Non c’è tempo da perdere e non si faranno prigionieri. Il linguaggio guerresco è crudele e volgare
ma assai pertinente se vogliamo parlare di Rai e di Servizio Pubblico prossimo
venturo.
Cominciamo subito, tra pochi giorni. Il 28 agosto dovrebbe
avvenire la nuova fase della transizione
al DVB-T2 come previsto dal recente Contratto di Servizio all’art. 15,
comma 3, riferito a Impianti e investimenti tecnologici dove si legge che “… la
Rai si impegna a diffondere un proprio mux nazionale in standard DVB- T2 entro
il 10 gennaio 2024 (poi modificato al 28
agosto), e a predisporre il passaggio dei restanti mux in standard DVB-T2
secondo la roadmap predisposta dal Ministero in coerenza con la normativa di
settore”. Nessuno ne parla (sul sito dell’Ufficio Stampa RAI non si leggono
aggiornamenti recenti) ma potrebbe essere un passaggio non indolore. Ricordiamo
quanto affermato da Stefano Ciccotti, CTO RAI in una lettera al MimIt agli atti della Vigilanza del 27 settembre scorso dove si legge
che “… Secondo il nuovo Contratto di Servizio in via di sottoscrizione, Rai sarà l’unica emittente chiamata ad
attivare dal 10 gennaio 2024 (…) l’esercizio di un multiplex nazionale in
DVBT2. Per trattandosi di un’iniziativa che, isolatamente imposta a Rai,
genererà con tutta probabilità un calo di ascolti dei canali coinvolti a causa
del mancato rinnovo totale del parco ricevitori (decoder e TV) da parte delle
famiglie italiane…”. Da allora, a parte la data rinviata, non si è saputo
più nulla in particolare per quanto temuto sul possibile calo di ascolti. Sono
stati stimati?
Andiamo avanti. Canone.
A che punto è la notte? Buia, scurissima. Siamo alla vigilia del quarto
trimestre e nessuno è in grado di sapere se e come sarà l’importo del canone
2025. Sarà come lo scorso anno quando la notizia della riduzione di 20 euro (apparentemente)
apparve come una scheggia impazzita? Non
era affatto impazzita perché la Lega (Giorgetti) sapevano benissimo quali erano
e sono le loro intenzioni: ridurre progressivamente il canone del 20% anno fino
alla sua completa estinzione. Come si potrà impostare e sostenere il nuovo Piano
Industriale senza avere certezza delle risorse sulle quali contare è un mistero
glorioso. Qualcuno pensa, forse a ragione: “Ci penserà il prossimo Cda”. Il messaggio
è sottile e subliminale, del genere “chi vuole capire capisce”.
Però, e veniamo al terzo punto, il trucco c’è: vendiamo un pezzo di RAI Way. Nel Piano
industriale (di cui abbiamo mostrato prova provata) si legge la stima di 190
mln. Nelle scorse settimane abbiamo letto sul Sole invece che la quota si è
ridotta a 110 mln in virtù del fatto che è ridotto il percentuale di vendita
della quota azionaria. Ma questo, ovviamente, è solo una parte del problema ancora
irrisolto: come si apre la partita RAI Way e “Polo delle torri”. La questione è
ingarbugliata assai e non da poco (dal 2016). I “fondi” premono da una parte e “altri”
in direzione opposta. Si vorrà imprimere una accelerazione a settembre o è
meglio aspettare il prossimo Cda? Vedi sopra: chi vuole capire capisce.
Arriviamo al quarto tasto dolente: la crisi di ascolti. L’ubriacatura delle Olimpiadi è finita ed è
finita la pacchia. La concorrenza tutta sarà più agguerrita del solito (vedi
Amadeus). Non c’è trippa per tutti i gatti. I palinsesti presentati a luglio
fanno piangere di tristezza e mestizia. Pure a Villa Arzilla potrebbero
scocciarsi e guardare altro. Come si potrà fronteggiare la possibile emorragia?
Boh!!!
Dopo di che inizieranno le cannonate del 12 settembre con quanto
vi abbiamo scritto. La Camera voterà i
nomi del prossimo Cda? E il Senato? Boh! E il “campo largo” in questo caso cosa
farà? Doppio boh!!!
Va bene…intanto iniziamo la guerra, poi, con calma si vedrà.
Con calma, magari nel frattempo, proviamo ad immaginare e dibattere una riforma
della Governance di Viale Mazzini, di tutta la RAI, di tutto il Servizio
Pubblico, dell’intero comparto dell’audiovisivo nazionale … fate voi. Tanto, comunque,
il 23 ottobre al TAR è dietro l’angolo. Poi, con calma, si vedrà.
Bloggorai@gmail.com
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