Ad ognuno di noi sarà capitato di affrontare una crisi di relazione pubblica o privata: delusioni, tradimenti, sorprese o inganni di varia natura. Fa parte dell’ordine naturale delle cose. Abbiamo già suggerito su questo post di dotarsi di una “cassettina degli attrezzi” che potrebbe tornare di aiuto per comprendere le nostre e altrui nefandezze: il Giulio Cesare di Shakespeare, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e l’Arte della Guerra di Sun Tzu. In ultimo abbiamo aggiunto il Primo libro degli scacchi di Josè Luis Capablanca.
Oggi parliamo di tutto questo e si riferisce a casa Rai.
Dopo oltre due anni, 850 post e decine di migliaia di visualizzazioni, abbiamo forse intuito chi sono i nostri lettori grazie a Google Analytics. La maggior parte appartengono al mondo Rai, direttamente e indirettamente. Quelli che non vi fanno parte sono comunque interessati ai temi del Servizio Pubblico. Succede quindi che, talvolta, scriviamo di argomenti “comprensibili” solo ad una parte dei nostri lettori mentre ad altri, specie quando scendiamo nel sottoscala, non gliene importa nulla. Però, suggeriamo di prendere nota perché si possono intravvedere storie comuni a tanti ambienti umani, cambiano i nomi o le circostanze, ma le dinamiche sono le stesse.
Quella che vi stiamo per raccontare appare come una storia di fuffa, di nulla condito con niente ma che ha una forma e una sostanza non irrilevante per il futuro della Rai. Il presupposto di questa vicenda è molto semplice: prima o poi, l’AD di Viale Mazzini e tutto il suo consiglio, dovranno lasciare l’incarico. Si tratta di capire quando potrà avvenire e con chi verrà sostituito. Tema corollario fondamentale: con AD interno o un esterno? Ci sono tante varianti: prima se qualcuno si dimette e il Cda rimane zoppo, ma questo è già accaduto in passato e potrebbe non succedere nulla. Oppure, potrebbe succedere che all’AD potrebbe venire offerto un incarico fuori che non potrebbe rifiutare, allora si cambia solo l’AD e si avanti. La partita in ballo è consistente: si tratta di comporre un nuovo consiglio che si dovrebbe insediare a cavallo dell’inizio del semestre bianco di Mattarella e che dovrebbe chiudere (nel caso riproporre) un nuovo piano industriale visto che quello attuale, sospeso fino al 31 dicembre, scade appunto nel 2021. Siamo pure in una contingenza economica alquanto complessa per le casse di Viale Mazzini. Tutto questo in un clima politico natalizio traballante.
Succede allora che spunta fuori dal cilindro di qualche maghetto della politica (bene accompagnato da valletti interni a Viale Mazzini l’idea di cambiare (o meglio “swappare” come si usa dire in queste ore al VII piano) Salini con Matassino, suo fido (???) collaboratore nelle vesti (indebite perché la Legge ha abolito questa figura) di DG. Se ne parlava da tempo e già a maggio scorso abbiamo letto di Aldo Fontanarosa: “Ma nel totonomine entra anche l'attuale direttore generale della Rai, Alberto Matassino, il manager che lavora a più stretto contatto con Salini. Matassino ha consuetudine con la sinistra, grazie alla vecchia amicizia con Enrico Letta e con Pier Luigi Celli, che molto lo stima. Ma ha costruito buoni rapporti anche con il mondo grillino. Un mese fa Matassino era sul punto di sommare - alla sua carica di direttore generale - anche quella di presidente di Rai Way, società delle antenne quotata in Borsa. Poi Matassino è sembrato rinunciare a Rai Way, forse tentato dalla corsa verso la madre di tutte le poltrone, quella di amministratore delegato della tv di Stato”. A quanto ci dicono nostre fonti, da allora tra i due le cose non sembrano siano andate gran che bene. Anzi. Silenzi e mugugni. “Salini avrebbe mangiato la foglia e intuito che stava covando la serpe in seno, mentre lui tramava per una proroga, l’altro gli stava apparecchiando il servizietto” ci ha riferito una nostra fonte solitamente attendibile. Nei giorni scorsi, appunto, ha cominciato a circolare una strana battuta: “Il prossimo 28 ci sarà lo “swap” Salini/Matassino” ci dicono alcuni mentre altri obiettano “ma siamo tutti in ferie... Figurati !!!”. E perché proprio il 28 chiediamo noi? Ci potrebbe essere un buon motivo ma lo vedremo più avanti, dopo aver cercato di capire chi sarebbe l’artefice occulto di tale manovra.
Gli indizi portano in casa PD ma potrebbe essere un depistaggio, una polpetta avvelenata. Gualtieri e la Fedeli sono stati chiari: occorre un manager di provata capacità imprenditoriale, lasciando intendere che si dovrà cercare altrove. Abbiamo cercato altri indizi: “Matassino è stato incaricato proprio da Salini a febbraio scorso di gestire la Direzione Transformation Office…” quella prima diretta da Piero Gaffuri che poco dopo ha lasciato l’Azienda. In soldoni, e chiudiamo, chi è il portatore sano di questo virus? Prima ipotesi: si tratta di wishful thinking forse su suggerimento di alcuni suoi amici di area PD. Probabile ma poco credibile: le sue “consuetudini” con una certa sinistra potrebbero non essere sufficienti per garantire “l’altra sinistra” alla quale lui non sembra appartenere. Ma altri indizi ci hanno portato ad altra ipotesi, dietro arguto e malizioso suggerimento, a guardare in casa AD e ai fini strateghi che gli sono vicini. Si legge Sunt Tzu: “18. Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma. 19. Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività. 20. Se vuoi attaccare in un punto vicino, simula di dover partire per una lunga marcia; se vuoi attaccare un punto lontano, simula di essere arrivato presso il tuo obbiettivo”.
In sostanza: una complessa partita a scacchi con una scacchiera con molti lati e tanti giocatori.
Bene. Cosa potrebbe succedere il 28? Il solo appuntamento di un certo rilievo è la votazione in Parlamento della Legge sul bilancio dello Stato dove, all’art. 120, compare la nota concessione di una parte dell’extragettito del canone alla Rai. Cosa c’entra tutto questo con lo “swap” Salini/Matassino ancora non è chiaro. Forse, sono solo canzonette, fumo negli occhi o polpette avvelenate. Oggi, purtroppo, non c'è di meglio. Domattina Salini andrà in Vigilanza.
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