venerdì 7 giugno 2019

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Ieri mattina, al termine dell’audizione di Salini in Vigilanza abbiamo scritto un post che, successivamente, ci siamo autocensurati. Ci era sembrato eccessivo, forse troppo critico verso l’AD che, per quanto visto e per quanto noto, ha riconfermato ancora una volta le difficoltà che incontra a svolgere il proprio mestiere. Poi questa mattina, a mente fresca e dopo aver letto i giornali ci corre l’obbligo di proporre qualche riflessione.

Il tema è la relazione tra necessità, possibilità e opportunità. In genere, queste tre “categorie” di riflessione appartengono alla politica. Sono gli eletti, infatti, coloro che sono chiamati a dover decidere giorno per giorno quali siano effettivamente cosa è necessario, possibile e, non ultimo, opportuno, per garantire la cosa pubblica, il bene collettivo. Agli amministratori, ai burocrati, ai manager invece compete altro: garantire che venga applicata le disposizioni, le leggi, i regolamenti e gli statuti che la politica ha dettato con il principio insindacabile del voto democratico. Altre considerazioni all’AD non competono, almeno formalmente. Su questo aspetto punto registriamo un punto a suo vantaggio: lo ha detto ieri chiaro e tondo. Diciamolo più semplicemente: deve prendere la Concessione, il Contratto di servizio, imparare i documenti a memoria e semplicemente applicarli, nella lettera e nello spirito. E già, perché le leggi contengono una doppia natura: contengono anzitutto i principi ispiratori, seppure ripresi da una legge di rango superiore (la Costituzione) e poi il dettato specifico. 

E’ proprio questo meccanismo che, sembra, l’AD non capisce o fa finta di non capire. Difendere la scelta di nominare Foa alla presidenza di Rai Com non è solo un tema di legittimità quanto più di opportunità che non può far finta di non comprendere. Tantomeno è sostenibile l’argomentazione  sull’arricchimento delle esperienze di gestione per gli amministratori nonché l’ottimizzazione dei meccanismi di comunicazione e gestione. Un Consiglio di amministrazione non è una scuola di formazione: non si passa da un consiglio di controllori ad uno di controllati tanto per fare esperienza. Per quanto riguarda poi l’ottimizzazione non regge: ci sono strutture già presenti e competenti nei diversi ambiti, della società controllante e in quella controllata che funzionano benissimo.

La stessa chiave di lettura si può adoperare per la questione nomine di questi gironi. Ieri Salini ha sostenuto di rispettare l’autonomia editoriale dei direttori di rete ed ha poi aggiunto di aver scritto una lettera per invitarli a ricercare risorse interne. Ma come, è il teorico, l’ideatore e il sostenitore del nuovo piano industriale di prossima (forse) attuazione che prevede, appunto, una pressochè limitazione totale dell’autonomia dei direttori di rete e ora che potrebbe iniziare a mettere in vigore questo principio si accorge che non lo può fare? E poi, la lettera la manda dopo che la frittata è fatta? Ancora, fino a prova contraria, nessuno ha mai spiegato per come e perché è avvenuto recentemente il caso Fazio per il quale è stato convocato un Cda “straordinario” che di tale è stato solo il fatto che si è svolto di venerdì pomeriggio.

Ma Salini sapeva che Poletti si porta addosso il fardello di polemiche che caratterizza il suo profilo? Delle due l’una: o lo sapeva e lo ha approvato o non lo sapeva e allora conferma di non essere in grado di dirigere l’Azienda. Oppure, lo sapeva, in cuor suo non lo approvava ma ha dovuto piegare la testa, ancora una volta a un volere esterno a lui. Peggio mi sento!!!

La settimana prossima la Vigilanza probabilmente voterà le risoluzioni PD e M5S su Foa. Da quanto abbiamo ascoltato e appreso direttamente, tra gli schieramenti in campo serpeggiano dubbi perché sono tutti consapevoli che un colpo a Foa significa anche un colpo a Salini.

La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata in mano agli sprovveduti.                                                
Stamattina a Viale Mazzini la presentazione dei palinsesti.
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