giovedì 10 novembre 2022

A cosa serve il Cda Rai ??? Cronaca del suo possibile prossimo fallimento

Foto di annca da Pixabay
C’era una volta in cui eravamo appassionati sostenitori delle assemblee durante le occupazioni del liceo, poi a quelle parlamentari, poi a quelle del sindacato, poi a quelle del condominio, poi a quelle dei vari consigli o comitati di qualsiasi cosa  e così via. Salvo poi scoprire, lentamente e inesorabilmente con il passare dei anni e con i figli che crescono, che qualcosa non andava quasi mai per il verso giusto. E' successo che le “assemblee” spesso venivano svuotate del loro significato e potere deliberativo. È successo che le aule di Camera e Senato delegassero ai vari “tecnici”. E' successo che i vari amministratori di condominio facessero quello che volevano senza rendere conto ai condomini e che i vari Cda venisse di fatto spernacchiati da un AD di turno.

La domanda che da tempo ci ronza per la testa, anche pensando a quando si dovrà riformare il sistema di governance della Rai è molto semplice: è necessario un Cda come quello attuale (con i noti e misteriosi meccanismi di selezione politica) o viceversa può essere sufficiente un Amministratore Unico  di veltroniana memoria? Vuoi vedere che in epoca di Governo di Destra destra questa potrebbe diventare l’idea giusta per risanare la Rai?

Dunque, è successo ieri che si è riunito il Cda Rai dove, si legge in una nota ANSA, che “A far discutere sono, inoltre, i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore che evidenziano il sorpasso di Mediaset sulla Rai nel giorno medio a ottobre: 3,149 milioni gli ascoltatori di media per Mediaset (37,97% di share) e 3,084 per la Rai (37,19%). In prima serata Rai si mantiene invece ancora davanti a Mediaset (7,617 milioni pari al 37,86% di share per Viale Mazzini contro 7,595 milioni pari al 37,75% di share di Mediaset). A Viale Mazzini si conta ora, in particolare, sui Mondiali di calcio e su Sanremo per riprendere la leadership nel giorno medio, mentre il nuovo programma mattutino di Fiorello, in arrivo a breve, potrebbe risollevare gli ascolti della seconda rete. Gli sforzi sono poi concentrati sulla crescita di Rai Play, che sta dando buone risposte. Il consiglio ha anche esaminato i palinsesti inverno-primavera. Il consigliere eletto in rappresentanza dei dipendenti, Riccardo Laganà, come nel caso dei precedenti palinsesti, non ha preso atto della programmazione, rilevando che molte trasmissioni del prime time di Rai1 e Rai2 sono appaltati a società esterne alla Rai e ciò contrasta, a suo dire, con la riforma per generi che dovrebbe valorizzare le risorse interne e lo sviluppo della creatività”.

Se non fosse vero quanto abbiamo letto, ed è vero, si farebbe fatica a credere. Punto primo: i dati sugli ascolti Rai (e di tutta la televisione generalista) sono in crisi da anni, da mesi, da settimane. E il Cda Rai se ne accorge solo ieri dopo aver letto un articolo di giornale?  Incredibile ma sembra così. Salvo comunque girarci intorno come con una foglia di rosmarino: è indiscutibilmente vero che nel day time Rai è sotto Mediaset  ma è pure “relativamente” vero che in prima serata Rai è sopra per una ‘nticchia spacciata per un macigno. Il “relativo” si riferisce anzitutto al fatto che il margine di differenza è talmente esiguo (22 mila telespettatori) che appare pressoché irrilevante e poi, ad essere precisi, ottobre 2021 su ottobre 2022 (mese Auditel) Rai era avanti di 628 mila telespettatori ed ora di soli 22 mila. Non sembra poco. Di cosa c’è da essere allegri? E il Cda era informato, aggiornato, avveduto di tutto questo?  Non volgiamo dire o sperare che debbano leggere Bloggorai ma almeno Italia Oggi, La Stampa etc e non solo il Sole 24 Ore che da tempo lo scrivono in tutte le salse. (Aperta e chiusa parentesi per carità di Patria sul Tg1 e sulla “rivoluzione della Maggioni” e per non dire dello studio di Renzo Piano a RaiNews24 che mantiene il primato da ascolti telefonici pur impiegando oltre 200 giornalisti). Poi: “A Viale Mazzini si conta ora sui Mondiali e poi su Sanremo”? Ma che è il botteghino del lotto o il Santuario della Madonna del Divino Amore? Siamo alla “speranza, fede e carità”? “Io speriamo che me la cavo?”. Ma è mai possibile che un Cda debba fare auspici, scongiuri e praticare maghi e fattucchiere?  Bho!!! Mondi paralleli!

Andiamo avanti: “Gli sforzi sono concentrati sulla crescita di Rai Play”. Cioè, tradotto in italiano – inteso che parliamo la stessa lingua ma ne abbiamo qualche dubbi - che gli sforzi NON sono concentrati sul “core business” ovvero la televisione generalista digitale terrestre (rivista e corretta magari in MPEG-2 o in HD come si vorrebbe) ma su una piattaforma  complementare, sussidiaria e subordinata e quella principale. 

Infine, una nota per il “..non ha preso atto…" sui palinsesti del consigliere Laganà (è vero che i palinsesti non si votano e il Cda “prende atto o meno”). Si tratta di una formula che non rende giustizia a come si dovrebbe porre il problema che è quello esattamene posto nella seconda parte della sua affermazione: “molte trasmissioni del prime time di Rai1 e Rai2 sono appaltati a società esterne alla Rai..”. Il punto centrale è esattamente questo: il potere, lo strapotere di società ed agenti che in Rai fanno e disfano a loro piacimento. Punto. Se il Cda non è in grado di fronteggiarli cosa altro possono fare? Infine, vi è l’ultima parte dell’affermazione di Laganà che non convince: “…la riforma per generi che dovrebbe valorizzare le risorse interne e lo sviluppo della creatività…”.  Lui, meglio di altri, sa e conosce benissimo la genesi, la realtà fattuale e attuale e i personaggi che partecipano a questa “rivoluzione” come l'ha definita Fuortes e proprio recentemente ne ha avuto prova provata (vedi Fiorello) del suo fallimento, o meglio della sua intrinseca difficoltà anche a prendere luce. Chi altro difende questa “riforma” ? Quali  prove ci sono del suo successo? Dove si avverte il cambiamento epocale che avrebbe dovuto determinare all’interno e nella percezione pubblica di tale mutamento? Noi non ce ne siamo accorti.. Magari ci sarà tempo anche per questo, però intanto l’Azienda declina, lentamente, inesorabilmente declina.. Intanto però, ancora una volta, del più grande dei problemi che si intravvedono all’orizzonte, il canone, silenzio totale.

bloggorai@gmail.com

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