Ora ci troviamo all’inizio di una nuova stagione che
interessa e coinvolge tutto il perimetro del mercato audiovisivo nazionale e
sarà veramente difficile intravvedere cosa potrà venirne fuori. Anzitutto è in
corso la grande partita TIM e già questa, da sola, impatterà non poco su tutto
il resto del mercato. Poi, la scomparsa di Silvio Berlusconi e l’eredità
televisiva che ha lasciato è ancora molto confusa. Cosa farà la famiglia? Vende,
rilancia, non tocca nulla se non piccoli aggiustamenti editoriali? Al momento,
si registrano tensioni tra le due componendi del Governo (FI e FdI, con la Lega
che scalpita). La Meloni ha posizionati i suoi uomini migliori a Viale Mazzini (Rossi
e Chiocci). Le “piattaforme” sembrano dare segni di instabilità e faticano a
mantenere il numero di abbonamenti.
Questi i tratti salienti che si intravvedono per le prossime
settimane. Il calendario e il memo sulla RAI ve lo abbiamo già scritto (il 19 e
il 24 agosto): teneteli bene a mente.
Oggi, complice una pioggerella rinfrescante quanto ancora tropicale,
non c’è molto da riferire se non il “caso Morgan”. Robetta da bassa cucina,
non merita attenzione. Interessante invece l’articolo di Domani con il titolo “Verso
la nuova stagione. Da Merlino a Berlinguer e Porro. Chi rischia nella guerra
dei talk. Riparte la stagione dell'approfondimento nel primo anno della Rai
sovranista”. Da notare che RAI, con l’uscita di Berlinguer, non ha più un programma
di informazione/intrattenimento da prima serata.
Ne approfittiamo per fare un passo avanti e tornare ancora
su Contratto di Servizio, la cui discussione riprenderà nelle prossime
settimane. Ci siamo proposti di fare una lettura dettagliata e comparata con
quello precedente. Intanto però vi proponiamo una riflessione generale, di
contesto, sulla sua “architettura”, sul modello di RAI che ne viene fuori. Anzitutto
è necessario ribadire un elemento del quale vi abbiamo appena accennato: il
Contratto, da sempre, è stato “vissuto” all’interno di Viale Mazzini più come
una somma di vincoli piuttosto di opportunità. Vi abbiamo già scritto sulla
presunta “paternità e maternità” di questa bozza, prevalentemente tutta interna
al palazzo. A suo tempo, ci vennero suggeriti nomi e cognomi di chi, con molta
enfasi, non vedeva l’ora di liberarsi dei tanti obblighi che il Contratto
impone. Inoltre, è stato sostenuto, questi vincoli sono onerosi a fronte dei
quali non si garantivano risorse adeguate a farvi fronte. Vedi, ad esempio, nel
precedente contratto il canale istituzionale. Anche Bloggorai, a suo tempo, ha
sostenuto questa tesi: troppi impegni e poche risorse. Il precedente Contratto,
comunque, appunto, nella sua “architettura” era un buon Contratto nelle premesse,
nell’articolato e nelle intenzioni (vedi il “ … piano di riorganizzazione che può
prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche…”).
La prima differenza rilevante si legge già nelle Premessa
del nuovo Contratto dove si marca subito un indirizzo significativo: 5.a “in coerenza con le risorse
economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai, indicare con
chiarezza gli impegni e gli obblighi del contratto di servizio …” e c “assicurare
una maggiore cogenza degli obblighi assunti nel contratto di servizio, in
particolare attraverso l’introduzione di obiettivi misurabili nonché
potenziando le modalità, gli strumenti e gli organi di verifica dell’attuazione
dei suddetti obiettivi.
È la prima volta che compare nel Contratto di Servizio
questo principio che lega l’erogazione del canone in relazione ad obiettivi misurabili
e raggiungibili, si tratta dei famigerati KPI. Cosa significano in un contesto
di Azienda pubblica radiotelevisiva che ha, o dovrebbe avere, l’assicurazione della
fornitura di un servizio pubblico ispirato a dettagliati principi generali,
dettagliatamente indicati all’art. 2 sia del precedente Contratto quanto della
nuova bozza.
Vediamo prima però l’art. 1: nel Contratto 2018 si legge che
“ …il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini
dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta
radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse
piattaforme in tutte le modalità, l’impiego della capacità trasmissiva
necessaria, la realizzazione dei contenuti editoriali, l’erogazione dei servizi
tecnologici per la produzione e la trasmissione del segnale in tecnica
analogica e digitale, la predisposizione e gestione dei sistemi di controllo e
di monitoraggio”. Nel nuovo Contratto invece si legge “il presente Contratto
ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del
servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale definita anche in
relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate
esigenze culturali, nazionali e locali”. Ecco emergere la grande novità: la
Rai opera “anche in relazione allo sviluppo dei mercati” ovvero il Servizio Pubblico
è posto in relazione ad un concetto relativamente nuovo nella sua storia. Come direbbero
gli esperti giuristi, si comincia a configurare un “combinato disposto” (KPI e
mercati) perfido e malefico che non lascia immaginare nulla di buono.
Ci fa tornare in mente qualcuno che, negli anni passati, ha immaginato la RAI come una "fabbrica di bulloni". Chi era?
Andiamo avanti.
bloggorai@gmail.com
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