giovedì 6 luglio 2023

RAI: ovvero l'orrore e l'errore


Ci eravamo ripromessi di prenderci qualche ora di pausa per approfondire e verificare e magari rinviare a domani il Post ... quando zacchete… le impressioni del giorno prima si sono verificate. Abbiamo scritto di avere la vaga sensazione di una ciclopica presa per i fondelli. No, non è una sensazione: è una certezza. Aveva forse ragione la nostra fonte che ci raccontava di un Mazzà, Direttore della Direzione per il Contratto di Servizio e progetti strategici connessi, che sembra stato visto aggirarsi adirato lungo i corrodi del VII piano per la “fuga di notizie” sul nuovo Contratto di Servizio. In effetti, abbiamo avuto prova provata che dallo scorso 23 giugno la bozza del nuovo Contratto di Servizio ha iniziato a circolare. Non a tutti ma a molti era nota e, infatti, poco dopo esce fuori la storia del "giornalismo d’inchiesta" tutt’ora oggetto di fumus collocationis … nel senso che forse c’è … o forse no … o forse c’è in un improbabile “allegato”.  

Come si diceva una volta: se le cose le vuoi sapere … salle e se vuoi raccontare balle, sappilo fare bene.

Veniamo ad oggi. L’orrore primigenio di Servizio Pubblico è stato commesso quando, nel 2015, venne approvata la Legge 220 con la quale, di fatto, il governo del Servizio Pubblico Radiotelevisivo passa sotto il tallone di ferro del Governo della politica. Orrore e errore hanno la stessa origine. La “ratio” della legge vorrebbe essere quella di rendere l’Azienda più agile ed efficiente e, a tal fine, si disegna una nuova ed inedita figura: quella dell’Amministratore Delegato con maggiori poteri rispetto al precedente DG, che, di fatto, viene abolito. La Legge, in verità, contiene una lacuna in quanto non prevede esplicitamente la soppressione del ruolo e tant’è che, nel marzo 2019, viene riesumato da Fabrizio Salini che nomina, a suo criterio unico e insindacabile, Alberto Matassino come DG con l’incarico di ”mettere a terra” il Piano industriale. Come non detto: non succede nulla e il resuscitato DG torna a casa. Se non ché, nel silenzio generale, l’errore continua e gli AD che verranno assumono l’interim della figura e si arriva ai giorni nostri con la nomina di Giampaolo Rossi al fianco di Roberto Sergio con il tacito impegno del subentro il prossimo anno.

Tutti tacciono e continuano a tacere sul questo tema. La sola voce flebile che ha provato a levarsi è stata quella della consigliera Francesca Bria quando ha sollevato non tanto e non solo un problema di forma, quanto pure di merito. Nota bene: è stata la sola a votare contro l’insediamento di SergioRossi (crasi) e vedi sua lettera a Repubblica del 16 maggio. Il problema di forma risiede nella legislazione, quello di merito in ambito politico. Rossi è stato nominato, designato, sostenuto e infine imposto come DG in forza di un “atto” politico informale determinato dal Governo. Il ticket Rossi/Sergio era scritto a caratteri cubitali da mesi in ogni angolo dell’orbe terracqueo senza che nessuno battesse ciglio. L’opposizione aveva ben altro cui pensare. Superfluo, inutile, banale parlare di selezione, efficienza, trasparenza, aumento delle spese per un nuovo compenso. Balle … tutte balle perditempo di cui sembra importare poco a nessuno. Come pure è passato pressoché inosservato il DL del Governo con il quale è stato sostenuto la “buon’uscita” di Fuortes da RAI senza alcun criterio di necessità e urgenza come previsto dalla Costituzione. Silenzio tombale. Amen! 

Arriviamo ad oggi. Un giornale “neutro” – si fa per dire - sulla grande partita in corso del mercato audiovisivo, il Corriere, pubblica oggi una succosa intervista al DG RAI Giampaolo Rossi. Non meriterebbe particolari attenzioni se non per due note. La prima è nella forma: lancio in prima pagina con tanto di fotina e all’interno il testo a pagina intera. Tanto onore difficile da riscontrare. Nel merito e in buona sostanza: Rossi parla come se fosse lui l’AD e non un semplice “impiegato” di lusso formalmente chiamato solo ad affiancare l’AD. I temi che tratta sono di primario interesse strategico per l’Azienda e di competenza prevalente di AD e Presidente mentre a lui dovrebbe spettare il compito di eseguire gli indirizzi che gli sono stati indicati. Leggiamo poi una chicca che segue le riflessioni dei giorni scorsi: ad un certo punto gli si chiede “Però è stato tolto il giornalismo d'inchiesta dagli obiettivi? «È inserito nell'allegato, parte integrante del contratto di servizio, secondo l'atto d'indirizzo del governo e le linee guida dell'AgCom, dove si parla di qualità dell'informazione”. “Inserito nell’allegato”? di cosa parla? Da quando il Contratto di servizio prevede “allegati” che non siano direttamente riferiti ai contenuti essenziali del Contratto stesso? Mai esistiti prima nei precedenti contrati “allegati” nel merito degli obblighi specifici previsti dal Contratto stesso che, infatti, sono contenuti al suo interno e non “allegati”. A qualcuno fischiano le orecchie. Ma il bello arriva subito dopo : “Lei propone gli Stati Generali per riformare la Rai. Cosa vorrebbe cambiare? «Primo: la natura giuridica della Rai, sottoposta oggi alla rigida disciplina pubblicistica che pone enormi vincoli, rendendola meno competitiva in un mercato sempre più sfidante». Ottimo, bene, bravo ..bis !!! meno male che qualcuno si interessa della natura giuridica della RAI che non sia un politico di turno ma un vero “manager” neutrale, equilibrato ed equidistante. Un fenomeno. Nota bene: la proposta di Rossi per gli “stati generali” sulla RAI è contemporanea a quella di Giuseppe Conte che, a maggio scorso, ha dichiarato su La Stampa “Lancio un appello alle forze di maggioranza e di opposizione. Avviamo degli Stati Generali della tv per programmare una riforma che possa definire più compiutamente, aggiornandola, la missione del servizio pubblico”. Singolare convergenza alla quale, se consentito, anche Bloggorai si associa.

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