mercoledì 8 maggio 2019

percezione e comunicazione

In attesa degli eventi che tra oggi nel Consiglio dei Ministri e il 26 maggio potrebbero, forse, sconvolgere il quadro politico e, di conseguenza, i rapporti di forza e potere interni alla Rai, ci limitiamo ad alcune sommarie osservazioni.

Un amico attento lettore di questo blog sostiene che la Rai verso il suo pubblico di riferimento ha una discreta percezione e una pessima comunicazione. Forse è vero.
Uno sport nazionale che interessa Viale Mazzini consiste in una sola semplice regola: parlarne male.
Il rumore di fondo che accompagna tutto ciò che succede intorno al Servizio Pubblico genericamente è fastidioso, come un vecchio giradischi con la puntina che graffia. Tutto questo non avviene per caso: è il frutto di un lavoro costante, impegnativo, diretto e indiretto che coinvolge molti soggetti interni ed esterni che a vario titolo sono interessati o coinvolti nella gestione della cosa pubblica. Ancora più fastidioso è dover constatare che in questo momento pochi si occupano del presente e del futuro del Servizio Pubblico e, se lo fanno, nessuno se ne accorge. Qualcuno ha sentito parlare di qualche sindacato, fondazione o istituto di ricerca che ha sollevato obiezioni, richiesto chiarimenti? Qualcuno si è preso la briga di sollevare il tema della pubblicità, del dibattito o del confronto sul Piano Industriale? Qualcuno che pure avrebbe dovuto studiarlo e saperlo a memoria, ha sollevato qualche osservazione nel merito delle scelte strategiche? Al momento, le due sole aree che hanno sollevato interesse sono quelle riferite al canale in lingua inglese passato sotto Rai Com (dove siede come Presidente lo stesso presidente della Rai Marcello Foa) e la minacciata chiusura del canale Rai Movie. Due temi di grande interesse ma del tutto secondari rispetto a quanto il Piano vorrebbe e potrebbe incidere sul futuro della Rai.
Passa quasi del tutto silenzioso il tema risorse che pure il motore di qualsivoglia cambiamento, passa quasi del tutto inosservato il tema tecnologie che pure sono il terreno di scontro epocale del broadcasting. Rischia poi di passare in giudicato, ingiustificato e impunito, il tema della governance attuale che ha riportato la Rai sotto il controllo ferreo del Governo per realizzare il capolavoro perfetto: ad ogni Governo la sua Azienda di Servizio Pubblico.

Un ulteriore fruscio poi è oltremodo sgradevole: un senso di impunità e opacità che accompagna spesso e volentieri gli avvenimenti che si svolgono al settimo piano e, in caduta libera, ai piani inferiori (e ad uno superiore e nella strade limitrofe come Via Teulada). Domani, come abbiamo scritto, in CdA si dovrebbe parlare di palinsesti e di bilancio sociale e, si suppone, che l'AD voglia procedere ad una sventagliata di nomine (vedi lancio ADN di ieri con i nomi dei probabili, non a caso titolato "incertezze").

Nei giorni scorsi abbiamo letto una dichiarazione di Foa sulla necessità di "incrementare in Rai la presenza di giornalisti cattolici". Ecco, esattamente questo non può passare "impunito" sottaciuto o minimizzato. Un giornalista, un professionista quale che esso sia, è bravo o capace indipendentemente dalla sua fede religiosa, appartenenza politica, colore della pelle o simpatia sportiva e l'incremento deve riguardare persone meritevoli, anche se non hanno il Rosario in mano. La sua preoccupazione è che "La rappresentazione del Paese non c'è ancora come io vorrei." Sarà il caso che qualcuno gli ricordi che a lui non compete preoccuparsi della rappresentazione del Paese fornita dalla Rai ma semplicemente gestire il Cda. Punto. Se questi sono i criteri con i quali si selezionano o si propongono i nuovi dirigenti siamo oltre la soglia dell'emergenza. Qualcuno faccia qualcosa.
Come pure merita attenzione la battuta passata pressochè sotto silenzio del senatore Gianluigi Paragone M5S pubblicata sul suo profilo FB: Che senso ha pagare il canone in bolletta per vedere questa Rai?"   e poi aggiunge "Abbattiamo il canone togliendolo subito dalla bolletta e infine riorganizziamo la raccolta pubblicitaria eliminando un pò di potere ai centri media" Se non fosse che è componente della Vigilanza Rai potrebbe passare pure come voce "fouri del sen fuggita".Una frase del genere, fuori di ogni contesto e progetto, è ai limiti dell'incomprensibile o del pericoloso.

Tutto questo è percezione negativa. Tutto questo alimenta malumore verso la Rai che pure è e dovrebbe essere una barricata insuperabile di Servizio Pubblico.
bloggorai@gmail.com

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