sabato 30 novembre 2024

La RAI e la Questione Morale

 

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali...” Enrico Berlinguer, la Questione Morale, intervista ad Eugenio Scalfari nel 1981. ( https://www.enricoberlinguer.it/questione-morale-berlinguer/), da rileggere attentamente: di grandissima attualità.

Esiste una “questione morale” dentro e fuori la RAI? Si possono valutare con criteri “morali” le nomine degli amministratori e dirigenti nominati senza criteri chiari, trasparenti e verificabili? Si può dibattere in termini “morali” la questione canone? Quando si afferma che il “canone è la tassa più odiata dagli italiani” si entra in un ambito di valutazioni “morali” (l’odio). Si può riflettere sulla “moralità” di scelte e gestione di risorse umane ed economiche? È lecito avere dubbi in merito alla “moralità” delle scelte editoriali? Forse si.

Necessarie due premesse: la prima è trovare una definizione convincente e condivisibile di “morale” applicata ad un’Azienda di Servizio Pubblico Radiotelevisivo sostenuta con il canone per obbligo di legge. La seconda è individuare metri di misura con i quali valutare la “mortalità” delle scelte compiute. Intendiamoci poi su un punto fondamentale: “educare, informare e divertire” come recita la missione della BBC alla quale tento e tanti vorrebbero somigliare implica giocoforza entrare nel merito di valutazioni etiche, culturali, economiche e infine politiche. Posto che loro, da sempre, hanno un’attenzione sul loro futuro che da noi se lo sogniamo. Recentemente abbiamo segnalato l’ultimo Report del Parlamento inglese con il titolo “The future of the BBC licence fee” cioè una “cosa” che da noi nemmeno col binocolo sono in grado di vederla, immaginarla e proporla. Allora, chi educa chi e su quali programmi? Come si informa: con quali criteri vengono definite le priorità delle notizie e degli argomenti e la loro rilevanza? Cosa si propone in termini di “divertimento”? Tanto per intenderci: il gioco dei pacchi su RAI Uno si presta a fare considerazioni “morali”? Sfrugugliare dal buco della serratura della camera da letto degli ospiti in trasmissione come spesso avviene in una nota trasmissione di RAI Due pone qualche dubbio “morale”? Tenere costantemente alto il “volume” della cronaca nera suscita perplessità “morali”?

Per rispondere, almeno sommariamente alla prima domanda senza addentrarci in sofisticate questioni terminologiche o filosofiche dove, spesso, si porta a circoscrive il dibattito sulla “specificità relativa” della “propria” morale ci possiamo attenere a quel senso di “morale” intesa da Berlinguer, quella che pone il suo baricentro sull’interesse collettivo, quella che pone la sua più grande attenzione al bene comune.

Sulla seconda premessa difficile trovare risposte. Ad esempio: quanti minuti di notizie di cronaca nera in un Tg di prima serata sono “moralmente” accettabili rispetto ad altre notizie meno “appetibili” al grande pubblico come taluni ritengono?

Nei giorni scorsi è passata pressoché inosservata una battuta di Roberto Saviano su Don Matteo, un grande successo storico di RAI Uno. È stato citato un testo di un anonimo autore di FB che si è preso la briga di “misurare” l’impatto criminogeno del programma.  Leggiamo: “… numero spropositato di omicidi che avviene a Gubbio, il paesino in cui è ambientata la serie. Don Matteo ha circa 160 puntate (le 9 stagioni ambientate a Gubbio) e considerando che in ogni puntata muore qualcuno, abbiamo all'incirca 160/170 omicidi (in alcune puntate ci sono più delitti). Il comune di Gubbio ha 31.736 abitanti, e se facciamo il numero di omicidi dovuti alla presenza di Don Matteo (che considereremo come catalizzatore della furia omicida umana) rapportato al numero di abitanti, vediamo che Gubbio ha 0, 5% di morti fra il totale della popolazione. Il dato, confrontato con quello della città con più omicidi al mondo (Caracas, 130 ogni 100.000 persone) rendere Gubbio più pericolosa di città come Timor Est, Baghdad, Bucarest e la stessa Caracas… Per raggiungere il numero di omicidi di Gubbio, Caracas dovrebbe avere circa 500 omicidi ogni 100.000 abitanti, ovvero un incremento del 284%. Ma se consideriamo che quei 130 omicidi sono fatti da centinaia di persone diverse (narcos, criminalità varia, polizia corrotta) capiamo come Don Matteo sia un vero strumento di morte e distruzione. Un calcolo più realistico andrebbe fatto sul numero di persone conosciute da Don Matteo a Gubbio e la percentuale di morti fra quella cerchia. Considerando ad esempio 4 persone nuove a episodio come media, moltiplicando 4 per il numero di episodi (160) otteniamo 640 persone. Considerando i 160 omicidi, 160 su 640 significa una percentuale di morte del 25% entro 10 anni se si é conoscenti del Don. In pratica, ci sono più probabilità di morire a causa di Don Matteo che in un incidente stradale o per una malattia cardiovascolare”.  

Abbiamo posto solo e semplicemente un argomento di riflessione, giusto per uscire dalla morta gora del TotoPresidente Rai e di chi un giorno ritiene che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA nel novembre 2019) salvo poi aggiornare il concetto nei giorni scorsi con “La Rai, come ogni azienda del servizio pubblico, ha bisogno di avere un finanziamento strutturale prevedibile per fare programmazione”. Ipse Dixit Boccia, vicesegretario PD.

bloggorai@gmail.com 

 

La RAI e la Questione Morale

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali...” Enrico Berlinguer, la Questione Morale, intervista ad Eugenio Scalfari il 10 giugno 2009 ( https://www.enricoberlinguer.it/questione-morale-berlinguer/), da rileggere attentamente: di grandissima attualità.

Esiste una “questione morale” dentro e fuori la RAI? Si possono valutare con criteri “morali” le nomine degli amministratori e dirigenti nominati senza criteri chiari, trasparenti e verificabili? Si può dibattere in termini “morali” la questione canone? Quando si afferma che il “canone è la tassa più odiata dagli italiani” si entra in un ambito di valutazioni “morali” (l’odio). Si può riflettere sulla “moralità” di scelte e gestione di risorse umane ed economiche? È lecito avere dubbi in merito alla “moralità” delle scelte editoriali? Forse si.

Necessarie due premesse: la prima è trovare una definizione convincente e condivisibile di “morale” applicata ad un’Azienda di Servizio Pubblico Radiotelevisivo sostenuta con il canone per obbligo di legge. La seconda è individuare metri di misura con i quali valutare la “mortalità” delle scelte compiute. Intendiamoci poi su un punto fondamentale: “educare, informare e divertire” come recita la missione della BBC alla quale tento e tanti vorrebbero somigliare implica giocoforza entrare nel merito di valutazioni etiche, culturali, economiche e infine politiche. Posto che loro, da sempre, hanno un’attenzione sul loro futuro che da noi se lo sogniamo. Recentemente abbiamo segnalato l’ultimo Report del Parlamento inglese con il titolo “The future of the BBC licence fee” cioè una “cosa” che da noi nemmeno col binocolo sono in grado di vederla, immaginarla e proporla. Allora, chi educa chi e su quali programmi? Come si informa: con quali criteri vengono definite le priorità delle notizie e degli argomenti e la loro rilevanza? Cosa si propone in termini di “divertimento”? Tanto per intenderci: il gioco dei pacchi su RAI Uno si presta a fare considerazioni “morali”? Sfrugugliare dal buco della serratura della camera da letto degli ospiti in trasmissione come spesso avviene in una nota trasmissione di RAI Due pone qualche dubbio “morale”? Tenere costantemente alto il “volume” della cronaca nera suscita perplessità “morali”?

Per rispondere, almeno sommariamente alla prima domanda senza addentrarci in sofisticate questioni terminologiche o filosofiche dove, spesso, si porta a circoscrive il dibattito sulla “specificità relativa” della “propria” morale ci possiamo attenere a quel senso di “morale” intesa da Berlinguer, quella che pone il suo baricentro sull’interesse collettivo, quella che pone la sua più grande attenzione al bene comune.

Sulla seconda premessa difficile trovare risposte. Ad esempio: quanti minuti di notizie di cronaca nera in un Tg di prima serata sono “moralmente” accettabili rispetto ad altre notizie meno “appetibili” al grande pubblico come taluni ritengono?

Nei giorni scorsi è passata pressoché inosservata una battuta di Roberto Saviano su Don Matteo, un grande successo storico di RAI Uno. È stato citato un testo di un anonimo autore di FB che si è preso la briga di “misurare” l’impatto criminogeno del programma.  Leggiamo: “… numero spropositato di omicidi che avviene a Gubbio, il paesino in cui è ambientata la serie. Don Matteo ha circa 160 puntate (le 9 stagioni ambientate a Gubbio) e considerando che in ogni puntata muore qualcuno, abbiamo all'incirca 160/170 omicidi (in alcune puntate ci sono più delitti). Il comune di Gubbio ha 31.736 abitanti, e se facciamo il numero di omicidi dovuti alla presenza di Don Matteo (che considereremo come catalizzatore della furia omicida umana) rapportato al numero di abitanti, vediamo che Gubbio ha 0, 5% di morti fra il totale della popolazione. Il dato, confrontato con quello della città con più omicidi al mondo (Caracas, 130 ogni 100.000 persone) rendere Gubbio più pericolosa di città come Timor Est, Baghdad, Bucarest e la stessa Caracas… Per raggiungere il numero di omicidi di Gubbio, Caracas dovrebbe avere circa 500 omicidi ogni 100.000 abitanti, ovvero un incremento del 284%. Ma se consideriamo che quei 130 omicidi sono fatti da centinaia di persone diverse (narcos, criminalità varia, polizia corrotta) capiamo come Don Matteo sia un vero strumento di morte e distruzione. Un calcolo più realistico andrebbe fatto sul numero di persone conosciute da Don Matteo a Gubbio e la percentuale di morti fra quella cerchia. Considerando ad esempio 4 persone nuove a episodio come media, moltiplicando 4 per il numero di episodi (160) otteniamo 640 persone. Considerando i 160 omicidi, 160 su 640 significa una percentuale di morte del 25% entro 10 anni se si é conoscenti del Don. In pratica, ci sono più probabilità di morire a causa di Don Matteo che in un incidente stradale o per una malattia cardiovascolare”.  

Abbiamo posto solo e semplicemente un argomento di riflessione, giusto per uscire dalla morta gora del TotoPresidente Rai e di chi un giorno ritiene che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA nel novembre 2019) salvo poi aggiornare il concetto nei giorni scorsi con “La Rai, come ogni azienda del servizio pubblico, ha bisogno di avere un finanziamento strutturale prevedibile per fare programmazione”. Ipse Dixit Boccia, vicesegretario PD.

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venerdì 29 novembre 2024

RAI: 'scordammoce 'o passato ... per il futuro c'è sempre tempo

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Come abbiamo scritto ieri, bisogna essere laddove le “cose” si svolgono per cercare di capire e sapere. Bisogna seguire gli interventi e cogliere la "notizia" (quando c'è e spesso non c'è), cogliere gli sguardi, percepire le battute e le posture del corpo, osservare chi c’è e fare pure bene attenzione a chi non c’è.

Ieri pomeriggio si è svolto al Senato un Convegno promosso dal senatore Gasparri per ricordare i 20 anni della sua legge. L’appuntamento aveva un sottotitolo ambizioso: “Riflessioni sul futuro  …”. la proposta era molto invitante. A Bloggorai interessava in particolare capire e sapere qualcosa su questo aspetto.

Ecco quanto ne è venuto fuori.

A. Il termine “futuro” non è venuto fuori a nessuno nemmeno con le tenaglie. Peccato, una buona opportunità mancata. Nessuno si è azzardato nemmeno lontanamente anche solo a fare uno piccolo sforzo di fantasia. È stato tutto un rinfrescare antiche e presenti glorie perdute o conquistate. È vero che l’appuntamento era finalizzato a ricordare i 20 anni della Gasparri dove, peraltro, non si sono spesi gran che per valutarne tutti gli aspetti e le conseguenze che ci sono state. Ma è pur vero che il “sistema integrato delle comunicazioni” il famigerato SIC inventato da Gasparri con la lege 112 sta attraversando un momento di particolare complessità dove la Rai peraltro è in piena turbolenza e un pensierino al suo possibile “aggiustamento all’era dello streaming” si poteva pure fare. Pochi (nessuno) hanno ricordato che è in corso un dibattito proprio al Senato sulle proposte di riforma della sola governance RAI mentre di “sistema” non si legge traccia. A domanda specifica, il senatore Gasparri a proposito della PdL promessa dal suo partito ha risposto “ci stiamo lavorando”. Aspettiamo fiduciosi.

Il futuro è tutto da scrivere ma non ci sono gli autori che possono iniziare, manca la penna e la carta ma manca anzitutto qualche idea, qualche proposta, qualche visione.

B. Chi c’era e chi non c’era? Iniziamo da questa parte. Da tempo, molto tempo, il PD è il grande assente su questi temi. Non c’è non tanto nei convegni ma nella mancanza di proposizione, di elaborazione, di promozione al dibattito e al confronto. Bene che vada partecipa ad iniziative altrui. Bene che vada si abbarbica a proposte di riforma della sola governance (3, dicasi 3) dove l’epicentro è la “fondazione” e il che è tutto dire: l’anticamera della privatizzazione sotto mentite spoglie. Di “futuro” ovvero di missione del Servizio Pubblico non ci sono tracce. Il termine “canone” poi lo ha dimenticato del tutto: quando lo scorso anno è avvenuto il taglio a 70 euro si potevano e dovevano fare le barricate in Parlamento per tutti i profili di illegittimità con annessi profili di incostituzionalità del provvedimento (una legge ordinaria non può intervenire ordinamentale non può intervenire su una legge ordinaria) e invece nessuno ricorda un segnale di fumo. Quando alcuni “volenterosi” hanno fato ricorso al TAR avverso i criteri di nomina dell’attuale Cda se ne sono ben guardati di citarlo almeno una sola volta pure di sfuggita. Amen.

Chi c’era ieri? Tanti cosiddetti “stakeholders” ovvero portatori sani di interessi economici. Il tema ricorrente erano i soldi. Tutti a battere cassa per averne di più o per difendere quelli che già hanno e che vedono minacciati: da Cairo a Confalonieri per finire agli editori accorsi numerosi.

Poi era presente una qualificata presenza RAI a partire dall’AD Rossi che seppure non fosse intervenuto non sene accorgeva nessuno: il vuoto pneumatico di argomenti triti e ritriti. Of course, per il filosofo di Colle Oppio affrontare il futuro della RAI potrebbe essere quasi una minaccia, meglio lasciar perdere. Curiosamente, il parterre Rai era alquanto poco numeroso: qualche fedelissimo della “quota” FI e pochi altri. Notato l’ex DG Salini. Sembra che molti non sapevano nulla del Convegno. 

A questo punto, visti i presenti ieri in sala, è doveroso proporre il TotoPresidente RAI prossimo venturo e riferire quanto si dice di loro.

Agnes: tendenzialmente stabile (“Non la “schioda nessuno”) ma con un filino, una piuma,  di ostentata nonchalance, ma pure di preoccupazione e nervosismo (“Se non ce la fa ancora per un paio di votazioni in Vigilanza, il Governo deve cambiare proposta”). Dicono che sia molto “irritata”.

Marano: in leggera crescita. “Non molla certo il lauto compenso che percepisce a Milano” dicono di lui chi lo conosce bene (ieri però non si è visto). Ma, se Palazzo Chigi chiama? Potrebbe essere una soluzione in compensazione al Salvini scornato. Comunque, pare, dicono, che ci sta prendendo gusto a fare il Presidente P.T.  

Natale: stabile tendente al ribasso. Potrebbe essere lui “Il nome autorevole e di garanzia” votabile pure dal M5S??? Il candidato PD sotto mentite spoglie “Prova a studiare da Presidente” ma, dicono di lui “Non ha il phisique du role, gli manca quel certo … non so che”. Gode sempre di grande apprezzamento, nonostante il tradimento del 26 settembre. In casa 5S qualcuno però giura che piuttosto che votare lui votano la Agnes.   

Il “quarto incomodo”: aleggia nell’ombra ed è sempre pronto/a a salire in scena. Se il sistema dei veti incrociati in Vigilanza permane inalterato sarà giocoforza ricorrere a lui/lei. Certo, questo significa che in Cda qualcuno dovrebbe fare un passo indietro e non si capisce bene chi mai potrà essere. “Le vie del Potere sono infinite” ci ha suggerito ieri un autorevole interlocutore. Nomi non mancano: si parla della Todini (l’abbiamo proposta e il naso si è arricciato); si è parlato del ritorno di Gubitosi (“uhmmmmmm”) e via trotterellando.  

bloggorai@gmail.com

giovedì 28 novembre 2024

RAI: Un grande dito in un piccolo occhio ... orbo


Bloggorai profeta! 

Bloggorai molto letto quanto inascoltato e non citato ma profeta! Meglio dei cartomanti e delle fattucchiere! Prima degli altri e gratis!

Ci accontentiamo: lo abbiamo scritto in epoca non sospetta che la madre di tutte le battaglie si giocherà sul fronte delle risorse RAI, sul canone,  e che convegni vari, Stati generali, dibattiti e fini e dotte disquisizioni sul MFA sono solo scaramucce subordinate, secondarie e accessorie.  Chi paga comanda. Punto. Per tutto il resto c’è tempo, vedremo.

Con la bocciatura dell’emendamento della Lega sulla riduzione del canone siamo tornati al famigerato art. 113 della Legge di bilancio che, giova ricordarlo, non è una passeggiata serena per Viale Mazzini. Si prevede che non debbano aumentare i costi del personale, si debbano ridurre le consulenze e comunque si deve realizzare un contenimento delle spese almeno del 2%. Cioè, più o memo, quanto scrive la Corte dei Conti da anni, inascoltata come Bloggorai.

Si tratta di un dito nell’occhio della RAI da parte del Governo in altra forma e non si sa bene se meno grave della riduzione del canone. Magari non lo è nell’entità, ma lo è certamente nella sua architettura politica: ovvero l’ingerenza dell’esecutivo sull’Azienda. Tra l’altro, ci ricorda oggi il Sole, che lo scorso anno “… il canone totale lo scorso anno si è attestato sugli 1,839 miliardi, sceso di 25,2 milioni con un calo «determinato per lo più dal sensibile incremento della morosità sulle bollette elettriche correlata alla complessità del contesto socioeconomico”. Un dato che, veromile, è destinato a crescere.

Apriamo una parentesi sui grandi temi e a questo punto tocca scendere ancora un momento nella bassa cucina dei costi interni di Viale Mazzini. Se non si conosce e non si tocca con mano non si capisce e ieri ci siamo andati e abbiamo avuto modo di conoscere e capire qualcosa di più sul calderone ribollente del sottobosco della messa in onda tv. Abbiamo accennato al potere delle case di produzione, al potentissimo ruolo degli agenti artistici, al sottobosco ricchissimo delle produzioni esterne e degli appalti che detengono quasi il monopolio della messa in onda del prime time. Ci ha detto, in sintesi, una nostra fonte in una lunghissima e dettagliata conversazione: “Un altro scandalo parallelo è quello delle collaborazioni esterne occulte e silenziose, degli affidamenti di incarichi, di consulenze più o meno fantasma, di collaboratori e autori esterni di programmi in acquisto, di pensionati RAI che ancora godono di “qualcosa”. Una pletora di contratti, di tanti soldi che girano, di amicizie e “quote” da far paura. È sufficiente andare alla Dear o in altri centri di produzione per rendersene conto. Caro Bloggorai, hai parlato di “polo della regia”? Una buona idea che nessuno vuole applicare, anzi: ogni produzione esterna vuole il “suo regista”, ogni personaggio vuole il “suo regista” e così i registi interni RAI sono prevalentemente ridotti a fare i semplici “staccacamere”.  Ricordate nei giorni scorsi quando abbiamo citato le manovre al Marketing Rai e delle “consulenze” in corso? Tenetele a mente.

Torniamo però alle “grandi battaglie” come quella sulla presidenza Rai. La competizione è tutta aperta e tutti gli esiti sono possibili. Qualcuno dovrà necessariamente fare un passo indietro: o il governo ritira la Agnes o l’opposizione (o una parte di essa) la vota. Si cominciano però a valutare altre possibilità che ci riconducono ad altri equilibri politici sia pure sterni alla RAI, ad esempio vedi quanto successo ieri a Bruxelles con il PD che ha votato Fitto con la Meloni e il M5S e AVS contro. Da giorni circola una “idea” sul possibile ritorno in pista della Todini. Come pure, in compensazione dello “smacco” subito dalla Lega sul canone, potrebbe prendere quota l’idea Marano. Anche su questo tema peraltro, lo abbiamo scritto chiaro e tondo per primi e da soli: una variante possibile che qualcuno accarezza per la presidenza RAI sarebbe quel Roberto Natale, il consigliere uscito dal cilindro di AVS ovvero il partito che aveva sottoscritto il patto  di cartastraccia di “prima la riforma e poi le nomine” ovvero lo stesso Natale lo stesso che era paladino dell’autonomia e dell’indipendenza della RAI dai partiti e dell’importanza del MFA, salvo poi dimenticare tutto non appena gli si è prospettata una occasione imperdibile. Forse intendeva dire indipendenza dagli altri partiti, non dal suo.

Andiamo avanti. La situazione politica è complessa assai. Oggi pomeriggio si svolgerà un appuntamento su “Riflessioni sul futuro a 20 anni dalla Legge Gasparri”. Un'occasione per cercare di sapere e capire l’aria che tira.


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Ps: ieri è comparsa una notizia interessante sul tema tennis, oggi tanto a cuore a molti appassionati: la RAI lo manda in onda su RAI Due e, visto il successo, il presidente Binaghi della FIT ha chiesto di trasmetterlo su  RAIUno al pari del calcio, altrimenti i diritti tv li cedono ad altri. A quanto sembra, il Marketing, sta valutando. Chissà a chi mai è stata affidata questa valutazione? Forse sarà necessaria una consulenza?

 


 

martedì 26 novembre 2024

RAI: gli Anziani e Forza Italia la salveranno

By Bloggorai

Recentemente sono stati festeggiati 70 anni di televisione. È un numero carico di significato: “Ogni sera, in media, 23,8 milioni di individui seguono programmi televisivi nella fascia di massimo ascolto: il prime time” scrive oggi Andrea Biondi sul Sole nell’articolo “L'Auditel fotografa 40 anni d'Italia, divisa tra vecchia Tv e nuovi soggetti streaming”. Numeri e parole: 70 e “vecchia e nuovi” che dicono tanto ma non tutto. Ad esempio dicono che l’età media dei telespettatori della Tv generalista è intorno ai 60 anni e forse poco più alta l’età media di coloro che si occupano di televisione (Bloggorai tiene alto questo parametro: over 70). Presto gli “esperti” di televisione saranno estinti come i dinosauri mentre sta crescendo una nuova generazione di nuovi esperti di streaming, di social e di nuove piattaforme che non compaiono nel dibattito pubblico nazionale. Nota a margine: tra gli specialisti del genere molti ricoprono importanti cariche universitarie, docenti e professori. Nei dibattiti pubblici che spesso si svolgono non si vede un loro allievo o studente manco a cercarlo con il lanternino. Qualcosa vorrà pur dire.

Questi numeri non appaiono destinati a mutare in meglio. Gli anziani di Villa Arzilla incollati di fronte alla Tv saranno sempre più mentre progressivamente diminuisce la platea televisiva a favore di altre modalità di uso e consumo di prodotti audiovisivi che non saranno più fruibili sulla televisione tradizionale. C’è una crisi di generazioni, di società in mutamento e c’è una crisi profonda di contenuti, di prodotti, di ideazione. La RAI, per larga parte, non solo non inventa e produce poco in conto proprio trasmissioni di grande successo che non siano il discorso del Presidente Mattarella, i Tg e Montalbano (ora per tenersi “aggiornati” e risollevare le tristi sorti di RAIDue si sono “inventati” il tennis), ma quanto di “nuovo” manda in onda è “usa e getta” e magari pure acquistato da produttori esterni come si vede dalla serie di insuccessi inanellati dai recenti prodotti “Made in Tele Bidoni”.

C’è da essere ottimisti? Boh! Non ne siamo molto convinti. Vedi oggi, ma proprio oggi, il dibattito sul canone. Si tratta di uno dei fattori strategici determinanti ed immediate per le sorti del Servizio Pubblico. Sapere quanto sarà il suo importo non solo per il prossimo anno ma per avere la certezza degli anni a venire sembra sia diventata solo una bega di bottega tra Lega e Forza Italia con la Meloni in finestra a guardare. Oggi ancora leggiamo che non è ancora deciso se passa la proposta Lega di riduzione o si tornerà ai 90 euro come farebbe tanto piacere a Forza Italia. Nel frattempo, tutti tacciono: PD e M5S sul tema non battono ciglio e l’unico fronte su cui si sono impelagati è quello della riforma RAI incentrata tutta sulla governance. Per paradossale che possa apparire, oggi e segnatamente oggi, la vera “opposizione” in tutela e difesa delle risorse della RAI la sta facendo Forza Italia. Nessuno è in grado di sapere o capire PD e M5S cosa intendono per “canone” e come intendono mantenerlo, abolirlo o modificarlo e quel poco che si sa è meglio non saperlo (vedi il già citato Boccia, vicesegretario del PD). Nessuno è in grado di sapere o capire come intendono stabilire un “nuovo patto culturale” con i telespettatori pure in vista del rinnovo della Concessione del 2027. Se per malaugurata ipotesi qualcuno volesse ipotizzare di "metterla all’asta" non stupirebbe più di tanto. Per inciso: il dibattito sulla riforma Rai come promesso in cambio del varo del nuovo Cda è impantanato al Senato, in attesa che arrivi la PdL annunciata da Gasparri. Ovviamente, PD e M5S se ne guardano bene da mettere in cantiere una riflessione, un dibattito aperto, un confronto sui contenuti, sui modelli proposti da questa riforma.  

A proposito di Cda RAI, riforma etc: nei giorni scorsi vi abbiamo riportato di “beghe interne a Viale Mazzini” tra intemerate avventure di Marano presidente p.t., smanie presidenziali dell’uno o dell’altra, e gialli sul voto di di Majo a favore di Chiocci. Ieri c’ è stato un siparietto di comunicati appunto tra il consigliere Natale, nominato in quota AVS, e il consigliere/presidente p.t. Marano nominato in quota Lega, su un tema “spinoso” ovvero al presenza in video di direttori RAI. Premessa d’obbligo: i due  consiglieri sono semplicemente e banalmente il frutto avvelenato di un albero malato che ombreggia l’autonomia e l’indipendenza dai partiti, prima ancora che dalla politica. Se non ci fosse stato il tradimento del 26 settembre e se i nuovi consiglieri fossero stati nominati con i criteri dell’MFA, forse, questo problema non si sarebbe nemmeno posto. Nel merito del confronto dialettico tra Natale e Marano, quello che avvertiamo con un certo fastidio/disappunto è che appena si toccano tasti delicati degli equilibri interni all’Azienda scatta subito la difesa d’ufficio. Semplificando: se esiste una norma interna Rai, una disposizione di servizio del 2013, che impone che i direttori e i vice non possano andare in video ci sono solo due possibilità: o si applica la disposizione o si modifica. Volendo, si può pure beatamente ignorare, ma questa è un’altra storia.

Riportiamo in sintesi un commento che abbiamo ricevuto sulla battaglia titanica Marano/Natale: “Prove tecniche per un futuro presidente”. Tanti auguri … non si sa bene a chi rivolgerli ma gli auguri non si negano a nessuno. PS: registriamo un crescente, silenzioso e sommesso consenso verso la Agnes presidente. Domattina intorno alle 9 sapremo qualcosa.   

bloggorai@gmail.com

lunedì 25 novembre 2024

RAI: una banana in TV, canone e Codice Etico

by Bloggorai © 

 "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”

Vista l’aria che tira, anche Bloggorai si vuole cimentare con l’arte. Dopo aver costatato che con una banana appesa al muro si possono guadagnare una sacco di soldi, Bloggorai per i suoi specifici interessi e con l’occhio alla risorse di cui non dispone (tutto aggratiss) propone una banana che fluttua dentro uno schermo Tv. L’immagine che vi proponiamo l’abbiamo realizzata con una banale programma di AI. Se qualcuno fosse interessato a fare un’offerta la prendiamo in seria considerazione.

Oggi proponiamo due filoni: uno di stretta attualità e l’altro di bassa cucina. Procediamo in ordine orario: 08.45, Presidenza RAI: tutto ancora in alto, altissimo mare. Tutto ancora lontano da un accordo improbabile: notizia di pochi minuti fa, la Vigilanza non ha votato per la presidenza e nessuno ha idea di come a quando si potrà  risolvere questo grave problema. Muro contro muro.

09.57: ANSA: “L’emendamento sul taglio del canone RAI è stato bocciato con 12 voti contrari e 10 a favore, con FI che ha votato contro insieme all’opposizione”.

Quest’ultima notizia, come abbiamo titolato ieri, è di particolare interesse. Due osservazioni. La prima si riferisce alla “difesa” del canone da parte di FI (vedi oggi un interessante articolo su Il Foglio a proposito dei rapporti tra Meloni e Tajani) in “sintonia” con l’opposizione. Il secondo alla manifesta impresentabilità dell’emendamento Lega in quanto attiene a materia ordinamentantale che non può essere trattato in una consueta Legge di Bilancio, pena il rischio di illegittimi costituzionale che già dallo scorso anno si poteva e si doveva sollevare e nessuno invece lo fatto, PD e M5S per primi!

Sulla prima osservazione, FI e difesa del canone, c’è poco da aggiungere a quanto già noto e scritto più volte. In ballo ci sono gli interessi di Mediaset e della sua raccolta pubblicitaria (e abbiamo visto il cambio al vertice di RAI Pubblicità). La posta in gioco è più alta di quanto possa valere la minaccia/ricatto della Lega che vedremo ora come incasserà la sportellata ricevuta questa mattina. L’altra osservazione si riferisce a una inedita sintonia tra la maggioranza e l’opposizione sul tema canone.

Che FI lo difenda, appunto, appare alcuno chiaro quanto non lo è invece altrettanto chiaro per l’opposizione. Ricordiamo che in Commissione Senato dove sono depositate le proposte di legge di riforma della RAI quella dei 5S propone una specie di abolizione totale mentre quelle del PD (ben3) l’argomento lo ignorano quasi del tutto e pure in questi giorni dove il tema canone è stato sempre quasi in prima pagina non abbiamo letto una sola riga da parte di qualcuno dell’opposizione. Interessante leggere oggi leggere due articoli: uno su Il Foglio un articolo titolato “Il gran patto tra Schlein e Meloni” e l’altro su Repubblica titolato “I sospetti della premier sul pressing dei Berlusconi e l'incubo del rimpasto”.

Bene, andiamo … è ora di scendere in bassa cucina. Nei giorni scorsi abbiamo cominciato a riflettere su un tema che ci ha particolarmente incuriosito: il calderone malmostoso della programmazione tv, dei contenuti, delle società di produzione esterne e dei loro prodotti in prima serata, dei direttori/giornalisti esterni che conducono e gestiscono programmi a loro uso e consumo. Più ci addentriamo in questo calderone e più ne viene fuori qualcosa di poco gradevole. C’è in giro tanta sabbia negli occhi per nascondere altri problemi: abbiamo pure registrato una insolita difesa d’ufficio del problema sollevato da Marano in Cda sui direttori e vice che vanno in onda nonostante una disposizione che lo vieterebbe. Abbiamo in serbo una nota in merito alla trasmissione del direttore Giorgino e della “sua” trasmissione in onda su Rai Uno in seconda serata: ne parleremo.

Oggi poniamo un accenno di riflessione sul Codice Etico in vigore in Rai dal marzo 2020. Sarebbe interessante sapere e capire quanta parte degli “obiettivi prioritari” indicati nella sua premessa siano recepiti in tante trasmissioni della “nuova RAI” del duo Sergio/Rossi/Sergio (con Marano sullo sfondo). Siamo consapevoli di addentrarci su un terreno complesso e delicato, difficile da maneggiare e però ne vale la pena. Il rischio di sbandare su un facile e grossolano moralismo è sempre dietro l’angolo, posto che è sempre molto difficile cogliere i suoi limiti.

Proviamo a fare cenno su un paio di trasmissioni, a caso. La prima è una di quelle che fa “gongolare” per gli ascolti che ottiene: Belve su RAI Due. Quando proprio ci si mette d’impegno, la lente di ingrandimento del programma si sofferma spesso e volentieri ad indagare cosa avviene sotto le lenzuola degli ospiti se non sul “lato B” della nota attrice ancora in grado di “essere sexy” come avvenuto ieri sera. Ci mancherebbe: un sorrisetto complice e imbarazzato non si nega a nessuno ma che poi tutto questo possa corrispondere al Codice etico della Rai forse ce ne corre. Come pure, l’altro grande successo di questa “nuova stagione” di Rai Tre, Lo Stato delle Cose condotto da Massimo Giletti ha provato a fare il grande scoop con una forbita indagine sul mondo dei “privè” milanesi e delle nefandezze che vi avvengono. Ci mancherebbe: grande attualità e notevole interesse di pubblico, premiato con un ascolto ai bordi da prefisso telefonico ovvero il 4,5% di share. Nota a margine: le trasmissioni godono di un insolita "attenzione" da parte di Dagospia. Per non dire poi dell’accanimento di tanta parte dell’infotainment sui temi della cronaca nera, del dolore e della sofferenza esposta un tanto al chilo nel tritatutto dei sentimenti televisivi. “Il Mostro in prima serata” come ha titolato recentemente La Stampa tira sempre, suscita attenzione e curiosità ma non altrettanta attenzione su come il tema viene trattato. Ci torneremo.

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RAI: dacci oggi l'incertezza quotidiana


“You Can't Connect the Dots Looking Forward; You Can Only Connect Them Looking Backwards” Steve Jobs.

Sarà pure necessario ammettere che è molto, molto difficile distinguere il grano dall’oglio e connettere i punti. Per la RAI negli ultimi giorni sono avvenuti fatti interessanti che potrebbero aiutare a diradare qualche nebbia ma, a quanto sembra, siamo ancora in alto mare sui due grandi temi impellenti: canone e presidenza.

Ieri sera si è svolto il vertice di maggioranza dove, tra i tanti argomenti, c’era il canone. Rimane ridotto a 70 euro come vuole la lega oppure torna a 90 come vuole Forza Italia? Boh … non è chiaro ... a leggere i giornali di questa mattina sembra, pare, ma non è certo, che rimarrà la riduzione con conseguente compensazione di 430mln prelevati dalla fiscalità generale. Ma non è sicuro del tutto: si vedrà oggi in Senato. Ci sarebbe pure una possibilità intermedia: ridotto di solo 10 euro. Per quanto è dato sapere quindi, finora il risultato è che la Lega porta a casa comunque un risultato con apparente scorno di Forza Italia. Of course, da qualche parte c’è il trucco: dove ci potrà mai essere compensazione? Per un verso, ci potrebbe essere una sorta di “accordo” a non toccare la quota di pubblicità per non infastidire Mediaset (e qui potrebbero tornare i conti del cambio di vertice a Rai Pubblicità). Per altro verso, il paniere della Legge di Bilancio contiene tanti prodotti pregiati sui quali puntare. La RAI, in fin dei conti, è solo un bocconcino certamente non in grado di mettere a repentaglio al coesione della maggioranza. Vedremo e intanto, sul tema canone, tutto il resto del mondo tace imperterrito. Il PD se lo è proprio scordato che esiste come pure l’altro tema spinoso: la presidenza di Viale Mazzini. Che fare? Fino a quanto e quando resistere con il No alla Agnes? Chi molla per primo?

Veniamo a ieri con la Convenzione dei 5S dove ha vinto Conte che, secondo il perdente Grillo, avrebbe trasformato il Movimento da “francescani a gesuiti”. Cosa significa? Ora, è noto, che i gesuiti hanno caratteristiche relazionali molto particolari: sono dispensati dall’obbligo della preghiera in comune, vivono in una specie di “ “residenze” perché di fatto non sono conventi o monasteri”, non hanno una veste religiosa che li identifica e, infine, fanno un voto speciale di obbedienza al Papa. Ora la domanda che si pone è cosa potrà significare per il loro comportamento dentro e fuori la RAI? A quanto sappiamo, lo ”scivolone” di Majo che ha votato a favore di Chiocci al Tg1 ha seminato un certo scompiglio sia nel 5S sia verso “l’alleato” PD. “Alleato” tra virgolette, memori di quanto successo lo scorso 26 settembre. Il voto di Majo in Cda è aggravato poi dal giallo collegato laddove abbiamo saputo che avrebbe chiesto una modifica del suo voto. Ancora non abbiamo potuto verificare completamente ma le nostre fonti sono attendibili. Cosa è successo e perché? Due sono le ipotesi che girano: A, un “ripensamento” personale, un errore di valutazione di cui poi ha cercato di pentirsi. B, avrebbe ricevuto un “autorevole” messaggio per cercare di farlo tornare indietro. Abbiamo scritto di “prove tecniche di presidenza” Agnes? Forse, probabile. Potrebbe essere stato un “ballon d’essai” “per vedere di nascosto l’effetto che fa ... vengo anch’io ...no tu no !!!”. Vedremo: la Vigilanza è convocata per il prossimo mercoledì.

Ci hanno riferito poi che durante la Convenzione più di un parlamentare 5S si è lasciato andare nel sostenere che, alla fin fine, la Agnes sarebbe meglio di una ipotesi presidente Marano o, peggio ancora dal loro punto di vista, Natale. Sappiamo poi che la Floridia, dopo gli Stati Generali a sua immagine e somiglianza, dove ha tanto auspicato la formazione di un “clima” di dialogo (gradito pure tra qualche “oppositore” in Cda) non vede l’ora di togliersi dall’impiccio della Vigilanza bloccata per manifesta incapacità a decidere sulla presidenza. E anche lei, a quando ci dicono, non avrebbe particolari ostilità verso la candidata presidente proposta dal Governo. Se non che, in Vigilanza, il capogruppo è Carotenuto che avrebbe detto chiaro e tondo che semmai si votasse la Agnes si dimetterebbe.

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sabato 23 novembre 2024

RAI: donne (e uomini) sull'orlo di una crisi di nervi

Foto di Raquel Candia da Pixabay

Andiamo dritti al sodo. In Cda di giovedì sono successe tante cose importanti, delle quali alcune vale la pena tenere bene a mente.

Anzitutto una nota a margine: quando si stavano svolgendo gli Stati Generali al Senato fortemente voluti dalla presidente della Vigilanza Floridia, che dicono essere di stretta osservanza contiana, avevamo notato una certa presenza del direttore del Tg1 Chiocci. La “certa presenza” si riferisce al fatto di averlo visto più fuori della sala dove si svolgeva il Convegno che non dentro. Bizzarrie. Poi abbiamo visto come è andato il suo voto in Cda e poi ci siamo ricordati della sua festa di compleanno lo scorso aprile dove ha partecipato il leader del M5S Giuseppe Conte. Cortesie, garbo istituzionale, buone relazioni che non si negano a nessuno. Morale della favola: il consigliere di Majo ha votato a favore della sua nomina con allegato un piccolo giallo. A quanto sembra, come riporta una fonte qualificata, avrebbe in un primo momento votato a favore salvo poco dopo chiedere la rettifica del suo voto. Non essendo possibile, sembra che gli si è stato proposto di mettere la dichiarazione a verbale ma avrebbe rifiutato. Al momento, non abbiamo potuto fare una verifica. Vi faremo sapere. Certo è che se fosse vero qualcosa non torna.

Ma il fatto più importante che non ha ricevuto ancora l’attenzione che merita è l’avvio della prevista trasmissione Tv a Mario Sechi, ex portavoce della Meloni e attuale direttore di Libero. Come pure era passata alquanto inosservata l’analoga trasmissione di Peter Gomez, nome “pesante” del Fatto quotidiano.

È avvenuto un salto di qualità/quantità rilevante: non sono sufficienti “giornalisti che intervistano altri giornalisti” ma siamo oltre ovvero direttori che intervistano giornalisti semplici. Ma, in questo caso, la specificità politica di Sechi c’è qualcosa di più.

Dopo di che c’è tutta la vicenda dell’iniziativa di Marano che da Presidente “pro tempore” sembra averci preso gusto a fare il presidente vero, con grande irritazione e nervosismo come ci riferisce fonte qualificata, della Agnes, presidente indicata dal Governo. Scavando e parlando, sta venendo fuori che alla fin fine, forse, la sua presidenza potrebbe essere gradita, utile e conveniente a più d’uno. Lo sapremo nei prossimi giorni.

Nel frattempo c’è una guerra in corso, feroce, sul tema canone che a quanto sembra non interessa gran che l’opposizione. Leggiamo sul Corriere di oggi “Tajani ha anche ribadito la sua posizione su un altro dei cavalli di battaglia leghisti, il taglio ulteriore del canone Rai: «Siamo contrari, è una cosa ridicola. Tagliarlo e poi trovare i soldi sempre dei contribuenti per rifinanziarla mi pare non abbia senso”. Risponde sul Giornale il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo “Per noi è una priorità e siamo determinati a portarla avanti fino in fondo”. Nel frattempo, il PD tace sul tema canone, medita, riflette, pensa. Lo fa talmente a fondo che non se ne accorge nessuno.

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venerdì 22 novembre 2024

RAI, prove tecniche di presidenza tra un bidone e l'altro


Come noto, ad una certa, si avvertono piccoli problemi di “manutenzione”. Ad esempio, è comune alla maggioranza delle persone avvertire un certo calo delle capacità visive e occorre quindi ricorrere a buone lenti pure per distinguere un bidone da un altro.

Già, ieri e ancora più questa mattina abbiamo pensato di avere sbagliato occhiali quando abbiamo letto che il Tg1, diretto da neorinominato Chiocci, avrebbe diciamo sommariamente per quanto letto, “migliorato” o “mantenuto il primato” degli ascolti”. Oh Santa Pace (e di questi tempi lo è proprio!) vuoi vedere che abbiamo sbagliato gli occhiali oppure dopo l’ottimo vino novello di ieri sera ci siamo annebbiati il cervello?

Andiamo a rivedere il terzo Osservatorio delle Comunicazioni di di AgCom 2024 dove si legge chiaro e tondo:

edizione delle 13.30: 

edizione delle 20.00:

Poi, a non sapere leggere e scrivere, vediamo i numeri dello Studio Frasi su dati Auditel che non lasciano adito a dubbi: 



E' certamente vero che il Tg1 mantiene il primato come però è vero che perde telespettatori come un tubo bucato. Notate pure la media di età: 66 vs 58.

Ma la faccenda Chiocci non finisce qui perché contiene in se una notizia interessante: il consigliere di Majo, nominato per nome e per conto del M5S, ha votato a favore della sua nomina, mentre il consigliere Natale, nominato per none e per conto di AVS, ha votato contro e il rappresentante dei dipendenti si è “astenuto”. Cosa vuol dire? Ovviamente non conociamo le motivazioni dei voti però prendiamo atto di quanto avvenuto: ancora una volta di Majo corre in supporto della maggioranza. Come noto, siamo alla vigilia dell’appuntamento di domenica quando il M5S dovrà prendere decisioni importanti per la sua sopravvivenza e alla vigilia del prossimo voto in Vigilanza dove si porrà nuovamente la proposta Agnes alla presidenza RAI. I due momenti potrebbero essere legati tra loro. In Vigilanza mancano due voti due e, al momento, almeno formalmente il 5S ha dichiarato che la Agnes non la voteranno mai. A tutti però è noto che la “fregola” governativa e la voglia di smarcarsi dal PD sembra forte ed ecco allora leggere il voto di ieri del consigliere di Majo: una prova tecnica di presidenza per poi vedere l’effetto che fa.

Sul consigliere Natale poco da dire: ribadiamo quanto scritto a suo tempo. Questo Cda non sarebbe dovuto nascere con i criteri della Legge 220 del 2015 quando si poteva e si dovevano fare le barricate per almeno cercare di adottare i criteri di trasparenza per la selezione dei candidati. Abbiamo pure scritto che  una volta insediato questo CdA ce lo tenevamo sul groppone per tutti i prossimi tre anni sena alcuna possibilità di revoca. Sintesi: avete voluto la bicicletta, ora pedalate e ora hai voglia a votare contro, ci si poteva pensare prima. Per quanto riguarda il voto di astensione del rappresentante dei dipendenti, che gli vuoi osservare? Boh, noi non sappiamo interpretare e forse non lo sa nemmeno lui. sappiamo però che se di Majo e Di Pietro avessero votato contro Chiocci sarebbero stati dolori, grossi dolori. Ma, come si diceva una volta "Se povero nonno non moriva, ancora campava". Atteniamo fiduciosi solenni dichiarazioni.

Ma ieri in Cda Rai è avvenuto anche un altro fatto significativo: il Presidente p.t. Marano ha innescato una miccia dal potenziale devastante ovvero i direttori RAI non possono “andare in video” e condurre quindi trasmissioni. E inoltre ha sollevato obiezioni su incarichi esterni retribuiti etc. Leggiamo sul Corriere “…La presa di posizione di Marano colpisce perché ritaglia per il manager lombardo un ruolo propositivo inedito per un presidente facente funzioni, rendendo ancora più imbarazzante lo stallo attuale sulla nomina di un presidente con pieni poteri…”. Bella rogna: lo abbiamo scritto più volte: questo Cda potrebbe essere a rischio di atti illegittimi per la presenza contemporanea di due presidenti. 

Sul tema, sono molti gli interessati che verrebbero colpiti dall'iniziativa di Marano a cominciare dalla “ex di tutto” Monica Maggioni per arrivare a Giorgino, a Matano e financo a Ranucci di Report. Verrà applicata questa norma? Non si sa ma si sa che rompe tante uova nel paniere.  

Andiamo avanti: oggi La repubblica titola “Slitta il decreto fiscale, è braccio di ferro sul taglio del canone Rai” e si legge che “L'emendamento sul canone Rai non è chiuso, è una questione di cui stanno discutendo i vertici della maggioranza”. Ovvero la grana la devono spicciare Meloni, Salvini e Tajani. Si tratta se accettare o meno la proposta della Lega di mantenere la riduzione a 70 euro e conseguente scarico sulla fiscalità generale di 430 mln oppure riportarlo a 90 euro. Forza Italia vede la riduzione come il fumo agli occhi perché teme ripercussioni sula raccolta pubblicitaria a danno potenziale di Mediaset. La Lega da parte sua “non molla” su un su tema a forte carattere identitario. Esattamente come sul tema presidenza Rai, qualcuno dovrà cedere qualcosa, ci sarà necessariamente chi vince e chi perde. Vedremo chi sarà.

A proposito di chi vince e chi perde, le piccole storie (si fa per dire “piccole, ci sono in ballo tanti soldi, tanti tanti) di trame e complotti interne a Viale Mazzini sembrano assai avvincenti. Ieri il Cda ha ratificato la nomina di Luca Poggi come AD di Rai Pubblicità. Abbiamo scritto ieri di questo argomento ed abbiamo riportato quanto ci è stato riferito da una nostra fonte: è una nomina “gradita” all’AD Rossi dove ne uscirebbe “scornata” la Lega che avrebbe voluto invece una sua “quota” (si diceva della Lucca, a quanto dicono ben vista al Ministero guidato da Giorgetti). Ieri pomeriggio ci è giunta una “lettura” inedita della vicenda: potrebbe essere una nomina “pro tempore” fino al prossimo maggio quando le carte si potrebbero rimescolare in occasione del rinnovo del Cda di RAI Pubblicità. Ci sarà posto per tutti.

Infine. Ieri il Cda ha approvato l’avvio di una trasmissione per Mario Sechi, ex portavoce della Meloni. “Tele Meloni”? boh… non solo, visto come sono andate certe trasmissioni sarà il caso di scrivere “Tele Bidoni”.

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ps: si è svolta a Baku la conferenza ONU sul cambiamento climatico. Nella folta delegazione italiana, seppure in collegamento video, c'era Claudio Cappon, segretario generale della Copeam, dove è nominato dalla RAI come previsto dal suo statuto. Ma perché la RAI affida ad un esterno, e perché proprio a lui, seppure un ex DG, un incarico del genere? Uno dei tanti piccoli misteri di Viale Mazzini. Che sia retribuito o o meno, conta poco.

 

giovedì 21 novembre 2024

RAI: un piccolo mondo di grandi misteri

Foto di Square Frog da Pixabay

La posta dei lettori. “Caro Bloggorai, ma chi te lo fa fare a perdere tempo con la RAI ? Non è meglio se porti a spasso i tuoi due bei gatti o ti occupi di collezionare francobolli di Zanzibar o meglio ancora di fare l’agricoltore?" Naaaaaaa, e dove trovi un argomento, un tema, una “cosa” che ti possa far divertire tanto a gratissssss, meglio che andare al cinema o della televisione tutta insieme!

Come abbiamo scritto, la guerra per bande interna alla RAI è in pieno svolgimento e, al momento, sembra più violenta all’interno delle “quote” dei partiti di maggioranza che non dell’opposizione dove pure non si scherza. Nei giorni scorsi vi abbiamo scritto del tentativo della Lega dimettere le mani sulle casse Rai su due fronti a tenaglia, canone e pubblicità. Sul fronte canone oggi leggiamo sul Sole che “II canone Rai resta a 70 euro” ovvero l’emendamento alla Legge di Bilancio è stato presentato dalla Lega nel contesto del suo PdL che prevede la sua riduzione progressiva in 5 anni. Passerà nel Maxiemendamento di fine anno? C’è tempo, ma intanto rimane anzitutto l'incognita rischiosissima per le casse RAI e poi la pressione verso i riottosi alleati di governo che non la pensano allo stesso modo. 

Sul fronte RAI Pubblicità invece oggi c’è una grossa novità: al posto di Tagliavia come AD non andrà più come  si supponeva Roberta Lucca, attuale direttrice del MKT RAI e, sembra, in “quota Giorgetti” ma un certo Luca Poggi, un dirigente interno a Rai Pubblicità. Accipicchia? E chi è costui? Formalmente Direttore Centri media ma, sostanzialmente ci dicono di mattina presto, in “quota dell’AD Rossi”. Doppio accipicchia. Tradotto in soldoni, potrebbe significare che FdI ha vinto sulla Lega e che Rai Pubblicità entra sotto il suo controllo. E non è una cosetta da poco conto. Per ora. E quindi, per ora, al MKT come pure a RUO, rimane tutto fermo. Solo per ora.

Ecco cosa significa “ridisegnare gli equilibri interni a Viale Mazzini” in attesa che venga sbloccata la nomina del/la presidente. Ma se “Se Atene piange, Sparta non ride” ovvero la “guerra per bande” all’interno dell’opposizione (o quello che ne resta dopo il 26 settembre) in Rai non va gran che meglio. Dietro l’apparente e fragilissima solidarietà tra PD e M5S sul tema No alla Agnes si cela nervosismo e preoccupazione. La legnata alle regionali del 5S ha acuito i problemi. Ci dicono che il PD non si fida (in verità sembra che la Schlein sul tema RAI non si fida nemmeno di qualcuno dei suoi, vedi il tentativo maldestro di mettere in corsa Minoli avvenuto alla fine di settembre). Allo stesso tempo, sembra, che pure il M5S non si fida del PD e di alcune delle sue persone “in quota” e ci propongono l’esempio di Stefano Coletta che dicono ora essere in una certa “sintonia” con Rossi. Sembra, pare, dicono: siamo sempre nelle supposizioni …of course … però sufficienti ad alimentare il clima di veleni e sospetti. Come pure, questa però l’abbiamo letta su La Stampa senza poi aver letto una smentita (magari ci è sfuggita), della Ammirati, direttrice di RAI Fiction, che sarebbe entrata “in quota Lega”. Se mai fosse vero … succede, succede... come è pure successo che Roberto Natale da paladino dell’autonomia e dell’indipendenza della Rai dai partiti venga poi estratto dal cilindro di un partito e nominato Consigliere senza che nessuno possa aver mai capito perché, con quali criteri, sia stato scelto proprio lui e non uno/a degli altri 71 candidati. Anche su questo punto il 5S nutre sospetti: se l’operazione Agnes non riesce ad andare in porto, la sua candidatura a presidente si rafforzerebbe. Staremo a vedere, aspettiamo la fine di domenica prossima.

Bene, scendiamo sulla terra e lasciamo perdere le vaghezze delle supposizioni. L’altra sera ci siamo cimentati, con grande sofferenza, a vedere Belve su Rai Due. Ci piace definirlo “Il Servizio Pubblico del buco della serratura” ovvero quel genere di trasmissioni di intrattenimento che punta molto sulle sfere intime, private, dei personaggi intervistati. Sembra che sia un genere che “tira” molto. A proposito di Domenica In e di Uno Mattina, ha scritto ieri Aldo Grasso, uno che vuole molto bene alla RAI, però per fortuna che esiste: “È una tv che parla delle umane passioni, gioie e sofferenze, come se stesse descrivendo le patatine fritte o il minestrone congelato dell’interruzione pubblicitaria”. È stato “garbato”, si poteva dire anche di meglio, di più. Se non che, l’altra sera la conduttrice specializzata in buco della serratura, ha intervistato Mara Venier, ormai storica conduttrice di Domenica In, ovvero un patrimonio Rai (in onda dal 1976). Ci siamo tolti una curiosità e siamo andati vedere la sua scheda e cosa abbiamo trovato? Che c’è un certo Marco Battaglia (che non risulta essere interno RAI) come “produttore”. Produttore di che? Di cosa? Se il “prodotto” è RAI e quindi a cosa serve un ”produttore” esterno?

Già. Entriamo nel giro dei misteri gloriosi di Viale Mazzini e dintorni. Ci scrive un attentissimo lettore: “Caro Bloggorai, con questa storia di voler sapere i costi delle produzioni esterne, dei costi di acquisto dei format tipo “giornalista che intervista giornalista” o della messa in onda di produzioni esterne RAI, ti stai cimentando nel Grande Mistero dell’universo, nei Segreti di Fatima, della ricerca dell’Arca perduta. Non troverai mai nulla, non saprai mai nessun numero, e nessuno ti potrà mai confermare o smentire nulla pena di fare la fine di Assange. Stai sereno e occupati d’altro. Ti voglio bene!”. Grazie caro lettore, ne terrò conto!

Ma il divertimento di Bloggorai è tutto qui: fare domande (alle quali nessuno risponde), porre problemi e suscitare dibattito. Ci torna in mente Riccardo Laganà quando sollevò il problema del “polo regia” ovvero un punto unico di raccolta di tutti i registi Rai dove attingere per i vari programmi. Apriti cielo: chi ha la forza di contrastare i vari agenti o produttori esterni che invece vogliono il “loro regista”? Nessuno, e infatti ora sembra che questo “polo regia” possa essere smantellato. Tanto per ribadire il concetto e il tema sul cui stiamo cercando di capire. La privatizzazione RAI è già in atto, iniziata da anni dal suo interno? Qualcuno ricorda un certo Celli, il teorico delle “esternalizzazioni”? Si certo che lo ricordiamo e ricordiamo pure chi lo ha nominato DG.   

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mercoledì 20 novembre 2024

RAI: sospetti, ricatti e minacce

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“Quo usque tandem abutere, Presidente, patientia nostra? Quamdiu etiam furor istetuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihil ne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorumomnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis? Constrictam iam horum omnium scientia tenericoniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris,quos convocaveris, quid consili ceperis quem nostrum ignorare arbitraris?” e aggiunge CiceroneO tempora! O mores! Per la traduzione vedi il fondo del Post.

Oggi, ore 8.30, Palazzo San Macuto, Vigilanza Rai: inizia la “chiama” rigorosamente in ordine alfabetico. Bergesio (Lega) … assente; Bisa (Lega) … assente; Berrino (FdI) … assente … e così via. A questo punto, verosimile, la Presidente Floridia capita l'antifona si spazientisce e manda tutti a prendere un caffè. Anche questo giro la nomina della Agnes come presidente Rai salta a si rinvia a “carissimo amico …”.

Tre ordini di riflessioni. La prima di ordine tecnico/procedurale: la Vigilanza è chiamata a ratificare un atto governativo già determinato, non potrebbe non decidere: non c'è un vincolo ma c'è una necessità. La Rai è in presenza di una situazione in forte dubbio di illegittimità in grado di determinare una paralisi dove si potrebbe financo avanzare l’ipotesi di porre in discussione la validità degli atti compiuti del Cda. Al momento ci sono due presidenti: uno nominato dal Governo, la Agnes, e uno “facente funzioni”, Marano, come consigliere anziano. Appare del tutto evidente che l’Azienda, in queste condizioni, è paralizzata non tanto e non solo per l’aspetto formale/istituzionale della nomina del presidente e degli atti compiuti di conseguenza ma più ancora per gli aspetti sostanziali: si dovranno ridefinire tutti gli equilibri interni subordinati a quello che si raggiungerà tra il nuovo Presidente, l’AD e il potente DG. Nel frattempo, la guerra per bande infuria (e vi racconteremo un piccolo quanto significativo esempio).

La seconda considerazione è di ordine politico. Le recenti elezioni regionali hanno certificato che almeno due soggetti sono in visibile nervosismo e fibrillazione: la Lega e il M5S. Entrambi hanno perso e non poco. Nelle rispettive coalizioni hanno ora un ruolo diverso ed è diminuito il loro peso contrattuale. Quanto valgono e pesano i loro voti oggi in Vigilanza? Il tratto comune, il segno che li accomuna nelle rispettive coalizioni è uno solo: il sospetto, la trama e il complotto al loro interno e con i partiti alleati. La Lega è sospettata di fare il “partito di lotta e di governo” dove sul Canone blandisce una minaccia incombente che potrebbe dare molto fastidio al partito di Cologno Monzese. Dal fronte opposto, molti non dimenticano il “tradimento” del 26 settembre dei 5S e AVS contro il PD che ha portato alla costituzione di questo Cda e alla nomina di Majo e Natale. “Se hanno tradito una volta, potrebbero farlo ancora” è un pensiero ricorrente che abbiamo ascoltato. Come e quando si potrà sbloccare la situazione? Difficile immaginarlo. Al momento tutti sono arroccati sulle proprie posizioni: per il Governo la Agnes non si discute, per l’opposizione non se ne parla proprio. Una terza via è pescare all’interno del Cda con Marano e Natale in pole position.

La terza considerazione è di ordine gestionale. La mancata nomina del presidente pone l’Azienda in gravi difficoltà e la rende paralizzata di fronte a scelte strategiche rilevanti: il Piano industriale (frutto avvelenato dell’albero malato del Contratto di Servizio) è appeso al palo. Il canone è tutt’ora incerto e ancora non è noto se e di quanto verrà ridotto/compensato. E, infine, sembra pure che gli ascolti vanno maluccio: a proposito proprio nei giorni scorsi è stato rilasciato il report settimanale di Auditel Total Audience e questo il risultato:

La settimana dal 10 novembre 2024 al 16 novembre 2024 dava RAI a AMR Total Audience 3.166.378 e Mediaset a AMR Total Audience 3.464.864. C’è poco da girarci intorno: non ci saranno sempre le Olimpiadi e il Calcio a salvare la barca. Aggiungi pure che il pubblico si sta radicalizzando nelle fasce di età: Rai ha l’85% dei telespettatori tra i 45 e gli over 65 anni e Mediaset invece il 76% dove la differenza maggiore la fanno gli over 65. Hai voglia a “ cercare i giovani” se l’offerta editoriale prevalente si rivolge agli affezionati ospiti di Villa Arzilla che vedono Don Matteo e le repliche di Montalbano.

Vi abbiamo detto della vicenda che da tempo stiamo seguendo e che in qualche modo, si lega al gioco di incastro e di equilibrio politico interno a Viale Mazzini: il futuro AD di Rai Pubblicità e, giù pe li rami, i “nuovi” vertici aziendali. Chi prenderà il posto di Tagliavia, atteso che giocoforza dovrebbe essere un interno RAI sottoposto al tetto degli stipendi a 240 mila Euro? Bloggorai ha scritto delle mire della Lega a chiudere il cerchio delle casse RAI: da un lato il Ministro Giorgetti sul canone e dall’altro sempre  lo stesso ministro Giorgetti con, a quanto pare e dicono, con una persona di sua fiducia Roberta Lucca, attuale direttore del Marketing alla guida di RAI Pubblicità. Se non che, qualcuno si è fatto girare le scatole, proprio in virtù di un potere forse eccessivo e sproporzionato che la Lega verrebbe ad ottenere laddove si rafforzasse un gruppo composto da un ipotetico presidente Marano (qualora la situazione non si sblocca altrimenti) e un DG Sergio che ancora avrebbe “incollato addosso” un endorsmente leghista. Per l’AD Rossi è troppo: non si può fare ed ecco spuntare il nome dell’attuale direttore di RUO Felice Ventura al posto di Tagliavia e la Lucca con la sua  consulente/assistente Vaniria Nozzoli che, a quanto sembra e si dice, nutre grandi aspirazioni.

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Traduzione: “Fino a che punto abuserai, o Catilina, della nostra pazienza? Quanto a lungo questo tuo furore si prenderà gioco di noi? Fino a che punto arriverà la sfrontatezza sfrenata? Non ti turbarono per niente il presidio notturno del Palatino, per niente le sentinelle notturne della città, per niente il timore del popolo, per niente l'affluenza di tutti gli onesti, per niente questo protettissimo luogo per tenere la riunione del senato, per niente la bocca e il volto di questi? Non senti che i tuoi piani sono svelati, non vedi che la tua congiura, conosciuta già da tutti questi, è tenuta sotto controllo? Chi di noi ritieni che ignori che cosa hai fatto la notte scorsa, che cosa in quella precedente, dove sei stato, chi hai convocato, quale decisione hai preso? O tempi, o costumi!

 


martedì 19 novembre 2024

RAI: il Calderone tra pubblico e privato

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

La notizia del giorno la pubblica Il Tempo con il titolo “Il «Gf» anche di sabato per contrastare Ballando” in onda su RAI Uno. Una guerra tra titani: i titani delle case di produzione esterne ovvero Ballandi contro Endemol Shine Italy.

La notizia è utile per proseguire e cercare di approfondire una riflessione avviata nei giorni scorsi dove abbiamo vagamente la sensazione di trovarci di fronte ad un calderone ribollente di qualcosa che non ha un buon profumo.

Prima di andare avanti è necessario fare un piccolo passo indietro a torniamo alla Relazione della Corte dei Conti, controllo di gestione esercizio 2022, pubblicata il 7 maggio 2024 dove si legge che “ … accertando, in particolare, un aumento complessivo dei costi (+53,1 milioni di euro in valore assoluto, pari al 2,01%) a fronte di un aumento dei ricavi inferiore in termini percentuali (+22,4 milioni, pari allo 0,89%)… la Corte ribadisce la necessità che l’Azienda realizzi ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare inefficienze e diseconomie, onde assicurare un maggior contenimento dei costi – che, peraltro, nell’anno in esame sono aumentati, risultando significativamente superiori ai ricavi”. La Relazione contiene tanti altri dati problematici quanto sommariamente disattesi e la stessa “raccomandazione” è del tutto analoga a quella dell’anno precedente.

Bene, veniamo a noi, oggi. Un/a giornalista che intervista un altro/a giornalista è un nuovo “format” meritevole di acquisto? La RAI non è in grado di realizzare in casa un proprio format del genere? E nel caso fosse necessario acquistarlo dall’esterno per coprire un certa fascia oraria in una certa rete con un certo prodotto/personaggio perché “così vuole il mercato”, come viene scelto e con quali criteri si preferisce Tizio invece di Caia. Viene fatta prima una selezione interna Rai con gli oltre 2.000 giornalisti in organico? Come e chi si sceglie/decide un programma da mandare in onda?

Tanto per intenderci, ad esempio, appartengono a questo ambito di interrogativi e Il cavallo e la Torre in onda su Rai Tre, La Confessione su RAITre, Avanti Popolo su Rai Tre come pure Belve, in onda questa sera su Rai Due. Tutte e tre le trasmissioni indicate hanno un denominatore comune: non sono “Made in RAI” ovvero Damilano è proprietario di se stesso, Gomez è prodotto di Loft Produzioni, la Fagiani da Fremantle Italia e la De Girolamo Rai/Fremanle.

Proseguiamo la riflessione sulla privatizzazione strisciante quanto palese del prodotto Tv in corso in RAI, da anni, come giustamente ci viene fatto notare. Vediamo meglio e prendiamo nota di queste due sere, ieri e oggi, e vediamo chi sono gli ideatori/produttori:

RaiUno  L’amica geniale                Wildside, Fandango con Umedia e Mowe per Rai Fiction, HBO e Tim Vision

RaiDue  Boss in incognito             in collaborazione con Endemol Shine It. su format Undecover Boss

RaiTre    Lo stato delle cose     Rai Cultura, Our Films (Lorenzo Mieli, e Mario Giananai -ex Fremanle con Mediawan)

Martedì 19 novembre

RaiUno    Libera   co-produzione Rai Fiction e 11 Marzo Film

Rai Due   Belve     Fremantle Italia

Rai Tre  Amore criminale  Ruvido, Wilder, NonPanic, Palomar

Per ora ci limitiamo a registrare queste informazioni. Stiamo cercando di avere qualche numero. Difficilissimo.

Chiudiamo con altri numeri. L’ultima puntata di Report inonda domenica scorsa (in contemporanea con alla partita di calcio della Nazionale) ha registrato un calo ulteriore di telespettatori rispetto alle puntate precedenti: siamo passati da 2,6 mln di domenica 27 ottobre (caso Boccia, Sangiuliano, Giuli) a 1,2 mln. sono “emigrati” oltre 1,4 mln di telespettatori. Perché, cosa è successo?

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