venerdì 28 agosto 2020

Affari privati e interesse pubblico


In mancanza di meglio e nel silenzio più totale (e imbarazzante) sul Servizio Pubblico e il suo destino, ci occupiamo ancora del tema banda larga che in questi giorni ha un posto di particolare rilievo nel mondo delle telecomunicazioni (ovviamente, a Viale Mazzini qualcuno ritiene che questo argomento non riguarda la Rai !!!).

La prendiamo da lontano. Avete mai sentito parlare dell’ottimo paretaio? Chi vi scrive ammette senza esitazione la più totale ignoranza in materia ma allo stesso tempo nutre una grande curiosità e interesse per il mondo della matematica. Leggiamo: “l’efficienza paretiana è un concetto introdotto dallo studioso italiano Vilfredo Pareto, applicato in economia, teoria dei giochi, ingegneria e scienze sociali. Si realizza quando l'allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti paretiani al sistema, cioè non si può migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare la condizione di un altro”. A sua volta definiamo “gioco a somma zero” ... “una situazione in cui il guadagno o la perdita di un partecipante è perfettamente bilanciato da una perdita o un guadagno di un altro partecipante in una somma uguale e opposta. Se alla somma totale dei guadagni dei partecipanti si sottrae la somma totale delle perdite, si ottiene zero” (da Wikipedia).

Bene, come noto ieri si è svolto un CdM dove sarebbe stata approvata la road map verso la rete unica da realizzare con una società mista TIM e CdP. A leggere gli articoli di oggi qualcosa però non torna. Ne citiamo uno in particolare, leggiamo sul Messaggero a firma Andrea Bassi e Alberto Gentili: “Molte delle domande dei partecipanti alla riunione di maggioranza di ieri, si sono concentrate su un punto fondamentale: chi comanderà nella nuova società della rete? La governance sarà «paritetica». Tim nominerà l'amministratore delegato che, però, dovrà avere il benestare della Cassa depositi e prestiti. La Cdp sceglierà un presidente «operativo», che avrà cioè alcune deleghe pesanti, ma dovrà farlo con il beneplacito di Tim”. Prima ancora si legge: “Più entusiasta il commento del Pd con Marianna Madia «Sulla rete unica si sta andando nella direzione giusta. Per il Partito Democratico erano e restano fondamentali due punti: che sia assicurato un controllo pubblico nella governance della gestione della rete e che si proceda in armonia con le regole dell'antitrust italiana e europea”. Per il 5S la questione è ancora più delicata e lascia alquanto perplessi questo apparente compromesso, salvo dover leggere tutta la questione con altri strumenti di geopolitica internazionale che pure non sono affatto estranei in questa vicenda (vedi 5G e Huaway).

Ora, difficile dimenticare le affermazioni dei vari soggetti dei giorni scorsi (Gubitosi e Bassanini in particolare oltre che vari Ministri) sul nodo del controllo della futura società. Ecco allora che “i corni non tontano” e quello raggiunto ieri sembra un pasticcio di difficile interpretazione. O meglio, una possibile interpretazione già si intravvede: il controllo pubblico non c’è o se c’è è debole e se vogliamo essere più precisi, il controllo pubblico è subordinato a quello privato. I termini dell’accordo, infatti,  prevedono che a TIM spetta la nomina dell’AD e Open Fiber il Presidente con “ampie e robuste deleghe” sempre che comunque venga superato lo scoglio del parere vincolante delle autorità competenti (Antitrust).

Torniamo alla teoria dei giochi. Qualcuno ha rinunciato ad una quota di sovranità, questo assolutamente è chiaro. Non si può passare da “controllo tutto io” a “controlliamo a metà”. Fin dove si evidenzia l’interesse privato e fin dove si estende quello pubblico? Conoscendo i personaggi e le poste in palio (nonché i loro trascorsi, anche in Rai), il dubbio che l’interesse privato in atto pubblico sia preponderante.

Tutta la faccenda rispecchia perfettamente lo stato confusionale in cui versano le forze politiche e una cartina di tornasole rilevatrice è il tema referendum. Mancano quasi tre settimane dal voto e ancora PD e 5S non trovano un accordo. Bene… andiamo avanti così… facciamoci del male…

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