mercoledì 10 aprile 2019

Attori e attanti sulla scena

Correva l'anno 1975, in Grecia c'erano i colonnelli e in Europa andava nelle sale un film che ha fatto storia: La recita, di Theodoros Angelopoulos. Lunghissimo (3 ore e 40) e piani sequenza interminabili, bellissimo e drammaticissimo. A chi vi scrive è sembrato di rivederlo ieri, solo che non era il grande schermo ma il monitor del proprio pc.

Faremo ennesimo dispiacere agli esegeti dell'AD e del "suo" Piano industriale ma quello che si è visto ieri è stato surreale, per tutti. Cominciamo dalla testa: il Presidente Barachini: da tempo la Vigilanza era convocata e più volte rinviata. Si sapeva tutto da settimane e si potevano organizzare i lavori in modo più efficiente e razionale. Perchè far parlare Salini per oltre un ora, dopo Foa, e ben sapendo che non ci sarebbe stato più spazio per il necessario dibattito? L'intervento di Foa meriterebbe un ragionamento a parte e, per ora, ci concentriamo su Salini.Veniamo al suo intervento: quando si espone qualcosa in pubblico si comunica con le Parole, con gli Occhi, con il Corpo e, infine, con il Cuore. Le Parole: prolissa tarantella di numeri, foglietti e tabelle, troppe, tante per contenere la necessaria attenzione sulle linee guida, sulla filosofia ispiratrice del piano, risultato poi annegato  nelle sue infinite sfaccettature. Less is more. Lasciamo perdere, forse non è proprio il suo mestiere. Gli Occhi: guardano poco verso i suoi interlocutori e, quando avviene, lo sguardo è smarrito, interrogativo, cerca conforto in qualcuno dei presenti. Per lo più, si perde tra i soliti foglietti  che legge attentamente, cercando di non perdere la sequenza delle pagine. Risultato goffo ai limiti del comico (è stata notata una certa somiglianza a Checco Zalone). Quando legge, però, legge bene (si fa per dire). Il Corpo: leggermente proteso in avanti (positivo), interruzioni continue da piccoli nervosismi (negativo), ma non riesce a dare spessore alla sua figura. Il Cuore: esce nella parte finale, quando smarrisce l'appunto cartaceo e, dopo un breve tarantella, tira fuori l'appunto sul cellulare: geniale! In quelle poche parole esce il meglio di se: dateci certezze di risorse e di stabilità di governance (gli sono fischiate le orecchie più volte sulla sua tenuta alla poltrona). Sul primo punto avrebbe fatto meglio un dignitoso silenzio: perchè non ricordare l'illecito esproprio dell'extragettito del canone e non voler presentare ricorso? E poi, in modo più incisivo, perchè non sollevare il tema canone in termini più radicali e strategici sulla sua natura e destinazione funzionale? Sulla stabilità del suo mandato,iniziato da meno di anno, e sollevare ora questo tema appare a dir poco improvvido e maldestro. 
Veniamo agli altri attori: il PD merita il consiglio di fornirsi di un autorevole spacciatore di erba legalizzata, gli eviterebbe di evidenziare uno stato confusionale degno di migliore passione. La sola cosa intelligente è stata chiedere il rinvio del dibattito. Il M5S: Airola, un pò stizzito, ricorda ai parlamentari (giustamente) che hanno il documento in mano da oltre un mese e avrebbero avuto modo di dire qualcosa, ma incassa il colpo della debacle e tira dritto. Degli altri: non pervenuti.
Sulla scena grava però l'attante ("colui che compie o che subisce l'atto indipendentemente da ogni altra determinazione") che si materializza nella missione del Servizio Pubblico ridotta e smarrita alla rincorsa di tecnologie e mercati lontani e complessi, costosi ai limiti dell'impossibile. Ancora una volta, ieri, ha fatto fatica ad emergere quella parte del Contratto di servizio tanto evocato ma molto disatteso: " ... favorire lo sviluppo di una società inclusiva, sussidiaria, equa, solidale e rispettosa delle diversità e di promuovere, mediante appositi programmi ed iniziative, la partecipazione alla vita democratica;".
Non a caso è uscita ieri una sua corposa intervista e non a caso la madre di tutte le domande era in coda e alla quale ha balbettato risposta fumosa: le risorse, non ci sono e nessuno sa con certezza dove potranno essere. Calate il sipario, per ora. Attori, attanti, comparse, nani e ballerine prendono il cestino e fanno pausa pranzo. 
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