Ci siamo. Mancano pochi giorni all’apertura delle urne europee e i giochi cominceranno a farsi duri mentre i duri (le dure) cominceranno a giocare. E tanto per tenersi pronti, in queste ore, in questi giorni, ognuno ordisce trame e complotti a suo vantaggio, opportunità e convenienza. Chi non trama ha già tramato (parafrasi). Ognuno.
Questa mattina ci pensa la “solitamente bene informata” Giovanna Vitale di Repubblica a fornire un bel quadretto edificante della situazione RAI e del Servizio Pubblico. Con buona pace dei tanti problemi che gravano: crisi di ascolti, soldi in cassa, Piano Industriale etc etc. Intendiamoci subito: non ci sono notizie certe e rilevanti. Tutto un fritto misto di cose già lette e risapute, a partire dal titolo “Rai sempre più teleMeloni con il rinnovo del Cda la premier si prende tutto”. Titolo vecchio e compassato nonché fiocco come infiorescenza di Tarassaco comune al vento. La Meloni di turno, il Governo, o a scelta Palazzo Chigi da tempo (segnatamente dal 2015) si prendono quasi tutto con la nomina di AD e Presidente e il restante “quasi” rimane appunto un “quasi” che non sempre è riuscito ad essere oltre il “quasi” e diventare vera e forte opposizione. Nulla di nuovo, fintanto che rimane in vigore la famigerata “Legge Renzi” con tutto ciò che comporta in primo luogo nei criteri di nomina degli amministratori. Se non ci si batte con vigore contro tutto ciò che dispone la Legge 220, come si dice “le chiacchere stanno a zero”. L’autrice dell’articolo , curiosamente, ha dimenticato di ricordare che c’è stato un ricorso al TAR che comunque ha trovato un accoglimento nell’approfondimento del merito dei problemi sollevati.
Ecco allora che si dipinge il quadretto già noto da tempo, da mesi, da novembre scorso. Il ritornello è, più o meno lo stesso: Rossi AD e Sergio “forse” DG. Se non che, il forse, vale per tutti ma questo passa in secondo piano e si continua a sostenere che Rossi sarà certamente AD come se la cosa fosse del tutto irrilevante, quasi scontata e immeritevole di nota di rilievo, anche costituzionale. Se non ché, si legge, che ci sarebbe alquanta confusione tra i due e ci si aggiunge il terzo incomodo del quale, da tempo, si legge, che sarebbe ora maggiormente nelle grazie della Meloni, ovvero Chiocci il direttore del Tg1 che seppure avrebbe dichiarato di essere poco interessato ma poi, al dunque, si vedrà. Per quanto riguarda il/la presidente, la partita è assai complicata proprio in virtù dell’assoluta incognita su come verranno ridistribuiti i rapporti di forza politici a partire da martedì 11 giugno. Per quel posto c’è la fila e occorre prenotarsi anzitutto in Vigilanza Rai dove occorrono una manciata di voti in più di quanti ne dispone la maggioranza. Chi li fornirà?
Lo schema, quello che viene definito l’en plein della maggioranza prevede dunque i due nomi di fonte governativa e due nomi di fonte parlamentare. Gli altri tre “sarebbero” distribuiti tra PD, M5S e il rappresentante di dipendenti. La trama attuale prevede, a bocce ferme, che il PD fa il PD ovvero non ha deciso formalmente da che parte stare. Il M5S avrebbe già deciso e da quel poco che si legge non sembra proprio per il verso migliore: non una parola nel merito della Legge Renzi e non un cenno a sostengo delle ragioni del ricorso, anzi, per quanto si legge hanno chiuso la faccenda ed hanno il loro nome già nel cassetto, con buona pace della trasparenza. Scrive la Vitale: “… sponda offerta ai vertici sovranisti. Destinata a continuare, dal momento che i voti grillini sono indispensabili per ottenere in Vigilanza la maggioranza dei due terzi necessaria a ratificare la nomina del presidente”.
Infine, si legge nell’articolo, che le Camere potrebbero votare tra il prossimo 17 e 21 giugno. Tutto è possibile ma tutto è pure da vedere: anzitutto non è stata convocata la riunione dei capigruppo di Camera e Senato e quindi non esiste ancora il calendario dei lavori di giugno. Poi, come abbiamo scritto più volte, e ne siamo fermamente convinti, il risultato del 9 giugno getta una luce sinistra su tutto il panorama. Possibile che in una manciata di giorni i partiti, tutti i partiti, saranno in grado di raggiungere accordi più o meno sottobanco e chiudere la partita, questa partita sulla RAI di tale rilievo? Abbiamo qualche ragionevole dubbio.
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