venerdì 9 novembre 2018

frequenze 2

un autorevolissimo quanto qualificato lettore del blog ci ha inviato, a proposito della proposta di Confindustria Radio Tv, alcune osservazioni interessanti che riportiamo in sintesi:

1) la proposta fa i conti senza gli osti: le Telco anzitutto, che hanno pagato fior di dollari per acquistare le frequenze, e le Tv locali che dovrebbero cedere frequenze in cambio di capacità trasmissiva (Aeranti Corallo non sembra proprio una associazione di volontariato). Tutta questa operazione CRTV può  mettere a rischio di grave ritardo il progetto di dispiegamento del 5G. 
Come abbiamo scritto anche su questo blog, si apre un confronto di competizione aspro.

2)  il comma 1032 della legge di stabilità 2018 prevede un percorso di rilasci ed accensioni progressive dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2021, mentre CRTV prevede la liberazione dei soli canali dal 50 al 53 in aree limitate determinate dagli accordi internazionali a partire dal 1 gennaio 2020 e poi switch off dal primo settembre 2021.

3) Antenne e utenti:  l'attuale MUX1 Rai si compone di impianti divisi al 45% in banda UHF e 55% in banda VHF. Attualmente in sola VHF la copertura non supera il'70% quindi parlare di 80-85% vuol dire mettere nuove antenne trasmittenti VHF che, a sua volta, implicano installazioni di nuove antenne a carico degli utenti. Inoltre, la Legge prevede che debba essere raggiunto il 99,5% della popolazione.  Per raggiungere questo obiettivo occorre attrezzare circa 2200 siti a partire dai 1000 impianti attualmente installati (nei mille che mancano serve installare anche le antenne trasmittenti, mutiplexer e ecc. Per avere il 95% dei Mux 2 e 3 servono 1.000 impianti ciascuno.

Fin qui le osservazioni "tecniche", ci permettiamo di farne alcune "politiche". Posto che siamo dichiaratamente dalla parte della tutela  del Servizio Pubblico e dell'Azienda che lo rappresenta, questa proposta appare più finalizzata a mettere delle "pezze" ad un dispositivo legislativo certamente penalizzante verso la Rai. Fare le barricate contro le Telco, con la concreta possibilità che non possano reggere l'onda d'urto dell'innovazione, fa apparire la posizione CRTV come quella dei giapponesi che difendevano l'isoletta senza sapere che la guerra nel Pacifico era finita. 
Tutto questo perchè, ragionando nella logica tecnico ingegneristica, non si pone la forza e la dovuta attenzione su un altro versante della battaglia: le risorse. La Rai deve competere con la forza di un progetto di sviluppo, di un piano industriale (sic !!! che ancora non si sa bene dove si trova) e questo, a sua volta, deve poggiare su risorse certe e definite, per un arco di tempo sufficiente. Di tutto questo l'Azienda non parla, della questione del canone che penalizzerà la Rai più di quanto è avvenuto finora, si sente a malapena bisbigliare. 


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