Sotto traccia, messaggi e telefonate, incontri al baretto
per un saluto di buon anno, tutto il mondo RAI sente l’aria fresca che tira e
comincia lentamente a muoversi. Ieri c’è stato un piccolo passo, apparentemente
insignificante: si è riunito il Cda di Viale Mazzini per poco o nulla. Però si
è riunito, convocato con “riservatezza” ma si è riunito e proprio alla vigilia dell’appuntamento
di Governo previsto per dopodomani. Nel nostro solito giro di telefonate e
contatti abbiamo convenuto che “l’accordo nella maggioranza sembra raggiunto” e
che il 12 settembre sia la Camera (che ha già in calendario) e sia il Senato
(che ancora non lo ha messo in agenda) andranno al voto per eleggere i 4 rappresentanti
in cda. Già, seppure fosse vero e non ne siamo affatto convinti, vediamo come potrebbero
andare le cose.
Anzitutto “accordo di maggioranza”: vedremo cosa esce tra
due giorni e se verrà raggiunta la pace tra i diversi polli nel pollaio. Non c'è nulla di scontato ma solo una ragionevole convergenza di interessi a rimanere saldamente al governo insieme. Ma c’è
poi un accordo complementare che si deve raggiungere: quello con l’opposizione.
L’improvvida sortita del campo largo fondata su “prima la riforma e poi le nomine”
appare sempre più come un autogol megagalattico universale. Cosa potrebbe succedere il 12 settembre
qualora il Governo decidesse di andare avanti e nominare i suoi consiglieri? La
Legge 220 del 2015 è chiara e all’art. 2, 6.a si legge che “I membri del
consiglio di amministrazione sono così individuati: a) due eletti dalla Camera
dei deputati e due eletti dal Senato della Repubblica, con voto limitato a
un solo candidato” ovvero un parlamentare può votare una sola volta. La maggioranza
potrebbe quindi votare i suoi due nomi (uno alla Camera e uno al Senato) che
insieme ai due nomi indicati dal Governo (AD e Presidente, e vedremo poi in Vigilanza
come si mette) e il consigliere eletto dai dipendenti potrebbe dar vita al
nuovo Cda seppure con due consiglieri mancanti. Al “campo largo” resterebbe
la responsabilità di rimanere con il cerino in mano e farsi pure addebitare il
peso di far mancare alla Rai la necessaria guida in “un momento così importante
della sua vita aziendale”. Vai a spiegare poi che si dovrebbe rimanere con questo
Cda in proroga, con un presidente protempore e un consigliere in meno per ancora
chissà quanto tempo. Allora, come si sente dire, il PD e il M5S il 12
potrebbero uscire dall’aula e lasciare il “campo aperto” alla maggioranza che,
per il bene della RAI, procederebbe spedita verso la nuova governance. Si fatica a comprendere come questo possa
avvenire ma è una concreta possibilità. Al momento, ad oggi, non si avvertono
segnali di fumo se non, come si legge su Il Riformista “L'Aventino di
Schlein preoccupa i dem. Le barricate del Carroccio contro la nomina di
Agnes infastidiscono Forza Italia. Anche FdI sbuffa per l'atteggiamento di
Salvini. Sullo sfondo i moderati del Pd temono che Elly resti a mani vuote”.
Lo ha scritto prima Bloggorai: ci risulta che all’interno del PD questa “confusione”
si possa configurare come un danno importante.
Infine, c’è un tema sottotraccia di enorme portata sul quale
ancora si avverte silenzio (e confusione) totale: il canone RAI. Nei giorni
scorsi si è letto che si vorrebbe intervenire nuovamente sul taglio già avvento lo scorso anno o per
confermarlo (come vorrebbe fortemente la Lega) o per tornare indietro ai 90
euro (come piacerebbe a FI). Rimane il fatto che a pochi mesi dalla fine dell’anno
su questo tema i ragionieri di Viale Mazzini non sanno che pesci prendere. Ma questo,
evidentemente, è un pesce piccolo, una sardina. Nulla a confronto della paranza
di nomine che si potrebbero fare con i criteri della vecchia legge Renzi.
bloggorai@gmail.com
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