lunedì 21 ottobre 2019

Fatto grave


Questa mattina la dedichiamo ad un solo fatto. Basta e avanza.

Chi dirige la comunicazione Rai? Come è stato scelto? Ha Fatto un concorso nazionale per titoli e meriti? Ha presentato un curriculum e questo è stato poi confrontato con quello di altri professionisti?

Tutto questo per sollevare un problema che, a nostro avviso, è molto grave. La scorsa settimana è comparso un articolo sul quotidiano Italia Oggi, a firma Andrea Secchi, dove si leggono dettagli importanti sula prossima partenza del piattaforma RaiPlay tecnologicamente rivista e corretta e corredata dalla presenza di Fiorello.

Cosa è successo? Per quanto ci hanno raccontato, è successo che questo argomento, con tutti i dettagli di grande rilevanza e interesse pubblico, è stato trattato in modo “privato”. È successo che invece di convocare una normale conferenza stampa, trasparente e accessibile a tutti i giornalisti accreditati, è stato organizzato un “incontro” riservato a poche e selezionate persone. In altra parole, è stata operata una divisione tra “amici degli amici sono miei amici” e il resto del mondo, in buoni e cattivi, quelli che solitamente “scrivono con simpatia” e quelli che notoriamente stanno li a rompere le scatole. Come si scelgono, quali criteri dividono i giornalisti belli o brutti, maschi o femmine, gay o etero, di destra, di centro o di sinistra, della Roma o della Lazio?  

Quando si prende questa piega si sa da che parte si inizia e non si dove si finisce ma quello che appare più grave è la visione, il senso della professione giornalistica, la gestione di materia preziosa come le informazioni che possono essere manipolate, gestite e distribuite a seconda delle convenienze e delle opportunità.

Eppure, questa storia di Rai Play, per i contenuti affrontati da Stefano Ciccotti (CTO) e Elena Capparelli (direttora Rai Digital) e per quello che si è potuto leggere (oltre Italia Oggi, Primaonline e Wired)  avrebbe meritato ben altra attenzione e sarebbe stata necessaria, doverosa, una comunicazione quanto più estesa possibile. Perché non è avvenuto? Si temevano domande scomode?

È una brutta storia che avremo preferito non raccontare ma ci dobbiamo arrendere. Questa la Rai del cambiamento. Stiamo messi bene.

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