Già … di chi le responsabilità "diffuse"? A qualcuno potrebbe tornare comodo addebitare alla "nuova destra" i problemi della RAI di oggi. Se ognuno di noi volesse pubblicare le conversazioni
private che sono state intrattenute in questi anni tra tutti noi ne uscirebbe
un quadro devastante sulla storia della Rai. Non riguarderebbe solo il periodo
in cui Riccardo è stato consigliere ma molti anni precedenti. Con una
differenza: lui lo ha sempre ammesso di battersi contro forze oscure, potenti e
impari, del presente ma anche del passato. Altri invece, tanti, fanno come se
nulla fosse: le colpe sono sempre al di fuori, diverse e distanti da loro. Comunque,
quelle di Riccardo sono parole granitiche: è vero, la RAI di oggi è molto
peggio di quella di un “allora” indefinito.
Senza lambiccarsi troppo il cervello, limitiamoci ad un solo
quanto rilevante aspetto: il Contratto di Servizio. A nostro giudizio, quello
oggi in discussione è molto, molto peggio dei precedenti (e infatti Riccardo ha
votato contro). Anche qui con una grande differenza: nei precedenti contratti c’è
stato un dibattito, piccolo o rilevante che sia stato, ma c’è stato. In questo caso,
almeno finora, nulla … quasi il vuoto pneumatico di confronto più o meno istituzionale.
Tappeti d’oro alla Vigilanza RAI (che invece qualcuno improvvidamente vorrebbe
abolire – vedi proposte del 2 agosto) che almeno è tenuta a fornire un parere
(vedi Post di ieri). Altrimenti, dalle grandi firme del giornalismo nostrano
non abbiamo ancora letto una riga.
Bene. Ieri ci eravamo lasciati con una domanda: “Perché
in questa occasione invece si è scelta la via della fretta e della
riservatezza?” per cercare una risposta occorre fare qualche passo indietro
e altri di lato. Il passo indietro si riferisce alla nomina di parte di questa
consiliatura. I componenti del Cda (ovviamente a parte Sergio) sono stati nominati
da Draghi nel contesto della sua famigerata “agenda” da tanti lisciata e
pelata. In quell’ambito, appena insediato, dopo pochi giorni (tre settimane per
l’esattezza) Fuortes si affretta a ratificare una parte del precedente Piano
industriale firmato Salini, se ne appropria e resuscita la cosiddetta “riforma
per generi”. Chi l’ha vista? Lasciamo perdere.
Alla fine di agosto 2021 eravamo agli sgoccioli dell’era
Covid e il Cda appena insediato non aveva la più pallida idea delle incombenze
a cui far fronte. Un esempio su tutti? Il famoso incontro/scontro con la Fedeli
in Vigilanza sul tema canone: l’uno che chiedeva all’altro cosa fare. Surreale.
Tutto agli atti.
Arriviamo all’autunno 2021. Il 14 ottobre viene costituito
un “gruppo di lavoro” Rai incaricato di predisporre una bozza di documento sul nuovo
Contratto di Servizio a il coordinamento viene affidato a Stefano Luppi,
considerato in Azienda tra i pochi “esperti” dell’argomento (poi promosso e rimosso). Nello stesso
periodo viene nominato Direttore alle Relazioni istituzionali Rai Luca Mazzà che, dal “… maggio
2022 è coordinatore delle attività del Gruppo di lavoro per il Contratto di
Servizio 2023-2027”. Contestualmente, sempre ad ottobre, viene contrattualizzata
dall’esterno Cinzia Squadrone, ex marketing Rai, anch’essa incaricata di “seguire”
il Contratto di servizio. Inizia il porto delle nebbie. Nessuno sa più nulla e
la sola bozza è quella che abbiamo pubblicato su Bloggorai a fine gennaio 2023.
Rimane ancora senza risposta la domanda: perché la
segretezza e riservatezza? Ci arriviamo, lentamente ma ci arriviamo. Nulla succede
per caso, tutto e sempre ha un prologo, uno svolgimento ed un epilogo.
Premessa d’obbligo (già esposta in altri Post): questo Contratto è una pietra miliare sul futuro della RAI per almeno due buoni motivi. Il primo è perché costituisce la premessa indispensabile, la cornice, del Piano Industriale (nb: nella bozza in discussione, all’art. 20, si parla di “…2.A tal fine Rai, nei propri piani industriali,” come se ce ne fosse più di uno) e poi perché la scadenza di questo Contratto andrebbe ad affiancarsi proprio alla scadenza della Concessione del 2027, considerata a torto o ragione, il crocevia del futuro del Servizio Pubblico per i noti “appetiti” di messa all’asta del nuovo documento.
Si capisce bene allora
come questo Contratto, nelle intenzioni o nelle proiezioni progettuali di
alcuni, potrebbe costituire una sorta di anticamera di un possibile percorso di
privatizzazione strisciante, di lungo periodo. Vedi il tema del famigerato “allegato
1” della bozza in discussione. Perché “tiralo fuori” dall’oggetto del
contratto? Notoriamente, ribadiamo, l’oggetto del Contratto deve essere
inserito nel Contratto stesso altrimenti si tratta di altra cosa e la
prevista esclusione della pubblicazione dell’Allegato 1 in Gazzetta Ufficiale
rafforza questo sospetto.
Rimane una zona d’ombra sulle resistenze
e reticenze sul Contrato di Servizio presenti all’interno di Viale Mazzini. Anche
di questo, ne abbiamo già parlato. Sarà utile ritornarci sopra.
ps: tenetevi aggiornati, da ieri
siamo in possesso di un documento importante che merita un Post a parte: lo stiamo
studiando.
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