martedì 5 ottobre 2021

La Bomba mediatica


Questa mattina è tutto molto complicato da decifrare e ricondurre ai temi che ci interessano: le prospettive del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, la Rai.

Ci sono state le elezioni amministrative e, seppure solo ancora al primo tempo per quanto riguarda Roma e Torino, come abbiamo scritto più volte, avranno senza dubbio ricadute sul piano politico e, giù pe li rami, per la Rai. Per ora si tratta solo di attendere qualche giorno, poi ragioneremo in modo più raffinato.

Vediamo ora un avvenimento di grande rilevanza. Tutto è iniziato ieri sera intorno alle 17.30 quando anche il sottoscritto ha visto che i messaggi di What’s Up non arrivavano a destinazione. Al momento il problema non allarmava ma, poco dopo, ho cominciato a chiedere in giro se ci fossero informazioni e dal Web arriva la conferma: i social di Zucherberg erano in down, centinaia di milioni di persone non potevano comunicare tra loro. In particolare, il blocco di What’s Up  è stato quello che ha suscitato maggiore allarme per le evidenti ricadute anche nel versante del traffico voce, oltre che sul fronte dati. Infatti, è noto che la piattaforma consente di telefonare in sostituzione delle tradizionali linee fisse e GSM.

Subito si sono scatenate le intepretazioni che oscillavano tra chi sosteneva un "normale" malfunzinamento del sistema DNS interno a FB (vedi articolo su D Day: https://www.dday.it/redazione/40720/cosa-e-successo-a-facebook-perche-un-problema-banale-ha-richiesto-ore-per-essere-risolto ) chi invece guarda al "grande complotto".

Ora, posto che di quanto avvenuto già da ieri pomeriggio sembra che tutti i tg presi dai risultati elettorali non se ne sono accorti se non in tardissima serata (ed è molto significativo) ora si pongono diversi problemi. Il primo è di carattere editoriale (rivelazioni sui l'uso delle informazioni politiche e personali di FB) e finanziario, legato alle vicende particolari che interessano Facebook e l’andamento dei titoli in borsa (su questo tema un articolo sul Sole di oggi). 

Il secondo tema ci interessa di più: cosa significa essere “dipendenti” da una infrastruttura tecnologica (in verità più di una) di proprietà privata che mostra evidenti segni di fragilità e debolezza strutturale su scala planetaria? La crisi di ieri ha segnato il paradigma e il paradosso della comunicazione elettronica. Quanto più è evoluta e sofisticata e quanto maggiore è complesso e labile il suo controllo. Il tema è anzitutto la sicurezza dei dati che circolano sulla rete, chi li controlla, chi li immagazzina, come e dove? Quali sono i suoi livelli di protezione? E poi chi ne dirige il traffico, chi apre o chiude i rubinetti di transito delle informazioni? Inoltre, quanto è capiente la rete, quanto è in grado di reggere un flusso di traffico adeguato e compatibile con una richiesta in continua crescita? Un nostro esperto lettore ci scrive: “quello che è successo evidenzia la debolezza del software rispetto all’hardware, in altre parole espone tutta la fragilità dei sistemi broadband rispetto a quelli broadcast”. A questo punto il dibattito è rilevante e implica dover entrare nel merito di scelte strategiche di carattere geopolitico multinazionale. Anzitutto sul piano della regolamentazione: è noto, ad esempio che il tutto il mondo broadcast, la televisione lineare, ha molte più regole di quante non ne ha il mondo broadband che, anzi, proprio in virtù del suo carattere selvaggio e sfuggente ad ogni vincolo normativo ha potuto godere di praterie sconfinate dove espandersi.

Tutto torna: quello che è successo ieri sera è solo l’aspetto più visibile e tangibile per gli utenti ma è evidente che dietro il fatto, la notizia del blackout c’è tanto di più da comprendere. Una possibile riposta ce la fornisce un altro autorevole esperto: “Si è trattato semplicemente di un mega attacco hacker, finalizzato solo ad ottenere un ciclopico riscatto”. Ipotesi plausibile ma non ancora sufficiente a spiegare le dimensioni del problema. I server su cui girano le piattaforme What’sUp, FB e Instagram sono su macchine di Google, cioè sotto controllo della potenza informatica  più potente al mondo e non è pensabile che possa soffrire di una debolezza intrinseca di tali dimensioni da esporla ad un attacco cyber così devastante. Delle due l’una: o chi attacca ha una potenza di fuoco informatico superiore a chi si difende o chi si difende non ha la forza di gestire un sistema a prova di attacco. Potrà essere un giro di parole per dire la stessa cosa: su questi piani, sue queste reti, si gioca il futuro della democrazia, si gioca il futuro delle relazioni umane. Per quanto tempo ancora si potrà scorazzare impunemente nel Web a tutto danno dei cittadini, degli utenti ?  

Rimane una considerazione sul piano mediatico. Come abbiamo scritto prima, sui notiziari Tg e Gr la notizia del down dei sociale è stata tenuta molto bassa e tutt’oggi, sulla stampa, pochi ne hanno parlato. Anche in questo caso, delle due l’una: o molti hanno ritenuto che non fosse una notizia meritevole di essere approfondita oppure non ne hanno compresa la rilevanza. In entrambe i casi appare un buco clamoroso: come si può ignorare una notizia che interessa qualcosa come circa 2,5 miliardi, sottolineato miliardi, di persone al mondo? Qualcosa non torna e nemmeno poco.

Chiudiamo questa parte con un ‘interrogativo: il nostro sistema informatico nazionale quanto è sicuro? E, sempre giù per li rami, quanto è sicura le rete di cui dispone e che usa abitualmente la Rai? Argomento di grande interesse.

Ora un piccolo passo avanti sul tema canone. Ieri vi abbiamo dato notizia di un articolo pubblicato da Italia Oggi  considerato “fantasma” in ambito Rai dove si dava conto dei numeri sull’evasione da canone Rai in Italia in base a quanto riportato dalla Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva -anno 2021. Si tratta di un documento importante che richiede uno studio particolare. Vi terremo aggiornati: il canone sarà la sola ed unica partita che la Rai potrà giocare per il suo futuro.

Ci sono poi tanti altri argomenti dei quali vi dobbiamo aggiornare e, tra questi, il patto scellerato che si sta giocando sulla pelle di Viale Mazzini e del quale vi abbiamo appena accennato. Una cosa alla volta.

bloggorai@gmail.com 


 

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