lunedì 14 ottobre 2019

Necessità, opportunità e convenienze

Tranquilli: sulla stampa di oggi non c'è pressochè nulla
Nell’ultimo Cda Riccardo Laganà solleva, per l’ennesima volta, l’allarme sul tema canone e, per questa occasione, pubblica sul suo profilo FB una slide che vi proponiamo:


È facile leggere in questa tabella un dato indiscutibile: a fronte della riduzione del canone dal 2015 - che era di 113,5 Euro - al 2018  con gli attuali 90 Euro gli abbonati, in virtù della riscossione obbligatoria, aumentano da 16 mln a 22mln. Contestualmente, la tassa di concessione governativa passa da 132 a 156 mln, rimane inalterato il prelievo del 5% (Legge 194 del 2014) e arriva a 105 mln l’extragettito a favore dello Stato come previsto in Finanziaria. In soldoni, la Rai dovrebbe fare di più con minori risorse. Già di per se questo è grave, ma è ancora più grave che questo principio, il pagamento del canone, viene messo costantemente in discussione talvolta anche da parte di esponenti del Governo che pure vorrebbe e dovrebbe occuparsi della riforma dell’intero sistema radiotelevisivo. Non finisce qui: Laganà denuncia continuamente in Cda e ricorda a tutti che sono pendenti ben tre ricorsi (vedi post di sabato) straordinari presso la Presidenza della Repubblica contro il prelievo forzoso dei famosi 150 milioni di euro e prelievo strutturale del 5% inseriti nella legge 89/82014 dei quali si sono perse le tracce e dei quali chiede conto in Cda senza ricevere risposta. Questo ricorso, è bene ricordarlo, mina alle radici il principio sul quale i precedenti governi hanno fatto orecchie da mercante: il prelievo forzoso del canone che è e rimane  una risorsa indisponibile e inderogabile per la tutela del Servizio Pubblico. Si potrà discutere se e quanto potrà essere accompagnato da altre risorse, ma è il concetto stesso di Servizio Pubblico essenziale  posto a tutela della democrazia del Paese che, allo stesso livello della Sanità o dell’Istruzione, che va tutelato e difeso. 
Semplice semplice: se non c’è canone non c’è Servizio Pubblico.
Qualcuno ha notizia che Salini o l’intero Cda ha preso qualche iniziativa?  Chi paga il Piano Industriale, con quali risorse si dovrebbe sostenere? Dove si trovano i soldi per fare della Rai la “media company”? La trasformazione organizzativa da orizzontale in verticale ??? Lasciamo perdere …

Necessità, opportunità e convenienza. Così si riassume la formula magica che rende possibile il galleggiamento politico, anche a scapito delle leggi della fisica, della chimica e della matematica. Questo il pensiero che viene in mente  in questi giorni cercando di immaginare con che velocità e in che termini a Viale Mazzini si intendono affrontare i gravi problemi sul tappeto, tra i quali il canone è forse il più grave.
Veniamo alla cronaca. Ai piani alti di Viale Mazzini il prode Michele Anzaldi, PD, segretario della Vigilanza nonché autorevole renziano, viene letto sempre con un alzatuccia di spalle: “stai ancora a perdere il tempo a seguire quello che dice Anzaldi?”. Forse però merita la pena. Che ha detto questa volta alla Stampa: “Marcello Foa è ancora lì. Avevamo fatto una promessa: se fossimo andati al governo la prima cosa che avremmo fatto sarebbe stata di rimuovere il presidente Rai, perché è stato votato illegalmente e perché non è mai stato di garanzia. Lo chiedo agli ex compagni di partito del Pd: che fine ha fatto quella promessa?”. E ancora: "Dov’è il cambiamento promesso? Sulla nomina di Foa, sulla seconda votazione in Vigilanza ritenuta illegittima, pende ancora la richiesta di accesso agli atti presentata dai capigruppo del Pd Graziano Del Rio e Andrea Marcucci. Il Pd se lo é dimenticato? E il segretario Nicola Zingaretti ha cambiato idea? Perché il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha il potere come azionista della Rai di revocare immediatamente l’incarico a Foa, finora non ha detto neanche una parola?". Fastidioso commentano alcuni. Aggiunge Anzaldi: “Occorre salvare il servizio pubblico, precipitato in una deriva di violazioni del pluralismo e crollo di ascolti e qualità che rischia di assestare un colpo pesantissimo all’azienda”. Già, proprio fastidioso, però vale la pena leggerlo. A proposito dei pluralismo: è ancora pendente un giudizio AgCom con relativa multa di 80 mln.
Infine: crisi degli ascolti. Abbiamo scritto più volte su questo blog che la Rai è in grave sofferenza negli “ascolti digitali” LS come si legge ormai costantemente sul sito auditel: si misurano i Legitimate Streams per classe di visione e per tempo speso (TTS) nonché per editore e per canale. Questo il link   https://www.auditel.it/wp-content/uploads/2019/10/Auditel_29-settembre-2019-05-ottobre-2019.pdf
 e questa la schermata:


Poi, vai a leggere i comunicati dell’Ufficio stampa Rai e trovi: “La Rai conferma la propria leadership negli ascolti on line, posizionandosi al primo posto, nella giornata di mercoledì 9 ottobre, nella modalità linear, ovvero per i canali trasmessi in diretta streaming.” Qualcosa non torna !!!!!
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