una lettura, definire una cifra, proiettare una slide prospettica e strategica perché “tutto inutile” ovvero tempo sprecato. I secondi invece, al contrario, soffrono con acredine e malumore tutti coloro che gettano sempre benzina sul fuoco, sempre pronti a leggere in un solo colore negativo le vicende di Viale Mazzini &C. Nella loro falsa e ipocrita bontà e gentilezza d’animo, giungono pure a toglierti il saluto perché ti ritengono impuro e indegno di nota quando osi sollevare dubbie perplessità, come spesso fa Bloggorai.     

Bene. Chissà se il Capo Marziano ha tempo da perdere per leggere queste brevi note. Torniamo al racconto dei giorni scorsi. Siamo alle prime settimane del 2022. Come detto, a gennaio viene presentato in Cda un documento strategico sul prossimo contrato di Servizio dove, per la prima volta si introduce il concetto di KPI (Key Performance Indicator). Ci venne detto, a suo tempo, da un nostra fonte, che questa idea è tutto frutto del sacco della Presidente Soldi. Ne prendiamo atto. Nelle settimane e mesi successivi l’argomento rimane sotto traccia e, come di buon uso, nessuno fiata o commenta. Se non che, arriviamo a giugno scorso (esattamente il 15) quando succede qualcosa che ancora fatichiamo a decifrare nella sua complessità. Siamo in Vigilanza RAI e viene audito Carlo Fuortes sui temi riforma per generi, piano industriale, piano immobiliare e Contratto di servizio (vedi registrazione integrale  https://www.youtube.com/watch?v=y5mBS5sxanc ).

Si tratta di un momento di confronto “storico” forse anche epocale per quanto viene detto sia dai parlamentari sia dall’AD, da conservare per i posteri. Ci sono passaggi illuminanti che resteranno incisi nel granito sul rapporti tra Azienda e Politica. Succede che in quella occasione si dibatte, seppure molto sommariamente, degli intrecci doverosi tra Contratto di Servizio, Piano Industriale e piano immobiliare. Sul Cds Fuortes dice che le linee guida sono oggetto attuale di dibattito tra MISE e AgCom e dopo di che avrà inizio la contrattazione con il Ministro. Qualcosa non torna. Il 14luglio avviene un incontro tra il Vertice Rai e i sindacati dove si presentano le linee guida del Contratto e, nei giorni successivi, succede qualcosa di molto misterioso di cui pochi sono a conoscenza (forse compresi i parlamentari della Vigilanza): su un sito pressoché sconosciuto compare un documento così intestato “Piano Industriale 2023-25 e Focus sul Piano Immobiliare - Commissione di Vigilanza Rai – 21 luglio 2022”. Il bello è che il documento presenta un watermark a dir poco “bizzarro”: La Repubblica. Così è. Non ci siamo presi briga di indagare più di tanto, ne abbiamo preso atto e verificato la sua attendibilità. Per ora basta e avanza. La storia prosegue e sarà il caso di avvisare il Capo Marziano che forse potrebbe valere la pena tornare sulla Terra per qualche piccola integrazione.

bloggorai@gmail.com

… la storia continua .. accipicchia se continua …

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