lunedì 27 agosto 2018

cultura mediatica

La notizia del giorno, che non riguarda la Rai, è che entro il prossimo 10 settembre vanno consegnate le buste per l'inizio della gara per la riassegnazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz. Sempre che la partita non venga sospesa in attesa del ricorso al TAR presentato dal Gruppo Cairo. Ci sono in ballo oltre 2,5 miliardi di Euro attesi dallo Stato che, peraltro, sono stati già inseriti nella Legge di bilancio in corso. Una partita molto complessa, destinata a modificare in modo sostanziale gli assetti non solo economici dell'intero settore delle TLC. La Rai non parteciperà all'asta ma ne risulterà, direttamente e indirettamente, coinvolta per molteplici aspetti. Il primo consiste nel progressivo spostamento nell'indirizzo strategico della diffusione radiotelevisivo: dall'etere verso lo streaming: vedi quanto sta succedendo con il calcio. Il DTT, seppure di seconda generazione, potrebbe nascere già obsoleto prima ancora di essere diffuso (la BBC sta già correndo ai ripari). In che modo il Servizio Pubblico si appresta ad immaginare il suo ruolo nel futuro prossimo venturo? Come e con quali risorse economiche da investire potrà fronteggiare queste sfide? Le risorse economiche anzitutto: su quali risorse per investimenti si potrà contare? Le risorse da canone sono stabilite per un arco limitato di tempo, quelle pubblicitarie sono variabili e la somma delle due a malapena regge il conto economico corrente. Partita molto complessa che dovrà essere affrontata subito con il nuovo Piano Industriale, primo tema all'ordine del giorno per i nuovi amministratori Rai.

A questo proposito, per fortuna, il consigliere Giampaolo Rossi, ha già le idee chiare: la Rai dovrà essere "transmediale". siamo curiosi siamo andati a cercare di capire e di sapere cosa si intende. Wikipedia ci aiuta: Narrazione transmediale (inglese Transmedia storytellingtransmedia narrativemultiplatform storytelling) come la definisce Henry Jenkins nel suo testo del 2006 Cultura convergente, è una forma narrativa che, muovendosi attraverso diversi tipi di media, contribuisce a perfezionare ed integrare l'esperienza dell'utente con nuove e distinte informazioni. Ottimo ! 

Treccani: "Prodotto, storia, contenuto, servizio capace di viaggiare tra più piattaforme distributive e di incarnarsi su media differenti secondo le regole della convergenza." Eccellente! Non c'è che dire, si tratta di un concetto innovativo e moderno che sembra intercettare il cambiamento in corso. 

Forse, però, sembra mancare qualche passaggio nella lettura della storia, del contesto sociale, politico e normativo, nella fattispecie del Servizio Pubblico radiotelevisivo italiano.

Nell'aprile 2016, proprio in occasione della presentazione del Piano Industriale appena scaduto, si parlò di "digital media company" e si prospettava un balzo in avanti verso la generazione di nuovi contenuti adatti ad un nuovo mercato dell'audiovisivo e contestualmente "completare la trasformazione da broadcaster tradizionale a Digital Media Company". domanda: è avvenuto tutto questo? a che punto si trova la Rai in questo processo? quali sono le tappe, i vincoli strategici che dovranno essere affrontati?


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