martedì 22 dicembre 2020

Una nuova grammatica della televisione

Di fronte al poco e talvolta nulla della televisione tradizionale generalista, come tanti, siamo attratti e ci rivolgiamo sempre più spesso a quella non lineare. Come tanti, abbiamo seguito anche nei giorni scorsi prodotti di grande successo vedi, per ultimo, La regina degli scacchi oppure il remake di Fargo dei fratelli Coen.  Ci sono molti buoni motivi per cui i vari Netflix, Amazon, Disney &Co riscuotono un successo crescente: modello di business, politiche commerciali e piattaforme tecnologiche. Non è sufficiente: sembra di avvertire chiaramente la definizione di una nuova “grammatica della televisione” che non è riassumibile solo nella nuova e diversa mera narrazione o nella proposta di contenuti “alternativi” alla televisione lineare tradizionale. Questa nuova modalità, questo nuovo "confezionamento" di contenuti si compone di sceneggiature, di linguaggi, di capacità attoriali, di regia, di direzione artistica e tecnica del tutto diversa dai prodotti tradizionali, in particolare nelle serialità. Agli occhi di chi era abituato ad una proposta “casareccia” in particolare di fiction  si apre un altro mondo che apre un solco profondo nelle abitudini, nelle modalità di consumo di prodotti televisivi. Come noto, i vari OTT propongono solo a noi ciò che a noi piace tramite un sofisticato meccanismo che consente loro di sapere esattamente i nostri gusti e le nostre preferenze in termini di spazio e tempo di consumo, cosa che la televisione generalista non può fare se non tramite l’analisi degli ascolti che dicono molto ma non dicono ciò che serve sapere appunto sulle modalità di consumo di prodotti audiovisivi in streaming. Questo solco si sta scavando in profondità nelle diverse fasce di età dei telespettatori e anche su questo terreno si dovrà confrontare il futuro del Servizio pubblico.

Bene, perdonate la divagazione, ma stamattina ci sarebbero tante cose da scrivere, pensierini nataolizi destinati per lo più agli “esperti di Raiologia” come ha detto ieri il consigliere Rossi di FdI o ai “corridoristi” come pure ha detto una volta un nuovo arrivato a Viale Mazzini.

Nota 1. Abbiamo tutti famiglia e la più nota, proprio in questi giorni, è quella del Presepe natalizio. La vicenda di quello “laico” destinato a Viale Mazzini non è nota al grande pubblico (per fortuna) ma è da ricordare nei libri di storia. Il Direttore di Rai Canone, Nicola Sinisi, ordina (ma non paga) un presepe artistico che viene scaricato nel palazzo ma non piace: è troppo “laico” e troppo costoso (oltre 35 mila euro). Un presepe “laico” non è mai visto e mai si dovrebbe vedere non foss’altro per una evidente contraddizione in termini. Si dovrebbe poi aggiungere che un presepe, per sua natura, dovrebbe essere destinato all’esposizione pubblica e chiuderlo dentro un palazzo che, per sua natura, è chiuso al pubblico appare almeno bizzarro. Infine, il costo: l’arte, è noto, costa e gli artisti devono pur campare. Ma l’importo (a quanto sembra non pagato) appare decisamente rilevante e chi e come si tappa il buco? Il provvido Ministro Franceschini ci mette una buona parola e, in accordo con il sindaco di Firenze Nardella, lo sposta prontamente agli Uffizi dove chissà se verrà retribuito il grande artista. Morale della favola: ma chi ci abita a Viale Mazzini? Gengis Kan???

Nota 2. Gli agenti: una piaga dolorosa che non si riesce o non si vuole sanare. Ieri ci è capitato di leggere un articolo, segnalato da Dagospia, che vi proponiamo:  https://bezzifer.myblog.it/2020/12/20/il-fil-rouge-che-lega-m5s-la7-fatto-quotidiano/ . Tanto per ricordare che si tratta di un tema sul quale la Rai ha precisi adempimenti da assolvere come deliberato dalla Vigilanza e come da sua “autoregolamentazione” dello scorso luglio. In particolare si legge “Rai si impegna ad evitare che ruoli primari di una stessa opera televisiva e multimediale del genere intrattenimento, prodotta direttamente da Rai o da un Produttore in regime di coproduzione o appalto, siano affidati in quota prevalente ad Artisti rappresentati dallo stesso Agente: gli Agenti non possono rappresentare più del 30% degli Artisti ricompresi in una produzione televisiva”. Ci sono molte domanda da porre e chissà se qualcuno ha voglia di farlo, a partire da Fazio &Co (Caschetto: lo stesso Fazio, Littizzetto, Stefanenko e ospiti vari) per finire al prossimo Sanremo.

Nota 3. Antonio Marano, storico dirigente leghista della prima ora lascia la Rai. Ponti d’oro al nemico che fugge e la storia ci dirà se la sua presenza in Rai è stata sempre finalizzata al bene dell’Azienda. Speriamo solo che ci venga risparmiata la tiritera su “una risorsa pregiata” che lascia l’Azienda.

Nota 4. Nei giorni scorsi abbiamo notato una pagine del Corriere dove si dava notizia di “Corriere Daily è il podcast che, dal lunedì al venerdì, racconta e approfondisce l'attualità attraverso le voci dei giornalisti del Corriere della Sera. Storie, analisi, temi di dibattito: ogni giorno 20 minuti di informazione ascoltabili ovunque" realizzata in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, la stessa che partecipa all’operazione “piattaforma della cultura”. Interessante: ci siamo chiesti se c’è qualcosa in ballo che possa interessare anche la Rai. Sull’argomento “piattaforma della cultura nazionale”, rimaniamo in attesa di chiarimenti richiesti all’AD e non ancora pervenuti. Bontà sua.

Nota 5. Nelle settimane scorsa è stata nominata Maria Pia Ammirati alla direzione di Rai Fiction e il suo posto è andato ad interim all’AD Salini. Perché non si è proceduto contestualmente alla nuova nomina?

Nota 6. L'ultima conferenza stampa di Conte dei giorni scorsi è stata troncata da Rai della parte finale con le domande dei giornalisti. Perché ? cosa giustifica una tale scelta? Le domande sono parte stessa della conferenza stampa, ne sono un corollario ineludibile, ancor più per una testa giornalistica di Servizio Pubblico. Tutti tacciono, l’Usigrai non ha nulla da dire?  

                                                                  bloggorai@gmail.com

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