domenica 27 novembre 2022

Torme di fantasmi tra Viale Mazzini e Piazza Colonna

Foto di Alexa da Pixabay
Non uno ma una intera cooperativa di spettri si aggira tra i giardinetti di Viale Mazzini e Piazza Colonna. Alto che incontri segreti tra Meloni e Fuortes sulla spartizione di qualche poltroncina: roba da educande delle Orsoline. Il malloppo, le poste in gioco sono di ben altro livello che sfuggono dalla portata di chi si barcamena tra un posto di lavoro e un altro.

Ieri abbiamo posto il tema di come si potranno orientare le scelte del Governo di Destra sulla Rai e le abbiamo poste all’interno di un perimetro dentro il quale si colloca al cento il rapporto con Berlusconi/Mediaset. Solo in subordine ci sarà quello con Salvini e la sua personale battaglia sul canone. Siamo convinti che sarà così ma è necessario tenere in considerazione un cerchio più largo e, forse, di maggiore spessore sia dal punto di vista sia del valore economico che da quello normativo. In questo ambito la partita più rilevante è certamente quella sulla rete unica e, in subordine per quanto interessa la Rai, quella sul “polo della torri”. Intanto, una bandierina è stata posta con il posizionamento “forte” del Ministro Adolfo Urso che mantiene il presidio sulle Tlc e ha messo subito il suo pensiero in chiaro: “Siamo consapevoli che la rete sia un bene pubblico, abbiamo bisogno di una rete a controllo pubblico”. A rafforzare le posizioni, sempre per stesso partito, è arrivata la nomina di Alessio Butti, di stretta fede Meloni, come sottosegretario al MiMi con delega alle Tlc. Messaggio forte e chiaro all’alleato di governo: su questo argomento ci pensiamo noi! Potrebbe anche essere  che questa scelta non sia stata tanto presa bene dalle parti di Mediaset. Ribadiamo la nostra convinzione: in questo campo si gioca la partita più importante e tutte le altre, compresa quella sulla Rai, diventano serie B. Rete unica e polo delle torri sii potrebbero intrecciare con il denominatore comune dato dalla “difesa” dell’interesse nazionale.

Altro ambito interessante che è sembrato alquanto sfuggito ai radar dei commentatori (solo Vincenzo Vita sul Manifesto ha scritto qualcosa lo scorso 2 novembre) riguarda l' European Media Freedom Act - Proposal for a Regulation and Recommendation dove si legge che “The proposed Regulation includes safeguards against political interference in editorial decisions and against surveillance. It puts a focus on the independence and stable funding of public service media as well as on the transparency of media ownership and of the allocation of state advertising” cioè una parte del cuore pulsante dell’eterna anomalia del sistema audiovisivo nazionale: il conflitto di interessi e le risorse di cui i diversi soggetti possono disporre. Non solo, ci sono importanti aspetti normativi riferiti al ruolo delle piattaforme, al rapporto con gli utenti, gestione dei dati personali etc. tutti da approfondire.

Per saperne di più:

https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/european-media-freedom-act-proposal-regulation-and-recommendation

https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/giomi-agcom-media-freedom-act-ue-che-cambia-per-la-tutela-del-pluralismo/

 https://www.medialaws.eu/wp-content/uploads/2022/09/2-22-Citino.pdf

L'EMFA sarà una grana non facile da risolvere per il Governo Meloni ma non tanto e non solo per quanto può interessare il recepimento degli orientamenti europei quanto perché implica la necessità vincolante di avere una visione, un progetto su tutto questo mondo dinamico e complesso rispetto al quale, finora, dal governo Meloni non si sono avvertiti pensieri compiuti. Ne consegue la lettura facile dell’incontro dei giorni scorsi tra la stessa Meloni e Fuortes sui grandi e gravi problemi Rai: per il momento tappiamo i buchi, poi si vedrà.

Intanto, da qui a breve, si dovrà sciogliere il nodo della Vigilanza Rai, presupposto indispensabile per riprendere il percorso per la stesura del nuovo Contratto di Servizio e conseguente Piano Industriale. Da notare, by the way, che ormai sembra definitivamente accettata e condivisa l’opinione per cui l’attuale AD NON ha un suo piano industriale ma si è impegnato solo a gestire un residuo vintage di quello precedente con quel mezzo imbroglio della riforma per generi.  All’orizzonte del Governo si profila un combinato disposto di problemi a cavalo tra impegni, risorse e sfide tecnologiche del Servizio Pubblico non facile da affrontare. E non sarà un gioco a somma zero: da qualche parte sarà necessario tagliare qualcosa. Dove, come e quando?

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