martedì 2 aprile 2019

I corni non tontano

Premessa: chi vi scrive non capisce nulla di finanza (magari anche di altro) però si diverte molto a scartoffiare tra le cartuccelle. Nei giorni scorsi una notizia di agenzia ADN è passata pressochè sotto silenzio: " Nel piano  industriale, approvato il 6 marzo dal Cda della Rai, a quanto apprende l`Adnkronos, sarebbero previsti 40 milioni di entrate in più nel 2021. Insomma, una sorta di maquillage contabile nelle previsioni economiche del piano industriale che metterebbe in conto un`entrata ulteriore per evitare una previsione di `rosso` per il terzo anno consecutivo: -20  milioni nel 2019; -47 milioni nel 2020; +10 milioni nel 2021 ..." Notizia curiosa assai per almeno un ottimo motivo: è stato detto e ripetuto più volte (lo stesso Laganà ha sostenuto questo rilievo in CdA) che alla Rai viene chiesto di fare di più a fronte di risorse progressivamente decrescenti. Una qualsiasi azienda è pronta a portare i libri in tribunale. Che succede allora: che il Governo (proprio lui) con una mano toglie l'extragettito e con l'altra cerca di mettere una toppa. Solo che questa rischia di essere più piccola del buco e, in primo luogo, ai limiti dell'illecito.  Si tratta dell'elargizione alla casse di Viale Mazzini di un "contributo" di 80 milioni, spalmati in due anni, con i quali fare fronte agli adempimenti del Contratto di servizio. Ora, una tale iniziativa, semplicemente, ...nun se po fa !!! è vietato dalle disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato, perchè di questo si tratta: un intervento diretto a sostegno delle casse del Servizio pubblico in violazione di quanto esplicitamente disposto dalla legislazione europea. Come faranno a risolvere questo piccolo problemino è un mistero.
A questo punto, è necessario buttarla in politica ed ecco che scendono in campo i furbetti del quartierino di Viale Mazzini. Già qualcuno di loro si era distinto, in forma anonima e truffaldina, facendo circolare una proposta con la quale la Rai ritirava il presunto ricorso pendente al Consiglio di Stato per il prelievo forzoso dei 150 milioni di epoca Renzi. Questa volta, nelle settimane di dibattito sulla finanziaria, per qualcuno c'è stata particolare frenesia per sostenere questa manovra scellerata. Morale della favola: ora stanno cercando i maquillage finanziari per far tornare i conti e cercare qualche denaro sufficiente a sostenere in qualche modo il Piano industriale che si prospetta sempre più come una macchina con le ruote bucate e la principale tra queste è proprio quella che sorregge la contabilità.

Ma come si prevede di finanziare la trasformazione (pag. 196)? tre leve: ottimizzare i costi di contenuti e struttura; evoluzione del ruolo di Produzione Tv da fornitore a partner dei generi; sviluppo ricavi da pubblicità e altre fonti. Si prevede di spendere 70 mln per lo sviluppo dell'offerta digitale; 60 mln per i due nuovi canali; 40 mln per i documentari e 200 mln per sviluppo e adeguamento infrastruttura tecnologica e immobiliare. Inoltre, si prevedo risorse per 100 mln da efficientamento da nuovo modello organizzativo content centric; 15 mln da razionalizzazione appalti e 15 mln da razionalizzazione organico dirigenziale. Totale 500 mln. I ricavi complessivi (pag. 266) sono composti da canone invariato per 1.763 mln,, risorse da pubblicità in crescita da 650 del 2019 a 699 del 2021 e altri ricavi da 224 a 258 mln per un totale di crescita prevista da 2.637 del 2019 a 2.720 del 2021. Qualcosa non torna ma, come abbiamo premesso, chi vi scrive di finanza (insieme ad altro).
Ieri la citazione di Zaccone Teodosi era nella contestazione dell'incoerenza tra "piano industriale" (ovvero normativa anche) e creazione del ruolo del dg, non tra "contratto di servizio" e creazione del ruolo del Dg.

bloggorai@gmail.com


Nessun commento:

Posta un commento