Esaurite le cose serie, veniamo a quelle meno rilevanti. Nel
nostro Paese dove l’industria langue, l’agricoltura soffre e il commercio
annaspa non ci resta che piangere. L’unica zona dove si intravvede qualche
speranza è la tecnologia. Ed è su questo fronte, infatti, che si sta
predisponendo la Grande Battaglia d’autunno, prossimo ad arrivare, che potrebbe
minare anche le sorti del Governo Conte dove le forze che lo sostengono non
sembrano avere tutti le idee chiare tanto che il ministro Gualtieri, ieri ha dovuto precisare
la sua posizione che non sembrava tanto allineata con Conte e Di Maio. Come abbiamo
già scritto: non ce l’hanno su questi temi figuriamoci su la Rai e il Servizio
Pubblico.
In questi giorni si stanno predisponendo le armate e il terreno
di confronto: la rete in fibra e il 5G. Apparentemente, i principali player in
campo sono cinesi e americani ma i russi non stanno certo a guardare. Da Pechino
arriva forte la pressione sul fronte 5G tramite il suo principale soggetto Huawey, accusato di
minacciare la sicurezza nazionale, mentre gli americani per ora si limitano a
contenere la sua espansione territoriale (e politica). I russi già dallo scorso
anno hanno firmato un accordo con i cinesi
per consentire al principale operatore telefonico di Mosca, Mts, di ottenere la prima licenza di operatività
sul 5G. Da noi intanto è in pieno svolgimento un serrato braccio di ferro tra i
franco americani di TIM (Vivendi più il prossimo fondo made in USA Kkr) e il
Governo che, in modo relativamente compatto, sostiene il principio della
tutela degli interessi nazionali. Le
diplomazie economiche più ancora di quelle politiche sono al lavoro. Vedi articolo di oggi su La Stampa a firma Francesco Semprini dove si legge dell’attivismo
dell’ambasciatore USA a Roma.
Molto interessante il testo di Thierry Breton, commissario europeo con
deleghe all'Industria, al mercato unico, al turismo, al digitale, allo spazio e
alla difesa, che compare su il Sole 24 Ore: “La pandemia ha messo in luce la
nostra dipendenza per quanto riguarda certi prodotti, materie prime critiche e
alcune catene del valore. È arrivato il momento che l'Europa riprenda il
controllo dei propri interessi strategici per garantire la propria sovranità,
che è ormai diventata un'esigenza comune. In un mondo in cui i rapporti di
forza tra blocchi geografici si rafforzano, assistiamo a una vera e propria corsa
all'autonomia e al potere. Dinanzi alla "guerra tecnologica" tra gli
Stati Uniti e la Cina, l'Europa deve, fin da ora, gettare le fondamenta della
sua sovranità peri prossimi 20 anni… Al primo posto delle nostre preoccupazioni
è la sovranità digitale dell'Europa, che si basa su tre pilastri fondamentali:
potenza di calcolo, controllo dei nostri dati, connettività sicura… Infine, a
complemento delle nostre reti a banda ultralarga e 5G, dobbiamo pensare a una
costellazione di satelliti a bassa orbita per fornire a tutti gli europei,
ovunque si trovino sul continente, la connettività a banda larga che si
aspettano: niente più aree bianche e un livello di sicurezza nuovo, quello
offerto dalla crittografia quantistica spaziale”. Precisa però Breton che “non
si tratta affatto di cedere a tendenze dannose e controproducenti all'isolamento
o al protezionismo, che sono contrarie ai nostri interessi, ai nostri valori e
alla nostra cultura.”
bloggorai@gmail.com
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