martedì 7 maggio 2019

La palude

Da rileggere tutto d'un fiato il Giulio Cesare di Shakespeare (atto quinto, scena prima): OTTAVIANO - "Ora, Antonio, le nostre speranze si avverano. Tu dicevi che il nemico non sarebbe sceso, ma si sarebbe tenuto sulle colline e sugli altipiani. Non risulta così. Le loro truppe sono vicine; intendono sfidarci qui a Filippi, rispondendo prima che noi li chiamiamo in campo". Alla fine della giornata BRUTO - "Ebbene, allora, va’ avanti. Oh, se un uomo potesse sapere la fine delle vicende di quest’oggi prima che essa arrivi! Ma è sufficiente che questo giorno finisca, e allora si saprà la fine. Andiamo, voi tutti, via!".

Sarà facile osservare le similitudini con quanto sta avvenendo in queste ore, in questi giorni a Viale Mazzini. Una palude di sabbie mobili. Per il prossimo giovedì l'AD ha minacciato di presentare "motu proprio militari" una manciata di nomine, più significative quelle di corporate rispetto a quelle di rete. Oggi, la solita bene informatissima (ci sarà pure un motivo quando una/un collega è più informato del solito e altri tacciono) Giovanna Vitale su Repubblica scrive cose molto interessanti. Il titolo è un programma "La strategia della Lega: colpire Fazio per prendersi tutto". La prima e più rilevante notizia: "dopo aver incontrato i due vicepremier, dicono i bene informati, per aggiornarli sullo stato dell'arte". Ora, commentare i mormorii, le voci e i soffietti, non è cosa educata. Però il testo comunque dice qualcosa e vale la pena soffermarci. Ricorda e riporta i giorni precedenti alla votazione sul Piano industriale quando, sempre voce mai smentita, lo stesso AD si sarebbe incontrato a palazzo Chigi con il Governo. La traccia dell'articolo è tutta a descrivere come le orde leghiste stanno per prendere tutto il possibile della Rai con nomi propri o "in quota" e giù con una raffica di indicazioni (novità: nei giorni scorsi si parlava di Ventura alle Risorse Umane, ora rispunta fuori Zucca, sempre considerato storicamente in quota destra). In questo idilliaco quadretto rimane nell'ombra la storiella di Rai Fiction, dove qualcuno vedrebbe volentieri mandare a casa la Andreatta.
Questa la bassa cucina alla vigilia della battaglia dei prossimi giorni che, appunto, si preannuncia come una palude. 
Lo abbiamo già scritto: anche in politica non esiste il vuoto. Laddove si crea uno spazio, qualcuno lo occupa. La Lega cavalca indisturbata su praterie sconfinate lasciate libere e sgombre da chi non conosce e non capisce la delicata macchina del Servizio Pubblico. La scelta delle persone la dice lunga: da un lato persone di provata storia e esperienza aziendale, dall'altro dei volenterosi "parvenù" che lavorano come matti per capire dove sono, cosa fanno di chi fidarsi. 
Salini ha tre possibilità: va avanti a testa bassa e propone un pacchetto di nomi (magari concordati e centellinati col bilancino) pensando di mettere le mani avanti per non cadere indietro (accontenta la Lega e si garantisce il posto che comincia a sentire traballante); non propone le nomine (non ha trovato accordi e risistemazioni di chi esce); rinvia tutto a data da destinarsi. In tutti i casi i segnali che ne derivano sono chiari: non sono in grado di gestire l'Azienda con i profili di autonomia, conoscenza dell'Azienda e trasparenza necessari come si vorrebbe e come la Legge, bontà sua, gli concede. Finora, del resto, le prove fornite, sono state molto chiare: le nomine precedenti prese alla "comemipare" fermo restando "gli amici prima di tutto" vedi il DG Matassino e ora (a quanto leggiamo Giannotti alla comunicazione); i rapporti con la politica per usare un eufemismo"complessi"; il Piano industriale dal futuro traballante, opaco e bucato in molte parti; la gestione delle risorse strategiche (il canone) a dir poco fallimentare (vedi esproprio dell'extragettito) e così via. Il tutto, con a fianco un Presidente debordante al quale nessuno è in grado di far fronte, lui per primo che lo dovrebbe rimettere al suo posto per ricordargli i limiti dei suoi poteri e competenze (lo stesso AD che lo ha nominato pure presidente di Rai Com, tanto per capirci). Insomma: la palude eccola quì.
Per finire: ieri abbiamo accennato che giovedì si potrebbe valutare il Bilancio sociale 2018. Una nota che stiamo cercando di capire: a pagine 27 si legge che "Nel Qualitel l’indice di coesione sociale viene rilevato distintamente sulla programmazione televisiva e radiofonica e sintetizza le valutazioni del pubblico sulla capacità dell’offerta Rai di soddisfare i bisogni individuali e gli interessi di rilevanza pubblica. I valori ottenuti nel secondo semestre sono positivi e pari a: 7,5 per la programmazione televisiva; 7,1 per la programmazione radiofonica." . Ora, posta la definizione di coesione sociale come “condizione che contraddistingue le collettività nazionali caratterizzate dal riconoscimento di una comune identità storica e culturale, da comuni valori e interessi, dal senso di appartenenza a una stessa comunità, dalla presenza di una rete attiva di relazioni sociali e di mezzi di comunicazione che facilitino la partecipazione di tutti alla vita civile, sociale, politica e culturale” si osserva che questa viene rilevata attraverso il Qualitel (ultimi dati reperibili 2018) e che assegnerebbe a Rai un punteggio di indice di qualità percepita superiore a 7 punti. Ma la qualità percepita non è la stessa cosa dell'indice di coesione sociale che si dovrebbe misurare in altro modo. Insomma, non sembra molto chiaro. Non è cosa da poco.
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