giovedì 7 ottobre 2021

Dietro le notizie Rai : tutto o niente

Foto di Ricarda Mölck da Pixabay

State sereni: anche oggi nulla da dichiarare, a meno che siate interessati alle vicende private di Varriale, oppure al fatto che Mika sorpassa Cattelan per Eurovision. Siamo quindi costretti a guardare indietro.

Il Corriere della Sera di ieri andrebbe conservato con cura. Ci sono esempi di giornalismo dietrologico o internologico di rara preziosità. Il primo articolo lo ha  firmato Francesco Verderami (“Dimmi almeno cosa c’è che non va”); il secondo è di Fabrizio Roncore (“Consigli pratici, riunioni e SMS agli elettori”); poi una corrispondenza dell’inviato da New York, Massimo Gaggi, sul tema Facebook dove si riduce il blackout dei social di Zuckerberg ai badge degli ingegneri che non hanno funzionato; poi la trascrizione dei messaggi privati di Luca Morisi, a cura di Fiorenza Sarzanini, cioè il genio della comunicazione social utilizzato da Matteo Salvini (a sua insaputa); in apertura delle pagine della cronaca di Roma le immagini degli ultimi roghi a Roma (il ponte e i bus ATAC che ora non si sa bene a chi dare la colpa) e, nel mezzo del giornale, la curiosa vicenda di Giorgio Parisi, il fisico appena nominato al Nobel che avrebbe potuto vincerlo a 25 anni (“…un giorno mentre facevo il bagno nella vasca della casa dei miei genitori … mi concentrai sul problema … identificai tre contributi alla funzione beta: due avevano segno opposto e si cancellavano tra di loro, il terzo era irrimediabilmente positivo: quindi il segno finale era positivo”. E pensare che aveva solo 25 anni quando, facendo il bagnetto caldo, il suo pensiero si rivolgeva alle particelle beta.

Tutto questo per introdurre un ragionamento sulla densità e rilevanza delle notizie. Per chi si diverte a seguire le vicende politiche e per chi, come il sottoscritto, ogni giorno ci fa pranzo, merenda e cena, viene facile il prurito alle mani e la voglia di scrivere. Ovviamente, il pretesto è la prima fase delle amministrative appena concluse dove cercheremo di non addentrarci in sofisticati ragionamenti su chi ha perso, chi ha vinto, come e perché e chi vincerà al prossimo ballottaggio. Ci limiteremo a fare alcune osservazioni utili per tenere fermo il contesto di riferimento entro il quale si potrebbero collocare le vicende Rai, che sono quelle che più ci interessano.

Abbiamo scritto più volte che questa tornata elettorale, che comunque ha visto chiamate alle urne oltre 12 milioni di persone, non può essere in alcun modo definita un competizione semplicemente amministrativa ma una prova generale di quanto potrà avvenire per le due scadenze complementari e successive: l’elezione del successore di Mattarella e le politiche del 2023. Come noto, il dato più significativo è stato quello relativo alla bassa affluenza alle urne che ha superato di poco il 50%, il che non sembra proprio irrilevante: è un fenomeno ormai diffuso in quasi tutte le democrazie occidentali dove, alla fine, il governo della cosa pubblica è assunto da chi ottiene poco più del 25% dei consensi.

In che modo questi primi risultati possono incidere sul futuro della Rai? Anzitutto sulla stabilità del suo azionista di maggioranza, il Governo, intorno al quale si avvertono sinistri scricchiolii. Dal fatto che Draghi possa rimanere in sella a Palazzo Chigi o meno può dipendere la sopravvivenza, diciamo la copertura politica, del nuovo AD Fuortes. Il nuovo vertice di Viale Mazzini è stato creato ad immagine e somiglianza del capo del Governo e ne riflette stile, metodo di comunicazione ed obiettivi che, come abbiamo scritto, non sono strategici ma puramente tattici (emergenziali): risanare il bilancio. Fuortes non ha (ancora) esposto una sua visione e il suo progetto (finora) si è limitato alla mera riproposizione del vecchio Piano industriale. La tenuta del governo multicolore sarà la cartina di tornasole: se regge, come alcuni sperano, la baracca tira avanti (e vedremo come, in che direzione). Se invece, viceversa come altri pure sperano, la baracca salta e si potranno avverare una delle varianti possibili (crisi di governo senza elezioni, oppure Draghi si candida al Colle) per Viale Mazzini qualcosa potrebbe cambiare e forse nemmeno poco. Cambierebbe poi qualcosa pure nel caso ci dovessero essere fibrillazioni nella stessa composizione del Governo: Giorgetti in primo luogo, Colao e Franco a seguire. I tre ministri indicati, infatti, sono il riferimento naturale per la guida dei prossimi cambiamenti strutturali che dovranno intervenire sul futuro della Rai: in ordine temporale prima il nuovo TUSMAR, poi il refarming delle frequenze e, infine, la scrittura del nuovo contratto di servizio e conseguente nuovo Piano industriale. Non è affatto indifferenze infatti l’influenza e la “direzione politica” che i tre rispettivi dicasteri possono esercitare su questi appuntamenti.  

In questo quadro, si avvertono segnali convergenti che vedono insieme un progetto politico e una “visione” molto relativa del servizio pubblico. La grande partita, come al solito, si gioca al centro: tutti competono per accaparrare consenso nell’area centrale dell’elettorato, moderato e tendenzialmente conservatore. In quest’area la “percezione” della Rai (come ha detto nei giorni scorsi il Presidente AgCom in Vigilanza) non sembra proprio essere delle migliori, spesso assimilata all’emittenza commerciale e questo orientamento dell’opinione pubblica si riflette in specie sul canone (ancora spesso e volentieri definita la tassa più odiata dagli italiani). Ora, il fatto che sia in corso di maturazione la nascita di un nuovo polo centrista (si legge di Giorgetti, Calenda e Renzi) dove albergano sentimenti non proprio affettuosi nei confronti del Servizio Pubblico, non lascia presagire nulla di buono. Se poi, a questo fenomeno si accompagnano pensieri, più o meno espliciti provenienti dall’area riformista, il PD, dove tornano spesso e volentieri propositi di revisione del canone  o ben che vada del suo inserimento nella fiscalità generale, tirando le somme si capisce bene quale futuro si può immaginare per la Rai. Basta saperlo e trarne le debite conseguenze. 

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