sabato 5 agosto 2023

L'estate che speravamo

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Sperammo, invano, che questo agosto si prospettasse ameno e sereno. Avevamo immaginato placide colazioni in ora mattutina, avevamo immaginato passeggiate ombrose e silenziose, avevamo immaginato un pasto frugale con un tozzo di pane, un pomodoro e due olive, avevamo immaginato un’ora silenziosa di sonno ristoratore, avevamo immaginato la merenda in piazza quando il sole stava spegnendo gli ardori, avevamo immaginato una semplice cena alla frescura della pergola e, infine, due chiacchere e poi a dormire…con i polli e le galline.   

Sperammo … invano…

E invece no! O meglio, non del tutto. Sicchè ci siamo posti un piccolo dilemma: annotiamo tutto e ne riparliamo a fine mese oppure prendiamo di petto le notizie che arrivano e ci divertiamo in presa diretta? Facciamo una via di mezzo: scriviamo qualche nota essenziale e poi approfondiremo.

1.       Due, ben due improvvide proposte di legge di riforma della governance RAI. Una nientepopodimenoche rivista e corretta da una precedente del 2015, 8 anni addietro. La seconda del PD, forse anch’essa rivista e corretta (non sappiamo ancora se aggiornata) delle precedenti proposte avanzate nella scorsa legislatura. In entrambe si parla di “fondazione” che, a nostro modesto avviso e salvo approfondimenti e affinamenti, non sembra proprio la soluzione del problema. Entrambe soffrono di una visione limitata e parziale: l’organo di gestione, il Cda, non è un fine ma uno strumento di una missione o visione del Servizio Pubblico prossimo venturo che ancora nessuno si sforza di proporre.  Comunque si tratta di iniziative improvvide e temerarie perché avvengono quando è in corso una durissima battaglia sul Contratto di Servizio, propedeutico alla futura Convenzione in scadenza nel 2027 e, ancora più rilevante, quella sul canone.

In soldoni: il povero toro preso per la coda e non per le corna: fuori tempo e fuori luogo.

2.       Il ministro Urso è andato nei giorni scorsi in Vigilanza e ha sparato a palle incatenate contro Report e giurato che il giornalismo d’inchiesta è e sarà, nei secoli fedele, scritto nel granito del prossimo Contratto di Servizio. Non ci sembra proprio così. Il famigerato art. 25 del precedente contratto dove esplicitamente veniva indicato tra gli “OBBLIGHI” del Contratto, semplicemente è sparito, puffete, come un palloncino bucato. Tutti gli obblighi derubricati in un allegato, una nota margine, un appuntino scritto su un calepino da danza, un affare tra privati, senza vincoli e senza controlli. Di cosa stiamo parlando?

3.       Il direttore generale della RAI, Giampaolo Rossi, sul quale tutti, rigorosamente tutti, hanno taciuto sulla sua natura, sulla sua funzione, sulla sua “fonte di nomina” e legittimità normativa è stato nominato nel Consiglio direttivo di Confindustria Radio TV. Due note: la prima è perché proprio lui? E la seconda: non sarà il caso di affrontare prima o poi il tema della presenza di RAI in un contesto del genere?

Ci segnalano che proprio stamattina il Senatore Gasparri ha dichiarato chiaro e tondo che di riforme Rai non se ne parla, ne ora ne mai… Alla faccia della sincerità e delle lunghe vedute: Hic Manebimus Optime… tradotto: e chi se move ... stamo tanto bene così…perché cambiare?

Care lettrici, cari lettori, non ci perdiamo di vista, frequentiamoci, scambiamoci il numero di telefono e magari ci prendiamo un chinotto fresco con una scorza di limone al chioschetto.

Bloggorai@gmail.com


ps: non ci siamo dimentica che Bruxelles ci degna attenzione ... ne riparliamo

 

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