2 agosto 1980.
Intorno alle 10.35 i telefoni iniziano a squillare: a Bologna è scoppiata una
bomba, ci sono molte vittime. Chi vi scrive, quel giorno era di turno in
redazione alla radio dove leggeva la rassegna stampa. Appena mi rendo
conto di quanto era successo, chiamo il
Ministero dell’interno per avere conferme e notizie. Mi dicono che entro poco tempo sarebbe partito
un aereo militare da Ciampino che poteva portare i giornalisti. Mi accredito,
prendo il registratore e parto. Intorno alle 13
arriviamo alla stazione di Bologna. Tutte le parole necessarie per descrivere
quello che abbiamo visto sono state usate. Posso solo ricordare l’odore acre. Posso
solo ricordare i volti delle persone. Posso ricordare l’autobus utilizzato per
deporre i corpi delle vittime. Posso solo ricordare un senso di smarrimento, di
vuoto, di paura. Posso solo ricordare un
profondo senso di rabbia pensando a chi poteva essere stato capace di fare
tutto quel male. Allora e ancora oggi non mi sono mai chiesto il perché. Come se
fosse stato tutto già scritto in modo molto semplice: da una parte il bene e
dalla parte opposta il male. Ridotto ai minimi termini, da sempre, i conflitti
tra gli esseri umani si ricompongono in termini elementari.
A quel punto dovevo
superare il turbamento. Appena arrivato ho avuto bisogno anzitutto di parlare
con una persona a cui ero affettivamente legato: mia suocera Valentina. Avevo bisogno
di liberare un’emozione intima, privata. Sembra strano, ma è stata la prima persona che
mi è venuta in mente e con la quale potevo non avere timore di piangere. Ho pianto.
E poi sono finite le lacrime, ho smesso e ho iniziato a telefonare in redazione
per raccontare quello che vedevo, quello che sapevo.
È rimasto quel timbro, quel marchio di fabbrica, con il quale,
forse, si nasce. Osservare e raccontare, come fanno tanti colleghi ogni giorno
in ogni parte del mondo. Non è solo un mestiere. Sembra quasi un motore della
propria anima. Come ho scritto tante volte: ognuno di noi è ciò che è in grado
di raccontare. Chi lo fa per dovere e chi per piacere. Ognuno di noi rappresenta
se stesso e il mondo che lo circonda con
le parole che conosce e che spesso sono poche, non sufficienti a descrivere tutto il passato e tutto il presente. Un po’ come avviene con questo blog che proprio in
questo periodo compie due anni di vita. Quasi ogni giorno un post, un piccolo
racconto quotidiano dentro e fuori la Rai, il Servizio Pubblico, da solo e in
compagnia di migliaia di persone che leggono Bloggorai.
Da domani, riprende il racconto sul futuro della Rai, del
Servizio Pubblico e ci sono notizie e un tema molto interessante che stiamo
studiando e verificando: Rai Cinema. Nel recente Cda di Viale Mazzini è stato
affrontato l’argomento.
bloggorai@gmail.com
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