giovedì 17 gennaio 2019

Pubblico

Nell'era delle profilazioni degli utenti sempre più rifinite e degli algoritmi sempre più raffinati, quale potrebbe essere il rapporto tra il Servizio Pubblico e il "suo" pubblico? Premessa necessaria sarebbe dover definire correttamente il pubblico - i telespettatori - e in subordine, a quale universo possa essere ricondotto: quello della Rai, per intenderci, oppure quello delle televisioni private.

La questione non è peregrina e viene sollevata proprio questa mattina leggendo un interessante articolo su La Repubblica, a firma Giovanna Vitale. Posto che tutto ciò che viene scritto da questo giornale è necessario filtrarlo sulla consapevolezza del ruolo politico che gioca nei confronti del Governo in carica, l'argomento di come e quanto la Rai in questo momento riflette gli equilibri politici in corso è di grande attualità.
Il Servizio Pubblico vira tutto sul "sovranismo e il populismo" ?
A quanto si legge, sembrerebbe di si. Si dice spesso, un luogo comune, che la Rai è lo specchio del Paese, più o meno deformato, più o meno attendibile. Pur sempre, però, riflette per molti aspetti il sentire comune nazionale, lo intuisce, lo metabolizza, lo rielabora e lo restituisce in modo tale da farlo divenire "pubblica opinione". Nessuno mai al mondo sarà in grado di affermare con assoluta certezza quanto tutto questo possa essere vero o verificabile. Non ci sarà mai nessun sondaggio o rilevamento demografico in grado di poter sostenere che il Paese, pur avendo votato due grandi partiti riconducibili al "sovranismo e al populismo" possa o voglia poi riconoscersi nelle scelte editoriali proposte dalla Rai che assorbono questi orientamenti e li traducono poi in edizioi dei Tg o in trasmissioni nazional-popolari come Sanremo. Tutto questo per porre un interrogativo: è "naturale" , fisiologico, che il Governo debba ricondurre la narrazione del Paese a sua immagine e somiglianza? Cosa significa? che ogni volta che cambiano gli equilibri di governo si suppone che debbano cambiare anche le "narrazioni" per usare un termine oggi tanto diffuso?

Oggi, come sembra essere sempre più chiaro (molto di più in altri paesi che non da noi) il "pubblico" si sta modificando ad una velocità tela de rendere ardua ogni sua interpretazione. Si scompone per fasce di età con i giovani sempre più verso nuove piattaforme e contenuti e anziani sempre più radicati al vecchio modello di broadcast e di prodotti. Si articola poi per l'utilizzo di diverse modalità di fruizione che spaziano per l'ampia gamma di piattaforme disponibili e, infine, per la quantità/qualità di tempo dedicato/luogo dedicato alla fruizione di prodotti audiovisivi.

Per chi, come noi, ha poca dimestichezza con il "sovranismo" e, forse, ne ha un pizzico in più per il "populismo" (beninteso, necessario chiarire finissimamente cosa significa) si avverte un certo disagio, qualche difficoltà ulteriore rispetto al passato a capire bene in che termine debba proporsi il Servizio Pubblico verso quale pubblico. Il dibattito è aperto. Non vorremmo dare risposte semplici.

bloggorai@gmail.com

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