lunedì 14 gennaio 2019

prossimo futuro e prossimo passato

Lo abbiamo già citato: "sperammo invano che la televisione in Italia non arrivasse mai" ha scritto Paolo Monelli alla vigilia della prima messa in onda nel lontano 1954. Si può dire lo stesso per quello che si intravvede oggi nel prossimo futuro del broadcasting? Passo indietro: la recente edizione dell'Economist Forecast 2019, riporta un dato importante: secondo stime dell'ITU (International Telecommnication Union) per l'anno in corso oltre la metà della popolazione sarà connessa on line. Parliamo quindi di qualche miliardo di persone. Significa che per la stragrande maggioranza di questa popolazione, è verosimile, che la loro dieta mediatica audiovisiva sarà prevalentemente composta da flussi di immagini e informazioni che transitano sulla rete piuttosto che sulle frequenze tradizionali del digitale terrestre, seppure di nuova generazione.

Ecco allora che per i prossimi mesi è atteso lo sbarco di una nuova offerta di Tv, un nuovo "prodotto" che potrebbe modificare non poco il panorama dell'utilizzo del broadcasting tradizionale: Quibi (titolo ancora provvisorio che significa Quick Bite). Ne parla dettagliatamente stamattina La Stampa con un pezzo a firma Lorenzo Soria. In cosa consiste? Trasmettere attraverso la rete piccoli blocchi della durata massima di 10 minuti che siano news o intrattenimento, seriali o film. Ci lavorano già importanti case di produzione e distribuzione ed è destinato a quei milioni di persone che ogni giorno utilizzano i loro device in movimento o comunque coloro che hanno poco tempo a disposizione. Al business partecipano giganti come Disney, Fox, NBC Universal e Alibaba che hanno già  investito oltre 1 miliardo di dollari.
Ecco, quando abbiamo scritto che il mondo si divide in chi crea e chi inventa, intendevamo proprio questo. Ci sono persone che cercano costantemente di guardare oltre la siepe, oltre l'orizzonte del proprio cortiletto di casa mentre altre si accontentano di riscaldare brodini già cotti, di rifilarci pappa già cotta e cercando magari di spacciarla come merce fresca. Nessuna allusione per nessuno, per carità di Patria !!! Difficile però non pensare a quanto succede a Viale Mazzini. O meglio, a quanto non succede perchè, fino a prova contraria, al momento non ci risulta che stia succedendo proprio nulla. Abbiamo scritto, non molto tempo addietro, che dovrebbe esistere in Rai una specie di "think thank": ci fosse stata una volta che qualcuno abbia saputo cosa fa, chi lo compone (ne faceva parte anche l'attuale responsabile dell'Ufficio stampa), se ci sono esterni all'Azienda e quanto costano. Niente. Muro di gomma.

Tanto per rimanere sul prossimo passato e dare l'idea di come funzionano alcuni meccanismi mediatici a Viale Mazzini. Tutti sapete della polemica virtuosa tra Baglioni, De Santis, Salini, Salvini e compagnia di giro. Tutti a tremare per i destini del Servizio Pubblico, i consiglieri di amministrazione pronti alle dimissioni. Allora cosa ti succede? Succede che si chiama il prode e fidato cronista di turno al Corriere della Sera, un certo Paolo Conti, che scrive riferito a Salini e Baglioni: "ormai hanno un confronto sincero, diretto e amichevole". Prosegue il cronista: dopo la sorpresa dell'AD per la nota della De Santis a Dagospia (non ne sapeva nulla) decide di inviare un Tweet rassicurante: Sanremo è patrimonio degli italiani! Difficile non essere sorpresi: ci chiediamo, ma il collega ha tale assidua familiarità tra i due, le loro mogli frequentano lo stesso parrucchiere, portano a spasso i propri gatti o cagnolini negli stessi giardinetti, per poter scrivere con tale sicumera  che i due hanno un  confronto sincero, diretto e amichevole ??? ma come si fà a scrivere una tale verità? confessiamo, a noi non è concesso e nutriamo un pizzico di invidia (giornalistica, si intende).

Se, in questi giorni, siete alla ricerca di qualcosa più interessante il consiglio è coprirsi bene, fa freddo.

ps: siamo vicini alle 20 mila visualizzazioni ... fate girare, se volete

bloggorai@gmail.com 

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