Questa mattina ci siamo svegliati sotto un violento temporale.
Grande timore per l’uva. La stagione si è rotta, prepariamoci all’autunno.
Bene. Iniziamo con una notizia rilevante: “Il calo degli
ascolti del Tg1 è ''un problema molto serio… citando l'ultima occasione in cui
il Tg5 ha superato il Tg1, la scorsa settimana, ha detto che a preoccuparlo non
è tanto il fatto che ''il Tg1 ha fatto il 20,6 rispetto al 20.9 del Tg5''… vuol
dire che lo spettatore sente che l'informazione non è completa e adeguata a
quella della rete ammiraglia''. Accipocchia … iniziamo male la prossima stagione,
quasi da non crederci. Se non che… attenzione attenzione: la notizia è datata
esattamente 12 luglio 2011 e la frase è di Paolo Garimberti pronunciata in Vigilanza
Rai alla quale si è associata quella del segretario Usigrai Carlo Verna “Il
pluralismo tra le sue virtù produce anche telespettatori, ascoltatori, lettori,
insomma clienti. I cali di ascolto spesso e non solo al Tg1 dipendono molto
dalla mancata rappresentazione di alcuni punti di vista. Chi si sente escluso
cambia canale”.
Sono trascorsi esattamente 15 anni e da ieri tarda mattinata
arriva a Bloggorai la notizia di aggiornamento: “Il Tg1 battuto dal Tg5” e
questa mattina solo il Sole la riprende in 10 righe compreso il titolo “Sorpasso
del Tg5 sul Tg1 nella gara per gli ascolti”. che grande novità!!! una Notiziona !!! Se non che, ieri nel pomeriggio, comincia
a girare una dichiarazione del solito consigliere (uno a caso, tanto degli altri
si sono perse le tracce) dove si legge “Chi ha a cuore la tenuta del servizio
pubblico non può sottovalutare il segnale di allarme che viene dagli ascolti
del Tg1…L'analisi va puntata su contenuti e linguaggi del tg, senza guardare
altrove. Un esame che si fa sempre più urgente, come urgente è una riflessione
sul complesso dell'offerta informativa Rai: anche in questa stagione, tranne
lodevoli eccezioni, troppi sono stati gli spazi che altre emittenti hanno
occupato senza trovare concorrenza”. Questa nota non l’ha ripresa nessuno e forse
non è un caso.
Bloggorai ha (non so per quanto tempo) ha ancora buona
memoria. Ricordiamo un punto fondamentale: la Rai, da anni, decenni, non ha
un Piano editoriale per l’informazione. Riproponiamo quanto abbiamo scritto
lo scorso 22 agosto ed è bene averlo sempre bene a mente: “Ricapitoliamo
qualche punto che, supponiamo, Natale dovrebbe conoscere benissimo non solo e
non tanto perché è stato segretario nazionale dell’Usigrai (lo stesso sindacato
che alcuni mesi addietro ha chiesto le dimissioni del Cda, comprese le sue!)
quanto perché, proprio perché Consigliere RAI dovrebbe essere parte del suo
compito.
Cominciamo dal famigerato Piano Verdelli (2017) e la
nota proposta della “newsroom” (da chi è stato affossato? Chi ha passato la
“soffiata” all’Espresso? Chi erano i personaggi che erano interessati a
quell’operazione e che hanno remato contro per affossarlo? Ci si può scrivere
un romanzo, ancora sono ignoti gli esecutori materiali. Bloggorai lo sa. Tant’è
che il Piano venne ritirato e non se ne seppe più nulla, salvo leggere il libro
dello stesso Verdelli, e del suo perno più rilevante ovvero la “newsroom” si
sono perse le tracce (salvo ritrovarle con il titolo della trasmissione della Maggioni,
per puro caso).
Succede poi che poco tempo dopo viene proposto il Piano
Industriale 2018 dove, per la prima volta, si legge un corposo allegato
(247 pagine) Piano per l’informazione. Di grande interesse, ricco di dati e
informazioni preziose. Scomparso, svanito, eclissato. Succede poi ancora che
poco tempo dopo viene approvato il precedente Contrato di Servizio 2018-23
dove, esplicitamente, si dispone (art. 22, e) che si debba predisporre “… un
piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero
delle testate giornalistiche”. Carta straccia, tempo perso, una clamorosa presa
per i fondelli.
Succede ora che qualcuno si accorge che il Tg1 perde ascolti?
Ma il consigliere Natale li legge i dati che circolano da tempo? Vedi il Sole del
23 ottobre scorso con il titolo “Tv, telegiornali in crescita. Giù Tg1 e Tg2
e corre La7”. Se non bastasse, è sufficiente leggere l’ultimo Report
trimestrale AgCom 1/25 dove da tempo si legge che il Tg1 nell’edizione
delle 13.30 ha perso rispetto allo scorso anno il 4,4% e negli ultimi 4 anni il
24% mentre nell’edizione delle 20 ha perso il 3,6% e negli ultimi 4 anno il
26,3%. Ricordiamo, ancora una volta i dati impietosi di RaiNews24: ha perso
il 10% in un anno e il 50% in quattro anni e sui quali nessuno, compreso il
consigliere Natale, ha mai battuto ciglio
Lasciamo perdere … se non che Il Foglio di oggi pubblica la
notizia vera, sempre a proposito del Tg1 e del suo direttore: “Gian Marco
Chiocci è pronto a lasciare la direzione del Tg1 per diventare portavoce di
Giorgia Meloni a Palazzo Chigi … L'operazione prevede un blitz, se ne parla
anche tra i vertici degli apparati di stato con i quali l'attuale direttore del
Tg1 ha rapporti ramificati e solidi. Chiocci è considerato dalla presidente del
Consiglio una persona di assoluta fiducia. Un amico, consigliere e conoscitore
del potere romano. La premier vuole dare più forza alla comunicazione
inaugurando la seconda fase del suo governo: quella che guarda alle elezioni
del 2027… Chiocci occupa un posto d'onore nell'album di famiglia della destra
(anche se è molto trasversale con rapporti nel Pd e nel M5s)”. Ecco i tanti
cuori pulsanti della notizia: la Rai è la fucina del giornalismo politico e,
segnatamente governativo; le menti migliori che emigrano si caratterizzano per
la “trasversalità” e, infine, la Meloni prepara la grande battaglia del 2027. I
lettori di Bloggorai possono stare tranquilli: lo abbiamo scritto da tempo,
sarà quello l’anno cruciale. Sulla “trasversalità” poi ci viene un attacco di
orticaria: lo abbiamo letto tante volte e per tanti altri “autorevoli colleghi”
un po’ “piacioni” a destra quanto a sinistra. Non ultima nota a margine: le solite
manovre sottobanco avvengono ad agosto.
Tranquilli, sereni, pacati e sobri: l'autunno non è ancora iniziato del tutto.
bloggorai@gmail.com
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