lunedì 14 agosto 2023

Avanti ...

Foto di Wuestensohn2000 da Pixabay

La vita è un viaggio. Andiamo avanti oppure, a scelta, torniamo indietro. Verrebbe da pensare che, più o meno è la stessa cosa ma non è così. Diciamo pure, come spesso abbiamo sostenuto, che nulla avviene per caso e che tutti i fenomeni hanno una loro naturale evoluzione con un prologo, uno svolgimento ed un epilogo. Il “trucco” necessario per cercare di comprenderli e decifrarli è cogliere la loro dinamica, la direzione, il senso generale. Difficile ma non impossibile.

Nei giorni scorsi sul supplemento Economia del Corriere è stato pubblicato un articolo sui dossier sul tavolo del Governo. Tra questi ci interessano in particolare quelli di TIM e di MFE-Mediaset. Anzitutto un’osservazione: significativo che tra i tanti temi rilevanti che interessano il Paese, due riguardano il settore audiovisivo e, nota bene, uno tra questi è il diretto concorrente RAI. Sullo sfondo di questo dossier si agita quello di RAI Way che, puntualmente, in questo periodo rispunta fuori dal cassetto della memoria. L’8 agosto dello scorso anno Repubblica titolava: “RaiWay-EI Towers, nozze vicine. Tutelare il servizio pubblico tv” e il 2 agosto di quest’anno il ministro Urso è tornato alla carica: “…pensiamo che si possa ragionare, insieme al Mef, ad aperture a soggetti interessati all'ingresso purché resti fermo e chiaro il principio del controllo pubblico sulla rete". Ora è chiaro che al Governo servono risorse e il timore che l’operazione delle torri possa servire a fare cassa, come già avvenuto, è probabile. Il problema è anche capire per “quale” Cassa.

Il 7 agosto, il Corriere pubblica un fondo Antonio Polito dove si legge : “Si spiega forse con questa ossessione perché la destra abbia finora esercitato il suo nuovo potere con maggior furia e zelo nella conquista delle istituzioni culturali del Paese, dalla Rai al Centro sperimentale di cinematografia, che nella guida delle aziende partecipate. Come se l'esigenza di una nuova «narrazione» fosse perfino più importante del controllo dell'economia”. Ieri veniamo sapere di una intervista “a testate unificate” della Meloni pubblicata integralmente da Corriere, Stampa e Repubblica. Senza che nessuno sollevasse obiezioni. Pure in Rai potrà avvenire una cosa del genere?

Nei giorni scorsi ci siamo lasciati con un appunto su quanto avvento a ridosso della fine del mese scorso e i primi di agosto. Ecco la piccola storia che vi raccontiamo. Sul finire di luglio si viene a sapere che per il 2 agosto si terrà una conferenza stampa alla Camere per la presentazione di un progetto di legge per la riforma della governance RAI. Apparentemente, ma solo apparentemente, si tratta di una novità fresca fresca (sic!) datata 2015 della quale, però, nei mesi precedenti, nessuno sapeva nulla. Misteri misteriosi. Le osservazioni in merito le abbiamo già fatte: si confonde il fine con i mezzi, il contenuto dal contenitore, la forma dalla sostanza. La governance diventa l’obiettivo e la missione del Servizio Pubblico si confonde con lo strumento di gestione. Amen. Poi, nota bene, questa storia della Fondazione appare assai pericolosa nella definizione e nella natura pubblica della RAI. Sommariamente, la complessità e la estrema frammentazione di un organo così variegato e composito lo pone a serio rischio di garanzia per la sua autonomia.

Bene, andiamo avanti.

Evidentemente, qualcuno mangia la foglia che, a “sinistra”, si vorrebbe proporre una riforma del genere e, zacchette, inopitanatamente (ma non troppo) sempre lo scorso 2 agosto Giovanna Vitale su Repubblica titola: “La riforma Rai targata Pd. Serve il modello BBC per fermare la lottizzazione" . Qualcuno salta sulla sedia, o meglio, più d’uno. Abbiamo ricostruito quasi dettagliatamente un relativo ma significativo retroscena. La “riforma RAI” targata PD semplicemente, non è stata ancora scritta nel senso che quanto pubblicato dalla giornalista di Repubblica altro non è che la versione ripassata della vecchia proposta Orlando presentata nella precedente legislatura (parallela ad una della Fedeli, sempre targata PD). Abbiamo chiesto chiarimenti e la risposta è stata: “Non c’è ancora un testo”. Amen. Rimane una domanda: perché è stato pubblicato quell'articolo?

Per la cronaca, a stretto giro di posta, il 5 agosto, ha risposto il Senatore Gasparri che di riforme RAI certamente se ne intende: “In questa legislatura e nelle prossime non ci sarà nessuna riforma del servizio pubblico radiotelevisivo che andrà in contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale italiana. E tutto questo perché «l'editore sostanziale della Rai è il Parlamento, garante della democrazia e del pluralismo. Così è e così resterà!”. Doppio Amen.

Se poi qualcuno accusa ancora Bloggorai di eccessivo pessimismo lo invitiamo a prenderci un caffè e ne parliamo. Per i cultori della materia, il mese scorso abbiamo ricevuto in dono un libro interessante: “Sette brevi lezioni di scetticismo” a cura di Maria Lorenza Chiesara, pubblicato da Einaudi. Leggiamo sulla copertina: “... lo scetticismo non è una filosofia, è una pratica di vita. Essere scettici significa essere costantemente all’erta nei confronti di ogni opinione e teoria, sospendere il giudizio sulle cose e continuare ad indagare la complessità del mondo…”. Merita la lettura.

bloggorai@gmail.com

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