mercoledì 17 luglio 2019

Occhio al portafoglio

"I poveri hanno poco ma sono tanti" ha detto Petrolini. Il numero elevato di chi paga il canone in bolletta giustifica le attenzioni che in queste ore sta ricevendo la proposta del M5S di ridurlo drasticamente in cambio dell'abolizione dei tetti pubblicitari (con qualche correttivo per supportare programmi con scarso interesse per gli inserzionisti). Quanto saranno contenti i principali concorrenti che vivono solo di pubblicità, peraltro anche progressivamente in calo?
Per ora, siamo convinti che si tratti semplicemente di "manovra politica", arma di distrazione di massa da "ben altri problemi". Però contiene un fondo di problematicità antica e rilevante. Tutto questo ci riporta alla legge 3 maggio 2004 n. 112 "(Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo ...), madre di tutte le battaglie sulla Rai e dintorni (le risorse economiche) che nessuno da allora ha mai affrontato compiutamente (sottolineato nessuno !)
compresi i tanti corifei odierni.

Ora si formano e ricompongono i consueti schieramenti con tre squadre in campo: difensori, attaccanti e indecisi. I primi sono rimasti al campionato del Servizio Pubblico serio, autorevole che in cambio del biglietto offriva tanto (non sempre il meglio ma quasi): film, fiction, informazione, sport, musica, programmi per bambini sulle reti generaliste. Fanno fatica a reggere il confronto con un campionato di più giovani, evoluti, smaliziati, tecnologicamente "scafati" ed hanno in mente un campionato europeo dove il canone spesso è più alto (con un regime fiscale diverso). Arrivare nel campo avversario e mettere una palla nel sacco per loro è assai arduo: convincere i cittadini che valga la pena pagare il canone come valore "morale" assoluto e non riferito a quale prodotto viene fornito in cambio è come pedalare una bicicletta senza pedali.

Gli attaccanti hanno buon gioco: l'offerta tv (si parla poco di radio, anche se interessa una platea di decine di milioni di utenti) oggi è declinata in molti modi e, tra questi, il vecchio teleschermo con la tradizionale offerta generalista è destinata all'estinzione, come i dinosauri. Si tratta di una squadra con giocatori atletici e muscolosi, abituati al confronto tecnologico. Siamo alla vigilia del secondo switch off sul digitale terrestre previsto fra un paio di anni. Vallo a spiegare a chi paga il canone che sarà necessario comprare un nuovo apparato tv, oppure dotarsi di un nuovo decoder o dover installare una parabola quando con un semplice cellulare, un tablet o una smart tv puoi vedere tutto e di più. Inoltre, questa squadra ha un giocatore fuoriclasse: gli sprechi di Viale Mazzini ... ne vogliamo parlare?

Gli indecisi hanno le idee alquanto confuse (ammetto che anche il sottoscritto necessita di un momento di approfondimento): da un lato sostengono il canone come il santuario del Servizio Pubblico, fonte primaria di indipendenza dal "mercato" brutale ed assassino della qualità del prodotto. Per altro lato sono consapevoli che è necessario trovare altra fonte di legittimità e credibilità. Si lambiccano il cervello, interrogano gli aruspici e sperano in un calcio di rigore regalato da un arbitro compassionevole. Ma non c'è, almeno per ora, il Settimo Cavalleria destinato a salvarci: al momento la sola proposta interessante è quella proposta dagli stessi del M5S. Meritevole di essere affrontata, non fosse altro perchè non c'è di meglio. Certo, quando poi sono gli stessi che tirano fuori dal cilindro questa storia del canone e non si capisce come si lega con la proposta di riforma tutto diventa un pò più complicato. Almeno però ha un pregio: mette una mina a scoppio ritardato sul Piano industriale con tutti gli ammenicoli e le invenzioni (il DG) che si porta dietro: tanto, come molti sostengono a Viale Mazzini, non ci crede più nessuno.

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