martedì 15 dicembre 2020

Nefandezze fuori controllo

In un Paese normale … in un Paese normale quando si pone una domanda si trova anche una risposta. Molti si chiedono da tempo perché proprio in Italia si registra un numero così elevato di vittime da Covid? Ci sono tante risposte possibili ma due sono molto chiare: la prima è perché il nostro sistema sanitario è stato massacrato da anni, in lungo e in largo, saccheggiato, derubato, svilito e al soldo di mille ladroni. Un altro buon motivo è perché ci siamo trovati del tutto impreparati di fronte ad un rischio possibile, probabile e in parte previsto. Le pandemie non sono una novità nella storia dell’umanità e, anche nel recente passato, ci abbiamo fatto i conti. Proprio per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha disposto che ogni paese debba dotarsi di un Piano pandemico da aggiornare e verificare periodicamente. Il nostro era vecchio di oltre 10 anni e quando la pandemia è scoppiata non avevamo neanche gli occhi per piangere. Punto. Chi doveva sapere non sapeva e chi sapeva ha fatto finta di non sapere. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, il 26 febbraio 2020 ha dichiarato: “In questi giorni si capisce l’importanza della ricerca e della scienza – ha proseguito Speranza – come anche l’importanza di condividere su piattaforme internazionali le competenze e le conoscenze. L’Italia farà tutto quello che può per metterle a disposizione della comunità”. Una sola semplice domanda: il ministro sapeva o no del Piano pandemico? Leggiamo sul sito de Ilgiornale.it: “… il prossimo 22 dicembre il ministero è chiamato a comparire …per discutere il ricorso presentato da Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato. I deputati di FdI, che avevano presentato un accesso agli atti rimasto senza risposta, chiedono ai giudici di decretare “l’illegittimità del silenzio serbato” e di condannare viale Lungotevere Ripa 1 a pubblicare quel “piano segreto” tanto discusso. Il ministero, dal canto suo, è intenzionato a “resistere al ricorso”. In un paese normale non si dovrebbe arrivare davanti ad un giudice per sapere la verità.

Veniamo alle beghe di Viale Mazzini e dintorni. Anzitutto necessario riportare il pezzo de Il Foglio di oggi con il titolo “La verifica pure in Rai” a firma Lorenzo Marini dove si riporta una notizia che leggiamo “Il problema è che, se finora il Pd ha giocato di rimessa per mancanza di alternative a Salini, ora sembra averne individuata una nel direttore generale corporate Alberto Matassino. E' lui l'uomo con cui il Pd vorrebbe sostituire l'ad. Ce la farà?”. Ce la farà??? Il PD vorrebbe sostituire Salini con Matassino, il suo (forse) più fido collaboratore??? L’uomo venuto da lontano e che lontano è rimasto rimarrebbe a carico del bilancio Rai alla faccia e in scorno di ogni possibile candidatura interna? Tanti Auguri!!! Il pezzo si chiude con “La situazione è fuori controllo: ormai nessuno risponde più a nessuno e l'azienda è allo sbando. Si può arrivare fino a luglio in queste condizioni?". Per parte nostra siamo orientati a pensare di no e rimaniamo sempre dell’idea “contadina”: sotto l’albero delle pere non cascano le mele e viceversa. Se la Rai oggi è “fuori controllo” qualcuno ne sarà responsabile o no? E chi l’ha diretta finora?

Le chiacchere stanno a zero: la Rai deve fare i conti con le tre C. I Conti (in rosso), i Contenuti (scarsi e costosi) e il Cavo (o rete che dir si voglia). I conti non si sa bene come sanarli: la promessa di un contributo “straordinario” di storno sull’extragettito (estorto illecitamente) dovrebbe essere inserito nella nuova legge finanziaria (dovrebbe) mentre non si sa nulla dei famosi 40+40 mln già messi in bilancio e non ancora incassati. Non parliamo di canone e pubblicità: il primo è sempre sotto minaccia di riduzione e senza speranza di recupero totale e della definitiva assegnazione come “tassa di scopo indisponibile” mentre la pubblicità, secondo i recenti dati Nielsen, non promette nulla di buono per i mesi a venire. A proposito dei Contenuti, non ne parliamo: la Rai si regge sulla fiction mentre per tutto il resto annaspa tra il fosco e il losco con repliche di Montalbano e Angela come fosse acqua fresca. Nuovi prodotti, nuovi formati??? Chi li ha visti? Sul Cavo, ovvero sulla rete Unica, dopo la creazione di un “gruppo di lavoro” interno a Viale Mazzini del quale, ovviamente, non si sa nulla … sempre a nulla siamo rimasti. Non foss’altro perché, anche in questo campo “pagare moneta, vedere cammello” e di moneta, come detto prima, non ce n’è poi tanta. A parziale scusante per Viale Mazzini, si può sempre dire che pure gli altri non stanno messi meglio.

Questi i temi che oggi e domani si aggirano nella Sala Orsello per il Cda di fine anno dove si dovrebbe discutere del bilancio, dei palinsesti e di qualche varia ed eventuale … non di poco conto. Su sollecitazione di Borioni e Laganà si dovrebbe sapere qualcosa sul perché e sul per come Rai non ha partecipato alla vicenda della “piattaforma italiana della cultura” promossa dal Ministro Franceschini o, se ha partecipato, perché poi si è ritirata. L’AD risponderà ai quesiti posti di consiglieri? Bhò !!! Non è che in precedenza alle tante richieste di chiarimenti avanzate sempre dai due consiglieri siano state prove di grande “garbo istituzionale” … diciamo pure che spesso e volentieri è stato buttato tutto in caciara o, ben che vada, con un “caro Riccardo … ne riparliamo… ti farò sapere”. Vedi pure la storiella dello spettacolo di Natale, già previsto e concordato contrattualmente a Terni e poi, misteriosamente (nemmeno poi tanto…vedi alla voce: “potere degli agenti in Rai”), spostato a Roma e non diciamo nulla sulla storiella edificante del Presepe laico pagato 38 mila euro del quale, forse, se ne parlerà domani in Vigilanza dove è atteso Salini in audizione.

Ieri un attentissimo e qualificatissimo lettore ci ha rimproverato di aver sollevato il tema delle dimissioni dei consiglieri che incontrano qualche “difficoltà” con l’operato di questo vertice e, in particolare di Laganà: “… è l’unico baluardo rimasto per conoscere le nefandezze che si potranno compiere ancora…”. Il problema, molto semplice, è che le nefandezze avvenute sono, appunto, già avvenute e quando si viene a saperle è già troppo tardi perché, appunto, in Rai vale la legge delle sportellate sui denti. Una volta che le hai prese, te le tieni. Però, come abbiamo scritto, ognuno ha la sua coscienza e ne risponde in proprio. Finiamola così, per ora.

Ultima nota: leggiamo dal Corriere a firma Andrea Ducci “Il processo è già in atto, ma pochi sembrano esserne al corrente o tenerne conto. Tanto che si rischiano ritardi, passaggi a vuoto e un danno per un settore economico vitale del nostro sistema produttivo». A lanciare il segnale di allerta è Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, prefigurando il rischio di un «corto circuito» in vista del passaggio che entro il giugno 2022 renderà necessario adeguare o sostituire circa 30 milioni di apparecchi televisivi per consentire la ricezione attraverso il nuovo standard denominato DVB-T2”. Da tempo segnaliamo questo ritardo, solo a Viale Mazzini sembrano non accorgersene.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento