mercoledì 30 ottobre 2019

Il comico e il tragico


Forse il titolo del post di ieri non era molto suggestivo, fatto sta che abbiamo rilevato un lieve calo di visualizzazioni. Un nostro affezionato lettore è molto attento ai nostri titoli che, a suo avviso, richiamano un testo importante di Joseph Conrad, Cuore di tenebra. Grazie, troppo buono !!! In effetti però, quando il titolo del post è molto aggressivo (ad esempio “miccia corta” ha avuto un numero di visualizzazioni superiore alla media) si registrano picchi più elevati, concentrati in determinate fasce orarie.  Comunque, per tornare al post di ieri, consigliamo vivamente e, in particolare ai consiglieri di amministrazione qualora lo avessero perso, di dedicarci qualche minuto per leggerlo.

Oggi non c’è nulla sulla stampa, a parte qualche entusiasmo giornalistico per la prossima messa in onda della fiction su RaiUno de “I ragazzi dello Zecchino d’oro”. Come abbiamo scritto, esattamente la cifra editoriale della Rai in questo momento, per la maggior parte dedicata al passato remoto, possibilmente lontano. Allora, ne approfittiamo per proseguire qualche discorso.

Ieri abbiamo iniziato una parte di discorso sulla trasparenza in Rai e vedremo se e come potrà proseguire. Abbiamo poi riportato una parte della conferenza stampa di Fiorello avvenuta lo scorso lunedì. Già, di Fiorello e in subordine di RaiPlay.  È una storiella che merita di essere raccontata perché fornisce la dimensione tangibile, quasi millimetrica, di cosa è l’Azienda in questo momento, quanto è in grado di sostenere sfide e confronti sui diversi scenari dove  è chiamata a competere.

Per rimanere in tema Rai Play, ieri abbiamo appena accennato ad un problema di dimensioni molto rilevanti: gli algoritmi del Servizio Pubblico. La Rai possiede già una banca dati fenomenale e si riferisce agli abbonati al canone, ora riscosso tramite la bolletta. Ora si porrà il problema dei big data provenienti dalla piattaforma che, si suppone, debbano avere criteri di gestione e utilizzo diversi. Il possesso e la manipolazione di queste informazioni, la profilazione degli utenti, ad esempio, può essere determinante per la raccolta pubblicitaria. Uno spot, finora e con i rilevamenti tradizionali, è calcolato sul ”costo contatto” in un determinato arco di tempo. Nella piattaforma Web tutto questo è completamente rivoluzionato: il prodotto potrà essere fruito in modalità e in tempi difficilmente frazionabili e riconducibili a griglie di attenzione del potenziale consumatore e relativa propensione alla spesa.   Ma, per questo aspetto, siamo ancora in ambito di politiche di marketing “puro”. Altro discorso invece se ci riferiamo alla profilazione sociale, culturale, politica degli utenti e quindi all’offerta di prodotti editoriali modulati su specifiche caratteristiche di adesione a modelli e linguaggi sociali che potrebbe avere pure scarsa presa di mercato. Cosa succede se i dati di flusso evidenziano una scarsa propensione di quel determinato pubblico  ad un certo prodotto audiovisivo caratterizzato da una elevata cifra di contenuti sociali? Tutto questo merita grandissima attenzione. Voler competere con gli OTT, come è stato detto a proposito di Rai Play,  significa esattamente voler competere in questa arena e nessuno, men che meno in conferenza stampa, ha sollevato questo problema. Il filo rosso che poi sostiene e lega questa competizione, come abbiamo scritto, sono le risorse economiche che si dovranno impiegare per raggiungere pubblici molto diversi tra loro. Non una parola su tutto questo … a Fiorello interessa altro.

Lunedì scorso, sul palco di Via Asiago agivano tre protagonisti:  Fiorello, l’AD Salini e i comunicatori Rai. Sul primo c’è poco da dire: ha fatto e sa fare bene il suo lavoro, specie se lautamente retribuito. Aggredisce gli spazi scenici, se ne appropria, detta i tempi, affida i ruoli, canta e suona e tra le battute irriverenti cela, nemmeno tanto sottilmente, le sue profonde verità. Potrà essere divertente o meno, potrà interessare un certo tipo di pubblico oppure un altro, il suo ritorno in video potrà funzionare o meno ma certamente parliamo di un personaggio di grande presa. Durante la conferenza stampa non ha dato tregua a nessuno, ha tagliato tutti i ponti e i fili di interlocuzione che gli altri attori presenti sul palco che avrebbero potuto avere con la platea che, è bene ricordarlo, era composto da giornalisti perché era una conferenza stampa e non una kermesse teatrale. Il secondo protagonista, dopo una “sobria” introduzione del tema dell’incontro è stato preso in ostaggio dal comico e non se ne è più liberato dove la battuta più felice è stata “AD … sta per le iniziali di ADDIO…”. Salini è stato vittima di guerra comica  incapace a liberarsi dalla morsa della satira e di prendersi la scena e  padroneggiarla come sarebbe stato lecito e dovuto. Il padrone di casa era lui, il prodotto che si presentava era RaiPlay, occasionalmente promosso da Fiorello. Questa sfida di RaiPlay è importante, lo abbiamo scritto e costituisce una possibilità di far uscire il Servizio Pubblico dalle secche di un confronto con gli altri OTT con i quali vorrebbe competere. Crediamo che potrebbero esserci questi presupposti, sia dal punto di vista tecnologico e sia dal punto di vista editoriale. Quindi la comunicazione Rai doveva essere più forte e autorevole e chi rappresenta l’Azienda al suo livello più elevato avrebbe dovuto “comunicare” esattamente questo, cioè il senso della capacità di essere convincente e credibile, anche oltre le battute comiche.
Veniamo al terzo incomodo: i “comunicatori” Rai. Di questo incontro non ce n’era pubblica traccia: normalmente le conferenze stampa vengono annunciate sul sito dell’Ufficio Stampa e tramite una apposita mail inviata a tutti i giornalisti registrati. Curiosamente, questa volta non è successo. Sono state date alcune spiegazioni poco convincenti: la mail è stata inviata ai direttori e ai capiredattori e poi loro avrebbero valutato chi inviare perché ci sarebbero stati problemi di “sicurezza” in quanto la sala era agibile per soli 50 posti (erano presenti invece oltre 150 persone) .. e poi è stato detto che si voleva limitare la partecipazione alle sole testate iscritte al Tribunale nel registro della Stampa ignorando la Legge (per le testate on line  non lo prevede qualora la testata abbia un giro di affari  superiore a 100 mila euro e non intende avvalersi di contributi pubblici) e così via per arrivare al cuore del problema: la gestione del tempo è stata così costipata che, superate le 13.30, sono rimasti pochi minuti per le domande dei giornalisti e le  domande poste che meritavano tempo e attenzione non hanno avuto le risposte doverose: ad esempio, quanto costa Fiorello? Amen. 
Questa storia fa il paio e segue direttamente quella che l’ha preceduta sullo stesso argomento quando, come abbiamo scritto, nelle settimane scorse, è stato invitato un gruppetto di giornalisti (non si sa con quali criteri selezionato) ad un incontro “riservato” con Ciccotti e Capparelli in Via Teulada. Cioè: la comunicazione del Servizio Pubblico gestita in modo privato. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
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