lunedì 27 maggio 2019

Tanto tuonò che piovve

Quanto piove ... pure stamattina sembra di stare in pieno autunno. Questa è una sorpresa, per tutto il resto era già tutto ampiamente annunciato, da tempo. 
Il tema, adesso, è dotarsi di una sfera di cristallo, di un mazzo di tarocchi, di un paio di dadi, invocare gli aruspici e cercare di capire cosa potrà succedere in prima battuta al Governo e, visti i precedenti, di conseguenza alla Rai.

Cominciamo a mettere in agenda il prossimo mercoledì 28, alle ore 14, l'audizione dell'AD Salini e, a seguire, l'esame di uno schema di risoluzione sul doppio incarico di Foa come presidente Rai e di RaiCom. Sarà il primo vero banco di prova di posizionamento degli schieramenti: a favore dovrebbero votare PD e M5S e contro la Lega. La linea di difesa di Foa è nota: non ci sono controindicazioni e, comunque, me lo ha chiesto Salini (vedetevela con lui!!!). Quest'ultimo ha fatto pervenire una nota (dove c'è stata qualche zona d'ombra, il Cda non è stato informato) con la quale si sostiene che le due cariche non sono incompatibili (vedi precedenti). La nota è di fonte Affari legali, dove fino a pochi mesi addietro sedeva l'attuale consigliere giuridico (SIC !!!) dello steso Foa. Per parte nostra, osserviamo che il problema del presidente, per certi aspetti, è inferiore a quello del canale in lingua inglese che  andrebbe sotto la gestione di Rai Com, che invece non dovrebbe. A ragionare con gli indovini, si potrebbe immaginare che la tentazione di far saltare il banco sia forte e che, per ragioni contrapposte quanto convergenti, ognuno potrebbe spingere nella stessa direzione. La sfiducia a Foa, verosimile e probabile, non lascia indenne Salini: è stato lui a gestire e decidere e sarà difficile non cogliere un destino comune.  

I lettori spero perdoneranno un personalissimo commento a caldo dei risultati elettorali. La prendiamo da lontano e ci limitiamo al perimetro che più ci interessa, il Servizio Pubblico radiotelevisivo. La parola magica è "cambiamento" che potrebbe avvicinarsi molto a "miglioramento". E' del tutto ragionevole, auspicabile, che chiunque possa o voglia aspirare a qualcosa di nuovo, diverso e migliore di quanto già conosce. Allo stesso tempo, è del tutto condivisibile l'analisi che vede la Rai al centro di una crisi di identità profonda, lontana e per cause non tutte e non sempre riconducibili a se stessa, alle sue gestioni recenti o passate. Un elemento costante e da tutti sempre sottolineato è il suo cordone ombellicale con la politica con la caratteristica di essere a doppia via: da un lato la politica che "nutre" la Rai e, viceversa, una parte di Rai che alimenta la politica.
Diciamola semplicemente: a Viale Mazzini il cambiamento non c'è stato e, se qualcosa potrebbe essere successo, nessuno se ne è accorto. Per essere gentili, evidenziamo un deficit di comunicazione che, per riguardare la prima Azienda in Italia che si occupa di questo argomento, è tutto dire. Anzi, per certi aspetti,  il cambiamento connesso con tutta l'architettura dell'uomo solo al comando collegato al granitico rapporto con il Governo di cui è espressione, ha mostrato e mostrerà ancora di più nel prossimo futuro tutta la sua debolezza strutturale, tutta la sua difficile capacità di gestire, appunto, i cambiamenti più imposti che voluti. Durante questi 10 mesi il solo "cambiamento" è tutto potenziale: il nuovo Piano industriale sul quale, come abbiamo scritto più volte, ben che vada si può solo evidenziare la intrinseca fragilità e impraticabilità: non ci sono certezze sulle risorse, sui tempi, sui criteri di scelta di chi sarà chiamato ad operare, sulle tecnologie. Per non dire poi del buco più rilevante: la pressochè totale assenza della componente "sociale" del piano. Il solo punto di forza, tutto da verificare, è nella presunta capacità di organizzare le strutture interne di produzione per linee verticali. Che possa essere una strada giusta o meno, nessuno è in grado di sostenerlo oltre ogni ragionevole dubbio.

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