Incubo n. 1: cosa succederà per il prossimo Cda? Chi rimane
e chi se ne andrà? Come verrà nominato? A bocce ferme, è verosimile che il Parlamento
potrà procedere alle nomine di sua competenza (quattro consiglieri) non appena
stabilizzati i risultati elettorali europei e stabilito il “peso” di ogni partito,
di maggioranza e opposizione. È verosimile ma non scontato. Possono succedere tante
cose e le vedremo. Nel frattempo, come già avvenuto il Cda è in prorogatio fintanto
che non si insedierà il nuovo.
Ne consegue che i principali inquilini del VII piano non sanno
ancora bene quale potrà essere il loro destino. Cominciamo dall’AD. Rossi
rimane … Rossi NON rimane. Banalmente evidente che l’incognita determina gli
equilibri interni attuali e prossimi venturi. Chi si schiera con chi? Chi trama
e chi complotta? Molti hanno mangiato la foglia che la sicumera di cui si è
tanto letto della sua riconferma si potrà rivelare una bolla di sapone. Da mesi,
infatti, si legge che Palazzo Chigi potrebbe avere tutt’altre intenzioni, rivolte
all’interno RAI come pure all’esterno con la scelta di un “manager” di area
destra destra (girano nomi). E Sergio rimane a guardare, torna a dirigere la
Radio? Manco per sogno, non ci pensa proprio dicono in molti ragionando pure per il sostegno politico di cui certamente gode, interno ed esterno alla RAI. Il suo sguardo è binario: da un lato
potrebbe essere un piano di permanenza al VII piano con un ruolo tutto ancora
da definire (nulla escluso) mentre dall’altro si fantastica su una compensazione
con un prestigioso incarico esterno come “ricompensa” del buon lavoro svolto come
scaldaposto a Rossi.
Altri discorsi per i consiglieri: tutti sembrano in discussione
meno uno del quale si è letto spesso e volentieri sulla sua riconferma. Provate ad indovinare chi potrà mai essere. Rimane un
incubo per l’intera azienda che, a metà anno, si trova allo sbando. Sarebbe sufficiente
ammettere chiaro e tondo che nominare un Cda con i vecchi criteri prima o poi
troverà un muro sul quale prendere una musata e allora tanto vale applicare
subito l’MFA.
L’incubo CdA RAI si completa rileggendo quanto pubblicato sul
Fatto di sabato scorso dove si legge che il Governo non ha alcuna intenzione di
applicare quanto previsto dal MFA perché ritiene che la normativa (la Legge 220
del 2015) sia conforme ai vincoli posti dalla normativa europea. Si tratta di una
mera affermazione apodittica, a mala pena sufficiente a reggere un ragionamento
esile come una foglia di rosmarino. Questa posizione, come ha scritto il Fatto,
dovrebbe essere ricavata da semplice fonte governativa (documento che “... il
Dipartimento per l'Informazione e l'editoria di Palazzo Chigi ha inviato il 16
maggio alla commissione Politiche europee del Senato per aggiornarla sullo
stato del negoziato a Bruxelles e sull'iter del regolamento” ma c’è chi non
esclude la presenza di una “manina” ispiratrice che si è mossa da Viale Mazzini.
Incubo n. 2: la transizione al DVB-T2. Come abbiamo più
volte scritto, entro la fine di agosto di dovrebbe applicare quanto previsto
dall’art.15 del nuovo Contratto di Servizio sul MUX RAI. Ancora nessuno ha
detto in modo chiaro quanti apparati televisivi, quante famiglie, quanti
telespettatori saranno convolti e quanti invece rimarranno esclusi. Il solo punto
fermo che abbiamo è la lettera di Ciccotti dello scorso 27 settembre dove si sollevava
il problema al quale nessuno ha mai risposto.
Sarà una bolla di sapone, come sostengono alcuni, o cadrà un meteorite
sugli ascolti? Ancora non è del tutto chiaro poi cosa ci andrà dentro al MUX.
Incubo n. 3: i conti in tasca. A metà anno ancora nessuno
è in grado di sapere quale sarà l’importo e come e quando verrà riscosso il canone.
L’ultima legge finanziaria ha posto la sua riduzione e la compensazione con 430
mln prelevati dalla fiscalità generale e ma si è limitata all’anno corrente. Dopo
di che il buio. Un po’ poco per andare avanti e consentire al nuovo CdA di svegliarsi
con qualche certezza economica. Gli amministratori attuali, comprensibili,
potrebbero non avere tanto entusiasmo ad occuparsi di un tema che potrebbe pure
non riguardarli. Ci rendiamo conto, ci rendiamo conto …
Incubo n. 4: l’amianto a Viale Mazzini. Per alcuni
potrebbe essere l’incubo peggiore. I PM di Roma nei giorni scorsi hanno aperto
un fascicolo per omicidio colposo a seguito della morte di un ex collega, Mariusz
Marian Sodkiewicz, che a suo tempo denunciò la presenza di amianto nel palazzo.
Ora c’è chi teme che si possa arrivare ad un provvedimento cautelativo con il quale
si impone la chiusura del palazzo. Un vero incubo.
E pensare che siamo solo alla vigilia delle europee.
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