martedì 29 agosto 2023

RAI del mercato e RAI dello Stato: la privatizzazione in 20 righe

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Le lettrici e i lettori di Bloggorai (in questi giorni particolarmente numerosi) sembrano assai più interessati ai ragionamenti forse astrusi sui grandi temi del Servizio Pubblico che non alle beghette dei personaggeti che popolano il piccolo schermo televisivo. Su questo fronte, lo ammettiamo, siamo poco informati e poco seguiamo, ci sono altri più bravi di noi. Ciononostante, siamo sempre consapevoli che sarà necessario prestare grande attenzione al fronte editoriale, alle nuova offerta, alla cosiddetta “nuova narrazione” di destra che proprio nei prossimi giorni comincerà a dispiegare le sue vele. Vedremo.

Torniamo ancora non tanto e non solo ai dettagli normativi del nuovo Contratto di Servizio ma quanto più a ciò che rivela, al suo contesto culturale, ai suoi propositi più o meno occulti, alla sua “architettura di sistema” ovvero alla sua “visione intrinseca”.

Quel fresco e odoroso venticello che nasce a cavallo tra i termini “mercato” e “privato” si forma molto tempo addietro e viene da assai lontano. Gli esperti dell’argomento gli hanno dato un luogo di nascita e un nome e poi lo hanno battezzato: “privatizzazione”. Dopo di che, è cresciuto, si è fatto forte, irruento e ha cominciato a produrre i suoi danni. Non è necessario essere storici dell’economia  o esperti di finanza internazionale per rintracciare le grandi linee di quanto è successo, intorno ai primi anni ’90 e che ci conducono direttamente ai giorni nostri, esattamente all’architettura del Contratto di Servizio RAI di cui stiamo trattando.

Si legge sugli annali che il 2 giugno del 1992 Mario Draghi salisse a bordo del panfilo reale inglese Britannia dove tenne un discorso alla comunità finanziaria internazionale dove espose la sua teoria sulle privatizzazioni che, in sintesi, sostiene “Le privatizzazioni porteranno molte nuove azioni in questi mercati. L’implicazione politica è che dovremmo vedere le privatizzazioni come un’opportunità per approvare leggi e generare cambiamenti istituzionali per potenziare l’efficienza e le dimensioni dei nostri mercati finanziari” (testo integrale pubblicato dal Fatto il 22 gennaio 2020).

Questa teoria (poi diventata in alcuni casi prassi, anche tragici) si è consolidata e diffusa, appunto come un venticello che inebria, anche in reconditi ambiti di una certa sinistra. Ne ricordiamo uno su tutti che ha fatto scuola e imposto un paradigma: Romano Prodi, quando dichiarò nell’aprile 1997, a proposito della RAI, che “Privatizzare la Rai? Al referendum dirò si. D'Alema: non voglio punire Fininvest”. È la stagione delle privatizzazioni selvagge dove non si salva nessuno e niente rimane illeso: Alitalia, Telecom, Poste, Ferrovie, banche fino alle piccole amministrazioni locali. Rimane famosa la battuta di Prodi del 1998 a Lecce “smantellare il Paese pezzo per pezzo.

Il venticello delle privatizzazioni, quel sottilissimo e perfido fascino tra mercato e privato, ha soffiato sempre più forte e si è insinuato nei meandri di Viale Mazzini: leggete cosa ha scritto Elio Matarazzo nel suo libro del 2007 “La RAI che non vedrai: idee e progetti sul servizio pubblico radiotelevisivo”: “… in campagna elettorale – 1996 – la formazione dell’Ulivo aveva elaborato una proposta .. scritta dall’ing. Alessandro Ovi e dal Dott. Franco Iseppi, poi diventato Direttore generale RAI, stretti collaboratori del Presidente Romano Prodi, prevedeva la quasi totale privatizzazione della RAI…”. I passi successivi, ovvero dalle prime “esternalizzazioni” di Celli e di chi lo ha seguito, sono sempre stati sotto il fascino occulto del mercato e del privato.

Si arriva ai giorni nostri, al giugno del 2021, quando il nostro Mario Draghi propone e nomina Carlo Fuortes AD e Marinella Soldi presidente RAI, due nomi che su questo argomento la sanno lunga e la sanno pure raccontare. Il primo ha alle spalle una feconda esperienze nella gestione di teatri lirici con noti conflitti sindacali e la seconda con vaste esperienze europee in aziende private. A Viale Mazzini si racconta che a lei è riconducibile la strenua proposta di introduzione dei famigerati KPI (Key Performance Indicator) nella bozza del nuovo Contratto di Servizio. 

Ed ecco che siamo arrivati alla fonte primigenia della Premessa e ai primi due articoli del nuovo Contratto ed il venticello tra Stato e mercato si avverte sempre più forte e chiaro.

Tutto torna, lentamente, ma tutti i pezzi cominciano ad andare alo loro posto.

bloggorai@gmail.com

 


 

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