martedì 19 ottobre 2021

Siamo tutti figli di un Dio minore?


Si avverte una vaga sensazione: forse, ci stiamo privando di qualcosa. Si avverte un'assenza, una austerità, una sottrazione di elementi, di sostanza, di essenza primordiale. A mancare anzitutto è la grande politica, quella che disegna i cambiamenti e li guida. Manca la grande politica che ragiona e induce ad essere curiosi, che spinge ad essere costruttori, geometri e ingegneri. Manca la politica che alimenta il vento di un qualsiasi cambiamento. Manca la politica che sostiene la partecipazione, l’inclusione, l’innovazione e tante altre parole che pure finiscono in …one. Ci dobbiamo invece accontentare, adattare, subire, le varie logiche dell’emergenza, dell’impellenza, dell’inderogabilità, dell’immediato, del quotidiano, del tutto e subito, del “franza o Spagna ..purchè se magna” oppure del “portiamo a casa il risultato” cioè (il PNRR) piuttosto che le buche o la mondezza di Roma. Sembra di essere indotti ad una mutazione genetica lenta, costante quanto inesorabile che ci spinge verso la rinuncia, verso l’abdicazione del senso collettivo, verso la chiusura nel nostro piccolo mondo antico. Lo stesso mondo dove intanto la Caritas registra la presenza  in questo Paese di oltre 2 milioni, 2 milioni, tra vecchi e nuovi poveri. Lo stesso mondo dove si prevede la crescita del PIL intorno al 6% mentre si registrano 400 mila nascite in meno. Che ci faremo con questa crescita se non sapremo come gestirla?

Poi, sembrano mancare le grandi opere, i grandi eventi della cultura, dell’arte, della musica. Sembra essere entrati in un tunnel del tempo dove tutto si è cristallizzato negli anni passati. Tanto per capirci: in questo momento a Roma i due appuntamenti culturali più importanti sono la mostra di Salgado sull’Amazzonia e quella alle Scuderie sull’Inferno di Dante. Il cinema nazionale propone uno stanco e compassato Moretti e una compagnia di giro di attori con le stesse maschere ingessate da tempo (Servillo etc). La musica leggera propone Orietta Berti e i Maneskin, cioè insieme il vecchio e il nuovo che avanzano. In televisione (quella tradizionale e generalista, quella del grande pubblico in rima serata) infuria la battaglia cruenta tra Amici di Maria De Filippi e Ballando sotto le stelle che illuminano i 25 anni di Un Posto al sole. Salvo poi scoprire che Netflix ha raddoppiato il numero dei suo abbonati in Italia da due a quatto milioni nel giro di due anni,pandemia compresa. Salvo poi scoprire che in questo momento una delle sue serie di maggiore successo è Squid Game, la perfetta metafora del Colosseo moderno. Infine, date un occhio alle classifiche dei libri più venduti in Italia in questo periodo (Mondadori, Feltrinelli, IBS) per rendervi conto di cosa passa il convento letterario.

Questa sommaria premessa vale, ovviamente per i grandi temi, per le riflessioni politiche e sociali che si fanno in queste ore, in questi giorni dopo i risultati delle amministrative. Per quanto ci riguarda, ci asteniamo dal commento, ci accontentiamo di sapere che ha vinto il centrosinistra e ha perso il centrodestra. Ma non ci accontentiamo di sapere che a Roma ha votato il 40,6% degli aventi diritto al voto e che Gualtieri è stato eletto con un totale di  565mila romani su oltre 2,5 milioni di elettori. Non ci accontentiamo di sapere che l’origine sociale e culturale di questo voto proviene da serbatoi dei quartieri centrali, colti e motivati, contro quelli periferici e delle borgate, sedotti a abbandonati da mille promesse mai mantenute. Hai voglia poi a dire, come hanno detto tutti sia prima che dopo che “sarò il sindaco di tutti”.

Dobbiamo ammettere che siamo dentati un po’ tutti figli di un Dio minore e questo risultato, per buona parte, ce lo conferma.

Bene, ora veniamo alle piccole beghe di Viale Mazzini, ormai divenute talmente piccole che si fatica a trovarne traccia. Semplicemente: L’Azienda è scomparsa dai radar da quando è arrivato Fuortes. Ci riferiscono che la Rassegna Stampa che ogni giorno molti dipendenti Rai ricevono alle prime ore del mattino, prima aveva una sezione “Azienda” più o meno robusta dove si collocavano notizie di interesse del Servizio Pubblico e ora, da tempo, esattamente da quando è arrivata il nuovo A rinforzato dalla sua squadra di “comunicatori” Colantoni e Marroni, è calato uno spesso muro di cemento dove pure le conferenza stampa sembrano essere divenute poco gradite ("non disturbate il manovratore"). Le ragioni sono note: anzitutto l’esplicita volontà dell’AD di mettere il silenziatore rivolta sia ai consiglieri, sia ai dirigenti: “Fuortes ha cominciato un giro di colloqui con tutti i direttori e – a quanto apprende AdgInforma.it – avrebbe messo subito in chiaro una cosa: “Sarò il vostro unico referente”. Come dire, non andate a chiedere in giro ai consiglieri o ai sindacati, perché qui le decisioni per i prossimi tre anni le prendo io…”. Per non dire poi dello strano clima di silenzio impaurito che avvertiamo anche da parte di tanti nostri lettori. Poi, c’è un altra verità: c’è poco o quasi più nulla di dire. Non ci sono argomenti che meritano una riga sul giornale, non ci sono temi di interesse pubblico, collettivo. Durate la recente audizione in Vigilanza Fuortes ha riferito di una situazione grave che incombe sul futuro dell'Azienda: ne avete colto traccia per oltre qualche breve trafiletto? NO. Si solleva a malapena un velo di polvere se solo si ventila la minaccia di togliere i soldi agli editori prelevati dal canone. Oppure, vedi la storia del refarming delle frequenze che pure dovrebbe interessare milioni di persone, oltre che le casse dell’Azienda: sembra passare quasi inosservato, sottotono, in sordina.

Veniamo ad un breve cenno di cronaca: lo scorso venerdì su Dagospia compare un Flash dove si legge che al prossimo Cda del 27 si vorrebbe procedere a fare nomine nei TG Rai. Premesso che si tratta di un classico ballon d’essai, lanciato lì tanto per vedere di nascosto l’effetto che fa. Anche questa è una notizia che non meriterebbe una riga su un giornale se non che ci riporta ad un campo di battaglia prossimo venturo che si preannuncia assai aspro: l’elezione del prossimo capo dello Stato e le successive elezioni politiche del 2023. Potrebbe essere anche un tema interessante, ma in questo clima fa passare la voglia di occuparsene.

  bloggorai@gmail.com

ps: a proposito di silenzio e di partecipazione, ieri abbiamo pubblicato una lettera aperta per l'apertura di un dibattito pubblico sul rinnovo del Contratto di Servizio Rai.


 

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