E allora, è giugno, andiamo, è tempo di migrare ...
È un pensiero mesto, cupo, e nostalgico e pure un filino rancoroso quello che ci riferiscono correre in alcune stanze tra il VII piano ed altri piani di Viale Mazzini nel mentre e nel quando alcuni preparano i bagagli.. Dopo oltre 40 anni di frequentazioni del Palazzo, ci possiamo permettere qualche confidenza seppure, obbligatoriamente, anonima: “Poteva andare meglio, avremmo potuto raccogliere altri risultati e lasciare una traccia diversa. Ci hanno messo i bastoni tra le ruote o, almeno, non ci hanno favoriti nemmeno quelli che ritenevano nostri “amici”. Sotto il naso di chi ci parla, un autorevole dirigente di simpatie non certo marxiste leniniste, ci sono alcuni titoli di giornali: La Repubblica del 24 maggio “Mediaset batte Rai e i conti 2024 volano con ascolti e pubblicità” poi il Messaggero “AgCom gli ascolti medi diminuiscono Mediaset supera la RAI” poi il Sole 24 Ore “Tv, stagione nera per Rai 3 e Rai 2, cresce il consumo attraverso il Web” e ultimo Italia Oggi “AgCom: nel 2023 ascolti tv in calo del 2,6%. Mediaset supera la RAI. i Tg perdono 830 mila ascoltatori”.
Poi, dal suo cellulare mi fa vedere i dati rilasciati da pochissimo rilasciati dallo Studio Frasi (elaborazione su dati Auditel) dove si legge il confronto della stagione 2023 su 2024 (38 settimane): sul giorno medio le tre reti generaliste RAI perdono circa 137 mila telespettatori e le stesse reti Mediaset ne perdono circa 26 mila; nel prime time le stesse reti Rai perdono circa 315 mila telespettatori (solo RAI 3 ne perde 277 mila) e quelle Mediaset invece 158 mila. Da notare che 9 ne guadagna circa 220 mila. Nei suoi occhi si legge sconforto e un pelo di rammarico: “Tu pensa che anche sulla riduzione del canone siamo stati presi a pesci in faccia: quando è arrivato il provvedimento del Governo, da queste quasi nessuno ne sapeva nulla (o meglio, solo alcuni sapevano): vatti a rileggere i giornali di quei giorni”. In effetti. Infine, chiude “Nota un piccolo dettaglio. Vai a rivedere il Contratto di Servizio appena pubblicato: nel testo approvato in Vigilanza a fine settembre, all’art. 5 (Giovani) all’ultimo paragrafo appariva una frase dove si parlava di “disoccupazione giovanile … studio di nuovi format … incrementare il numero dei conduttori under 35”. Sai che fine ha fatto questa parte nel nuovo Contratto? Te lo dico io: scomparsa, volatilizzata, evaporata. E nessuno ha fiatato. Nemmeno tra i parlamentari della Vigilanza e il Cda che hanno votato un testo e se lo ritrovano modificato a loro insaputa”. Amen. Si è vero, è giugno, andiamo ... è tempo di migrare.
Parliamo di “giovani”? E fin qui, per quanto abbiamo scritto, va male per tutti e peggio per la RAI. Ma il dato che più interessa oltre i numeri è il progressivo e inesorabile invecchiamento delle fasce di pubblico dove basta scorrere il palinsesto di RAI Uno per averne la sua più plastica rappresentazione: tra l’ennesima replica di Pretty Woman, Techedechè al posto dei “pacchi” di Amadeus, una trasmissione dei bei tempi andati affidati a Gianni Morandi, una rievocazione di Raffaella Carrà e il prossimo Sanremo affidato a Carlo Conti … a Villa Arzilla festeggiano a prosecco. Loro , di certo, non si annoiano.
Ora, con il primo caldo che incombe e le elezioni europee alle porte tutto si ferma, si placa in attesa che ci possa essere un Giudice a Berlino in grado di far valere Costituzione e Legge, nonché normativa europea sul futuro della Rai e del Servizio Pubblico, con buona pace di chi attende e spera che tutto possa rimanere come prima. Stiamo constatando che non sono pochi coloro che, tutto sommato, ritengono che i giochi siano fatti, gli accordi sottobanco conclusi (vedi pure stamattina un articolo su Domani che ripete a ritornello le stesse frasi e concetti) e che quindi presto il Governo e le Camere possano tirare fuori i nomi dei prossimi consiglieri dal cilindro di Mago Magò.
Provate ad immaginare quei poveri nuovi consiglieri che si troveranno appena insediati un malloppo di problemi che, a fiuto e buon senso, consiglierebbe subito di rinunciare al prestigioso incarico: ascolti, il canone del prossimo anno, la transizione al DVB- T2, la vendita di RAI Way, il nuovo contratto di lavoro dei dipendenti e chi più ne ha più ne metta. Il tutto, come ha pure detto la Presidente della Vigilanza Barbara Floridia, “Dopo il via libera del Parlamento europeo al Media Freedom Act, la legittimità del prossimo Cda Rai sarà a rischio” (ANSA del 28 marzo). Magari, se lei per prima sostenesse che dal suo partito non verranno fatti nomi già “preconfezionati” sarebbe pure un bel passo avanti.
Comunque, già, proprio cosi: insediare il nuovo Cda con la vecchia Legge 220 del 2015 pone una grave incognita sul futuro della RAI che invece, forse, avrebbe proprio di certezze e non di minacce. Tra le certezze, una è esplicitamente prevista dal MFA: le risorse economiche ovvero proprio quelle che il Governo non ha garantito sul prossimo canone. Fate voi!!!
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