venerdì 21 luglio 2023

Piccola storia di uno scaldabagno, un capicorda Faston e una guarnizione a muro


Prima di scrivere su ameni argomenti RAI vi riferiamo brevemente un’avventura nella calura dall’esito incerto e misterioso. Vi è mai capitato di aver bisogno di un intervento urgente di idraulico e di un elettricista per lo stesso impianto di un bagno? Bene: iniziate a cercare un numero con la speranza che possa essere una sola persona. E no… l’idraulico fa l’idraulico e l’elettricista fa solo l’elettricista. Ci mancherebbe… vuoi mettere la professionalità, la specializzazione, l’esperienza? No, no ... per carità! Cerchiamo due persone. Vi pare facile? No. Quelli che conosciamo, di nostra fiducia, uno è in vacanza e l’altro nemmeno risponde. Ci rivolgiamo ad amici, parenti e conoscenti… manco dovessimo cercare il pane o un dottore. Niente … nessuno ti dice nulla perché chi ne ha uno buono se lo tiene stretto e col cavolo che ti passa il contatto. Alla fine ne trovo uno solo, mosso a compassione, che forse, forse, potrebbe la prossima settimana. No grazie.

Capita l’antifona. Dovete sapere che già da piccolo la mia passione preferita è stata smontare le radio a valvole. C’è una premessa: mio padre aveva l’abitudine di convocare la famiglia il mercoledì sera per farci ascoltare un concerto di musica classica da una vecchia e poderosa radio con un particolare: aveva una specie di occhio verde, una valvola, che si illuminava quando era sintonizzata bene. Da allora ho cominciato a chiedermi: perché? come funziona? Cosa c’è dentro? In quegli anni comincia ad avere una compulsione: dotarmi di attrezzi di ogni genere, averne in quantità, anche doppi o tripli. Una intera collezione di cacciaviti: a spacco, a croce, torx e pozidriv .. di ogni misura e sia nella versione con manico che ad inserto con innumerevoli porta inserti, diritti laterali e rovesci.  Non parliamo poi di pinze, tenaglie, morsetti di ogni genere e dimensione e, un capitolo a parte, i trapani e gli avvitatori: in totale ne possiedo 8, di cui 4 a batteria da 12v, uno potente con batteria da 18v e tre a filo di varia potenza (uno a percussione, quasi un martello pneumatico). Insomma, ho tutto ciò che serve per la falegnameria, per l’elettricità e, un po' meno per l’idraulica (sull’edilizia me la cavo, ma l’età non mi consente più diportare la “cofana” e scaricare i ballini di cemento che oggi, per fortuna, sono di 25 Kg).

Bene, allora, in un impeto di orgoglio nonostante che già dalle prime ore del mattino il termometro segna 32 gradi … decido… al bagno ci penso io!!! Si tratta di capire dove c’è una dispersione di corrente all’uscita dell’acqua e perché la guarnizione a muro dello scarico perde. Una cosa alla volta: anzitutto la sicurezza: staccare le prese elettriche e isolare lo scaldabagno dal quale, si presume, possa derivare la dispersione. Pensate sia semplice .. della serie “e che ce vo” ! no, non è per niente semplice perché l’impianto è stato fatto circa 30 anni fa e anzitutto i fili non erano dello spessore necessario e quindi appena li tocchi si sfaldano. Però, ovviamente, non è che mi posso mettere a rifare tutto l’impianto e dunque devo salvare il salvabile. Allora: l'impianto è in sicurezza e ora tocca aprire il pannellino dello scaldabagno. Apriti Sesamo! Sono usciti i coccodrilli e i serpenti a sonagli: ho visto subito che il contatto protetto Faston era incarcagnato di ruggine. Ma troppa grazia se fosse stato solo per lui: si era “mangiato” di ossido anche il polo della resistenza. Avete mai scaricato l’acqua di uno scaldabagno? Bhè, uno sciame di cavallette a confronto è meno impegnativo. Il rischio più probabile è che allagate tutto. Va bene .. dajjeeee. Ma prima è necessario appunto svuotarlo e, per farlo bisogna staccare i flessibili (mi raccomando, siate certi di aver chiuso il rubinetto principale di alimentazione). Della serie “e che ce vo”: il primo, quello dell’uscita calda viene giù subito, quello della mandata fredda si incarognisce sul lato muro. Tragedia! I due dadi non hanno la stessa misura, sarebbe stato troppo semplice. Quello attaccato alla valvola dovrebbe essere un 20 e quello lato muro si prospetta di numero incerto. Allora, provate ad immaginare: ci sono solo tre possibilità. In ordine o è un 20, o un 21 o un 22. Porcaccia la miseria, ho sempre tutto ma è sparita proprio la chiave del 21!!! Niente, con i pappagalli e con le due chiavi non c’è verso, il dado non si smonta e forse si è pure spanato. Lo guardo con odio e ci parlo: va a quel paese … rimani li dove sei!!! Tric e trac .. tric e trac…lo scaldabagno riesco a svuotarlo senza fare il laghetto delle papere. Lo porto fuori, lavoro meglio. Smonto la resistenza: una specie di ragnaccio carico di calcare. Parto alla disperata ricerca di una nuova. Mi dirigo verso lo storico “smorzo” di paese che, in genere ha tutto. Giuseppe vecchio proprietario quasi ottuagenario, mi guarda con compassione: “è vecchia, 'un se trova”. E allora? Che faccio? butto tutto? boh, risponde... prova da Salvatore "su pe la strada di Collevalenza" (in puro dialetto umbro). Nella loro saggezza antica, di cambiare lo scaldabagno non ci pensano proprio: si ripara. Vado … mentre comincio ad ansimare per la calura. Arrivo da Salvatore, mi guarda, lo guardo, osserva la resistenza e alza gli occhi al cielo senza dire una parola e si avvia verso lo sprofondo di un magazzino buio e disperato.  

L’avventura prosegue .. siamo solo all’inizio.

Se ora avete ancora voglia di leggere di faccende RAI e dintorni … abbiate la pazienza di attendere fino a domani … come anticipato gli argomenti sono tanti … forse meno avventurosi.

bloggorai@gmail.com



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