giovedì 14 ottobre 2021

Che c'è nella cucina di Viale Mazzini?


Ieri abbiamo raccolto diversi pareri ed opinioni su quanto avvenuto la sera precedente in Vigilanza dove c’è stata l’audizione dell’AD Rai. Sommariamente abbiamo riscontrato valutazioni positive ma qualcosa non ci convinceva nelle argomentazini che sostevano questo orientamento. Quando abbiamo cercato di approfondire per sapere se avevamo visto tutto o parte del suo intervento, abbiamo scoperto che la maggior parte delle persone che abbiamo interpellato ha risposto di no: addirittura alcuni lo hanno saputo il giorno dopo leggendo gli scarsi trafiletti comparsi su alcuni giornali (il Corriere anche oggi non gli ha dedicato una riga) e la maggior parte ne ha visto solo pochi minuti. Cosa ci sta a dire? Semplice: l’opinione corrente, spesso e volentieri, si forma e si limita agli strati superficiali della comunicazione per poi passare alla sua stratificazione.

Oggi vi riassumiamo le slides principali che Fuortes ha presentato in Vigilanza:

Premessa: Le risorse Rai sono incongrue, sempre più, rispetto agli obblighi e alle attività svolte;  In riduzione; Instabili e incerte; Imprevedibili e impattate da variabili esogene (slide n. 25).


E, infine:


Leggiamo ora, per titoli sommari, la coda lunga delle “modeste proposte” di Fuortes per come compaiono sulla stampa. I titoli si fermano tutti al cuore del problema: come e dove trovare soldi necessari alla Rai (parliamo solo di risanamento, di pareggi di bilancio, di gestione ordinaria mentre nessuno si azzarda nemmeno lontanamente ad ipotizzare risorse per lo sviluppo e/o investimenti e laddove questo avviene si rinvia ad un fantomatico intervento sul PNRR tutto da inventare). Ecco dunque cosa leggiamo: “Rai in pareggio solo con rinunce” (Italia Oggi), “Fuortes: paghi il canone chi usa i device” (Fatto Quotidiano), “La Rai vuole aumentare il canone” (Libero Quotidiano), “Fuortes: a noi il fondo editori. Sconcerto alla FIEG” (Avvenire) e, infine, “FIEG: no al taglio del fondo per il pluralismo” (sole 24 Ore).

Bene, se mai fosse stata necessaria un’operazione “simpatia” sembra pienamente riuscita (!!!). Evidente che l'Azienda non ha il compito di rendersi "simpatica" ma certamente ha quello di rendere conto del suo operato in termini di proposta editoriale e di costi neecessari per sostenerla verso il suo pubblico, coloro che pagano il canone. L’AD è stato capace di sollevare tanta di quella polvere inutile che basterebbe meno della metà per intendere l’errore che, a nostro giudizio, è  stato commesso. Errore nella forma (comunicazione) e nella sostanza delle proposte. Superfluo tornare sui paradigmi della comunicazione efficace. Se si comunica male gli effetti sono disastrosi e seppure nell’intervento di Fuortes erano contenuti spunti interessanti, la percezione finale è stata negativa: la Rai, come al solito, batte cassa e non è in grado prima di fare pulizia nei suoi conti, nella sua organizzazione, nei suoi sprechi. 

Nella sostanza: le quattro proposte di cui sopra avrebbero potuto anche avere un senso se collocate all’interno di un ragionamento più vasto e progettuale: "Abbiamo in mente questo modello di Rai, questo progetto di Servizio Pubblico (e lo specifichi, lo rendi comprensibile e praticabile nel breve, medio e lungo periodo) e per questa prospettiva ci occorrono questi soldi". Chiedere soldi in cambio di proposte di difficile tardiva possibilità di ottenimento (vedi Dlgs 288 sul TUSMAR) appare a dir poco velleitario e improbabile: come dire, scusate, abbiamo scherzato, parliamo d’altro. Basta solo soffermarci alla famigerata (e notissima questione già dal 2016) della definizione di “apparato televisivo dotato di sintonizzatore”:  richiederebbe una azione di “lobby” politica di enorme potenza di fuoco diretta contro tutto il mondo broadband che, esattamente in questo momento più che mai, sembra inarrestabile. Chi ha la voglia, la forza e il coraggio di mettersi contro i colossi della telefonia cellulare, dei produttori di PC e tablet e, non ultimo, degli OTT o dei vari Vodafone o TIM? Allora che senso ha oggi una proposta del genere che non ha la più pallida possibilità nemmeno di essere presa in considerazione seppure potrebbe avere tutta la sua sacrosanta dignità? Non parliamo poi dei soldi destinati alla FIEG: è legittimo sostenere che il canone è una tassa di scopo e che non può essere usata per finalità diverse da quelle previste dalla legge. Ma è del tutto evidente che si tratta di una battaglia persa da tempo e che nessuno ha più interesse e voglia di riprendere, specie in un momento in cui l’editoria soffre la nota crisi.

Dunque, come interpretare sommariamente, al fondo, la sortita di Fuortes? Tra i tanti interlocutori che abbiamo sentito ne citiamo uno significativo nella sua sintesi: “Si tratta di una romanella” dove, per chi non è di Roma, si intende una ripassatina leggera e veloce, utile solo a coprire la facciata ma non la sostanza. Ecco, esattamente, l’AD non ha toccato i nodi principali, il malloppo, lo zoccolo duro dei conti Rai che non reggono: il numero dei canali, il personale, le produzioni, i contratti onerosi di collaborazione artistica insieme ai mille sprechi e inefficienze. Avesse detto: “Signori cari della Politica, da oggi in poi attuerò il contenimento dei costi lungo queste direttrici: A, B,C e se non basta anche D, E e F e i criteri che seguirò per perseguire questi obiettivi sono 1, 2, 3 e se non basta anche 4 e 5. Per fare tutto questo occorre X, Y e Z"

Ma non ha toccato nemmeno altri temi che pure impattano e non poco sui conti della Rai come, ad esempio, l’annosa e irrisolta questione di Rai Way. Vendere, in tutto in parte, la quota residua della quotata di Via Teulada? Un tema chi ci riporta direttamente al connesso tema degli investimenti tecnologici e ne ricordiamo uno “piccolo”: la CDN.

Tutto sommato, la comunicazione è una scienza semplice.

bloggorai@gmail.com

 

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