Ci sono circostanze in cui si comprende bene perché questo Paese ha tante difficoltà ad immaginare il proprio futuro e, tra queste, una regna sovrana: l’incapacità a chiudere i conti con il passato. Cerchiamo di tenerci stretti nel ragionamento di oggi, ci limitiamo ai servizi pubblici di interesse nazionale e abbiamo in mente la puntata di Report di ieri sera. Perché l’Italia si trova al centro della pandemia Covid, pur vantando un sistema sanitario efficiente, universale e gratuito? Semplice: per negligenza, incapacità, beceri calcoli politici. Ci siamo trovati il nemico in casa, il Covid, con un piano pandemico vecchio di 14 anni, inadeguato e superato. Non solo non è stato fatto nulla per tutelare la popolazione da un rischio possibile e imminente, ma è stato anche ostacolata la predisposizione di un nuovo piano. Risultato: il servizio pubblico sanitario nazionale è alle corde con alle spalle migliaia di vittime per le quali nessuno pagherà. Anni e anni di dismissioni della sanità pubblica a favore di quella privata non sono un fenomeno locale e addebitabile solo a pochi. Poi Report ha affrontato il caso Alitalia: il servizio pubblico del trasporto aereo saccheggiato, svenduto, ridotto all’osso e sul bordo del fallimento con evidenti responsabilità gestionali e politiche. Amen, tutti innocenti, nessun colpevole. Sempre in tema trasporti, dopo Report è andato in onda uno speciale di Domenico Iannacone sul disastro ferroviario di Viareggio: stessa musica, inefficienze colpevoli che hanno causato 31 morti in nome del profitto ottenuto nel far viaggiare vagoni di merce pericolosa laddove non avrebbero dovuto. E così via: si potrebbe scrivere dell’Ilva come pure di Autostrade, dove per un verso si parla di industria di interesse strategico nazionale e nell’altro di concessioni dove comunque non è mai chiaro l’interesse pubblico e quello privato.
Veniamo ai nostri giorni e ricordiamo cosa sta avvenendo nel settore delle TLC: dove si limita l’interesse privato e si avvantaggia quello pubblico nella vicenda Vivendi/Mediaset? Allo stesso modo, perché la rete unica non riesce ad andare avanti nello scontro tra privato (Tim) e pubblico (Open Fiber)? Per venire ai temi di Viale Mazzini: perché l’Azienda si trova con prospettive economiche ai limiti del pericoloso? E, a proposito di Mediaset, ogni tanto ci capita di dare un occhio a Striscia la notizia su Canale 5: da tempo sta conducendo una campagna martellante contro la Rai. Ieri sera l’ennesimo attacco con un aggravante: una informazione falsa. È stato detto che il Governo si appresta a sovvenzionare il Servizio pubblico con 80 mln a ulteriore carico dei contribuenti. È noto invece che si tratta di un restituzione di un “maltolto” che lo Stato ha operato a danno della Rai. Perché allora avviene tutto questo? Semplice: da tempo è iniziata la madre di tutte le battaglie sul fronte della pubblicità, unica fonte di ricavi di Mediaset. La torta è piccola e non è sufficiente per tutti e quindi giocoforza sottrarne una parte alla Rai. Che poi si possa discutere in che modo debba essere finanziato il Servizio Pubblico radiotelevisivo è altro argomento.
Da decenni in Italia si discute di riforme di ogni genere e. recentemente, in particolare del sistema delle TLC e della Rai. Sul tappeto ci sono diverse ipotesi (PD, M5S e LEU) e il dibattito è appena avviato.
Volete un’idea di come invece di questi argomenti si dibatte fuori dai nostri confini? Due esempi. Il primo ce lo danno i francesi con una consultazione nazionale: “Lo scorso settembre France Télévisions, Radio France, France Médias Monde, TV5Monde e INA hanno avviato congiuntamente una consultazione nazionale sulle aspettative dei francesi riguardo al loro servizio pubblico radiotelevisivo, condotta con l'istituto OpinionWay…Permetteranno a tutti di alimentare la propria tabella di marcia per co-costruire, il più vicino possibile alle aspettative dei francesi, i media pubblici di domani. Questa consultazione aveva lo scopo di dare la parola ai francesi per immaginare con loro il futuro della radio, della televisione e delle loro offerte digitali, in un periodo in cui i cambiamenti in questi media stanno accelerando e stanno emergendo nuovi usi”. Uno a zero, palla al centro.
Il secondo ce lo danno, da tempo, gli inglesi della BBC: dopo aver avviato un vasto dibattito “Small screen, big debate” (e già il titolo è tutto un programma) recentemente è stato pubblicato da parte di OfCom, l’Ente regolatore nazinale britannico, un rapporto con il titolo “An exploration of people’s relationship with PSB, with a particular focus on the views of young people” con l’obiettivo di indagare perché “… consumption data shows that on average people are watching less broadcast TV than they used to, including less PSB content. For those aged 16-24, the fall in viewing has become more pronounced, with large drops in the amount of TV viewed (70 mins in 2019 from 169 mins in 2010)”. Con l’occasione, rivedete questa clip: https://www.bbc.co.uk/rd/about/vision
Se in Rai sollevi un tema del genere minimo minimo ti tolgono il saluto e rispondono indignati alle richieste non solo di chiarimento ma anche di sollecitazione ad avviare un confronto su questi argomenti.
Ieri abbiamo scritto di una possibile mega congiura planetaria condotta da forze aliene megagalattiche guidate da un certo Anakin Skywalker, noto agli amici come Sith Dart Fener, che hanno l’obiettivo di annientare (o male che vada indebolire) il Servizio Pubblico radiotelevisivo italiano. Ci siamo sbagliati, è possibile che il nemico sia tra di noi.
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