lunedì 10 febbraio 2020

Le mezze verità


C’è qualcosa che fa venire facilmente l’orticaria: si tratta delle ciambelle senza buco. 
Di cosa parliamo? Di due concetti: successo e coesione sociale riferiti a Sanremo. Vediamo il primo e leggiamo dalle colonne de La Stampa “…Rai è stata capace di unire l'Italia” come ha dichiarato l’AD Salini e poi, su varie testate “record di share”. Soffermiamoci un momento sui numeri (e già che ci siamo teniamoci bene a mente un pensierino di Albert Einstein quando ha scritto sulla sua porta di Princeton la famosa frasetta “Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.” E dunque  vediamo questi numeri degli ultimi 5 anni:
Spettatori                                        
1. 2018 [12.125.000]
2. 2017 [12.023.000]
3. 2020 [11.477.000]
4. 2016 [11.223.000]
5. 2019 [10.622.000]
Share
1. 2020 [60,6%]
2. 2017 [58,4%]
3. 2018 [58,3%]
4. 2019 [56,5%]
5. 2016 [52,5%]   (l’edizione 2012 con Morandi ha fatto il 59,83%).

Per valutare correttamente questi numeri è necessario considerare inoltre due aspetti fondamentali: il primo è la durata della trasmissione e il secondo la quantificazione della platea televisiva globale. Tirare per le lunghe la trasmissione necessariamente porta ad un aumento dello share (oltre che rimpinguare le casse dell’Azienda) ma da questo a sostenere che lo share sia di per se un “successo” e che questo di per se significa “unire l’Italia” ce ne corre. La platea televisiva, da anni, si restringe progressivamente (e questo avvantaggia ulteriormente lo share): per tenerci stretti nelle serie temporali riportiamo solo che nel dicembre 2017 era di 25.117.928 mentre a dicembre 2019 è stata di 24.100.050 cioè circa 1 milione in meno (fonte Auditel). In valori assoluti e relativi, il numero di telespettatori inoltre è significativamente diminuito e dunque dov’è il successo? (da leggere le dichiarazioni di Giancarlo Leone riportate oggi sul Corriere: “puntare non più la percentuale di quelli che vedono la televisione ma il numero assoluto di telespettatori”).

Ma, appunto, si tratta di una mezza verità perché indubbiamente il “successo” commerciale c’è stato e i soldi portati nelle casse (misere) dell’Azienda fanno comodo a tutti. Aggiungiamo: a quale prezzo? Vediamo due piccoli aspetti e ci avviamo ad entrare nel merito. I tre personaggi principali che hanno animato Sanremo sono stati: il primo Fiorello  dunque il primo front man di Wind, il secondo Amadeus lo è di Tim, potenziali diretti competitors di Rai come OTT italiani e il terzo Tiziano Ferro, attuale soggetto di un importante produzione Amazon, altro diretto competitor Rai,  che sul personaggio manderà in onda uno speciale. Aggiungiamo, a proposito di personaggi: e la disposizione della Vigilanza sul numero dei personaggi appartenente alla stessa “scuderia” di un agente che fine ha fatto? Ignorare la Legge, per quanto non sia esattamente tale, e sulla base di questa violazione, farne un “record” non sembra proprio essere una cosa simpatica.

Allora, per sostenere quanto e come Sanremo ha riunito l’Italia si dovrebbero leggere a tutto campo ognuna delle sue componenti, compresi i personaggi, i contenuti, i simboli e i linguaggi adoperati per capire se e in quali termini questi quattro giorni hanno realizzato questo miracolo. A meno che non si voglia sostenere una “bizzarra” equivalenza secondo cui “tanto share” significa tanta Italia unita e coesa. Ci torneremo ancora, spesso e volentieri, a cercare di capire questi contenuti per meglio comprendere un altro tema sollevato (un po’ sommessamente in verità) ma per questo blog di grandissimo interesse: la coesione sociale.

Di questo concetto si parla anzitutto nel Rapporto di Concessione Rai Mise dove, all’art. 1.1 si legge “servizio pubblico .. di interesse generale … volto a favorire .. il progresso e la coesione sociale”. Ne segue il Contratto di servizio che, in diverse parti , declina questo concetto in “obblighi” a partire dall’art. 2 (comma 2.3) e successivamente all’art. 25.o laddove si legge che “la Rai è tenuta a dotarsi di un sistema di analisi e monitoraggio della programmazione …”.  Infine, di coesione sociale, se ne parla nel Piano Industriale e, in particolare, solo nella parete relativa al “Punto di partenza, par. 3 Il Contratto di servizio – pag. 80”. Per essere il documento programmatico, la road map, dello sviluppo del Servizio Pubblico nei prossimi anni, in verità, se ne parla alquanto sottotraccia … ma questo è un dettaglio. Come accennato, nei giorni scorsi è stato letto qualche accenno ad un presunto “altissimo indice di coesione sociale”  (PrimaOnLine). Ora, prima di addentrarci in sottili disquisizioni, poniamo qualche interrogativo: chi, come e quando ha realizzato questo strumento? È stato realizzato in adempimento a quanto previsto dal Contratto di Servizio in una struttura interna Rai? Come è stato realizzato? Quali metodologie applicate e quali strumenti utilizzati? Perché di tale strumento, di fondamentale importanza, non è mai stata data corretta comunicazione e si viene a scoprire solo per “questo Sanremo” ? Per quanto è noto sapere, nel mondo accademico, dei ricercatori sociali, degli esperti di comunicazione nonché dei soggetti direttamente interessati (tutti coloro che si occupano di “sociale”) di questo indice, accettato e condiviso, non si trovano significativi riscontri: provate a digitare su Google  “misurazione della coesione sociale” e osservate cosa viene fuori. Detto questo, rimane in evidenza la necessità, l’obbligo di discutere e approfondire questo tema che non può essere lasciato nella mani di chi poi lo adopera come clava per attaccare o difendere il proprio operato sul quale, invece, c’è molto ancora da dire e, nello specifico, proprio di questo Sanremo e, ancor più nello specifico, proprio per quel “sistema di valori” sociali e culturali che ha sostenuto e veicolato.

bloggorai@gmail.com

ps_grazie ai tantissimi che pure ieri senza post si sono collegati al blog !!!

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