mercoledì 11 marzo 2020

La Rai e la crisi


Si comincia a scrivere la storia di questa crisi. Già dallo scorso 24 febbraio, poche ore dopo l’inizio di questa drammatica crisi sanitaria, abbiamo sollevato il problema di come e di quanto il Servizio Pubblico radiotelevisivo è in grado di fornire adeguate informazioni e comunicazioni ai cittadini. È utile rivedere anche solo i titoli dei vari post a partire da quel giorno. Abbiamo scritto da subito che siamo in presenza di due virus, dove il secondo, quello mediatico, è potenzialmente più pericolo di quello sanitario e che l’emergenza sul terreno dell’informazione può causare danni forse irreparabili. Inoltre, in particolare, abbiamo scritto che al Servizio Pubblico compete un obbligo  supplementare, uno sforzo straordinario, diverso e alternativo a tutti gli altri mezzi di comunicazione. Abbiamo pure scritto che è grave dover constatare il ritardo e l’inadeguatezza dei processi di gestione e organizzazione dell’Azienda in caso di crisi. Una crisi che, necessario ribadirlo, ha assunto una dimensione particolare esattamente sul versante informativo oltre che editoriale. Abbiamo poi pure scritto che la Rai ha un compito specifico verso il pubblico dei giovani, i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, per fornire loro non solo supporto informativo ma anche uno strumento di sostegno alle loro forzate attività scolastiche da svolgere in casa. A farla breve, possiamo registrare con favore che alcune idee e riflessioni che abbiamo proposto ora sembrano ampiamente condivise.

Nei giorni scorsi si è svolto un Cda dove si sarebbero dovuti affrontare i problemi dei due nuovi canali previsti dal Contratto di Servizio (e ripresi dal Piano Industriale): quello in inglese e quello istituzionale. Col senno di poi, purtroppo, siamo costretti a dove sottolineare il grave e colpevole ritardo dell’inadempienza a questi obblighi: è stato detto che quello in inglese “si farà non appena possibile”. Mai come in queste circostanze sarebbe stato utile e necessario un canale H24 tutto dedicato alla comunicazione istituzionale della crisi, una voce sola, forte, autorevole, responsabile, unica e costantemente aggiornata, su tutto ciò che interessa la crisi sanitaria. Non da meno sarebbe stato utile e necessario un canale inglese, proprio nel momento in cui sulla scena internazionale il nostro Paese corre il rischio di pagare un prezzo molto elevato. Sottolineato: un ritardo grave e colpevole che non risparmia nessuno.  Analogo ragionamento si potrebbe fare per il canale RaiNews24 che avrebbe potuto e dovuto diventare il canale dedicato alla crisi, appositamente supportato e comunicato con la speranza di farlo uscire dalle secche degli ascolti da prefisso telefonico. Comincia a maturare il pensiero che il Servizio Pubblico sta perdendo il treno del proprio ruolo, della propria responsabilità, dei propri doveri istituzionali.  Non ci mettiamo a fare l’elenco dei “buchi” e tantomeno ci prestiamo alla contabilità sul numero dei Tg e Gr dedicati alla crisi, ma evidenziamo il problema della “qualità” dell’informazione per quanto  riguarda i linguaggi adoperati, le immagini utilizzate, i toni utilizzati. Non ci sarà un Auditel che riporterà questi dati: l’ansia, le psicosi, le angosce  che si stanno determinando non sono misurabili quanto il “successo “ che ha riscosso il  recente Montalbano (argomento che meriterebbe una riflessione a parte).  

A proposito di ascolti: sono usciti i dati di Auditel Standard Digitale. Dati pressoché invariati per Rai, Sky e Mediaset mentre cresce La7. Per quanto riguarda la stampa di oggi: nulla da segnalare a parte il problema dell’annullamento di Porta a Porta. È un problema grave  ma pienamente inserito nella gravità di come e di quanto la Rai affrontata in generale la crisi sanitaria. Appunto.

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