giovedì 21 ottobre 2021

La nuova Guerra e la vecchia Battaglia sui campi di Viale Mazzini

Foto di Marco Federmann da Pixabay

"Squillino le trombe … rullino i tamburi, fate avanzare la fanteria, si posizioni l’artiglieria: questa sera ceneremo a Bruxelles". Napoleone a Waterloo, fino alle prime ore del pomeriggio, era ancora convinto che nel giro di poco tempo avrebbe sbaragliato gli inglesi e i loro alleati e, ad onor del vero, fino alle 18 le sorti della battaglia erano ancora incerte. Poi, si sa come è andata a finire e gli storici sono ancora a dibattere se fu colpa della pioggia della notte precedente, di alcuni suoi generali incapaci, della sorte infausta o forse, semplicemente, perché Wellington aveva una visione della battaglia che al Corso mancava. Già, forse ignorava la grande differenza a una battaglia e una guerra, erano altri tempi, anche se in quegli stessi giorni proprio sui campi del Belgio qualcuno questa differenza la stava studiando: il prussiano Von Klausewitz.

Bene, anche a Viale Mazzini si stanno attrezzando per la campagna d’autunno e si intravvedono movimenti delle truppe che saranno chiamate ad un primo appello il prossimo 27 ottobre in Cda. Chissà se pure a loro è chiara la differenza tra i due tipi di conflitto. Sono diversi  giorni che i vari infiltrati nello schieramento del generale Fuortes fanno trapelare notizie o boatos e ancora non è del tutto chiaro da che parte vanno a parare. Dalla parte dell’AD che potrebbe avere tutto l’interesse a far uscire le truppe per saggiare il terreno prima dello scontro oppure dalla parte di chi, avendone relativa certezza delle sue intenzioni (se non il 27 forse il 9 novembre) vorrebbe fare una sapiente opera di sabotaggio? 

Fatto sta che, per quanto pure abbiamo scritto nei giorni scorsi (da rileggere sempre la lettera aperta di domenica scorsa) i piani di battaglia sembrano ancora molto confusi e privi di una strategia unitaria. Il tema è la cadenza degli appuntamenti: ci dovrà essere prima qualcosa che somiglia ad uno nuovo piano, una nuova proposta editoriale o chiamatela come meglio preferite purchè sia chiaro che si tratta di qualcosa che sia nuovo e diverso da quanto già esiste, oppure intanto si procede a fare qualche nomina e poi si vedrà? Per parte nostra, ci sentiamo (in modo anomalo e solo per questa circostanza) più vicini alla “politica “ che ha chiesto all’AD “diteci cosa volete fare di questa Azienda e poi parliamo di soldi” piuttosto che solidali con chi fatica a dare voce o mettere per iscritto una qualsiasi idea di progetto, di programma o per dirla con una parola aulica “visione”.

Ci saremmo accontentati di sapere che, se proprio il prossimo 27 volesse fare aggiustamenti al vecchio Piano industriale, ad esempio, avesse messo mano ad uno dei più grandi buchi neri della storia moderna della Rai: il sito news. È mai possibile che nella classifica dei primi 100 brand di informazione on line secondo Audiweb (fonte PrimaOnline.it su dati Comscore dello scorso luglio) il sito di Rai News sia al 23° posto?  

Per riprendere sulla parafrasi napoleonica: oggi per l’Azienda Rai, per il Servizio Pubblico, c’è solo un grande campo di battaglia: il digitale, o sei dentro o sei fuori e per starci dentro occorrono certamente soldi ma anche idee e progetti  e determinazione per realizzarle. Vogliamo essere positivi e propositivi e dare un piccolo contributo al rinnovamento dell’Azienda: suggeriamo all’AD, ai consiglieri, di riprendere l’allegato n. 4 del precedente Piano Industriale (Piano per l’informazione Rai 2019-2021) e andare direttamente alle pagine 74 e 75 dove, in particolare, si legge: “Creare un unico punto di accesso alle News On line, semplificando il numero di siti news di Rai, rafforzando e rendendo l’offerta del portale All News più allineato alle best practice come da CdS”.   Se mai lo avessero smarrito, ne abbiamo sempre una copia a diposizione.

Insomma,  a farla corta: non ci sono alibi. Non regge più il ragionamento del facciamoli lavorare, oppure stanno studiando, dategli tempo, li vedo impegnati tutto il giorno … oppure è colpa della “politica”. Non reggono nemmeno le interpretazioni benevole di quanti vorrebbero che le cose fossero diverse da come sono. Se Fuortes e il suo Cda volesse cambiare qualcosa di significativo hanno tutti gli strumenti per farlo. Lo facessero, senza tante storie.

                                                         bloggorai@gmail.com

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