lunedì 1 ottobre 2018

ne avevamo bisogno

il primo a dare fuoco alle polveri è stato il consigliere Giampaolo Rossi lo scorso 25 agosto: "La Rai, che è una media company, deve trasformarsi in una transmedia company, cioè una grande azienda che produce non solo informazione ma anche immaginario simbolico per il Paese...". 

In quel momento abbiamo cominciato a capire qualcosa: che la Rai, cosiddetta più grande azienda culturale del Paese, non ne produce per se stessa.

Ieri ne abbiamo avuto conferma: l'AD Alberto Salini, ha rilasciato un'intervista al Corriere dove ci illumina su grandi scenari che nessuno, anche dentro Viale Mazzini, aveva immaginato prima.

1- La Rai sfiderà Netflix
2- deve rivolgersi ai giovani, senza perdere di vista il pubblico di riferimento
3- nuovi contenuti digitali
4- valorizzare risorse interne
5- per le nomine: persone in grado di condividere il progetto di cambiamento
6- nasceranno nuove "factory" 

Non ci aspettavamo di più (è arrivato da poco, che volevi che dicesse ... etc etc ...) ma nemmeno di meno. Per essere l'uomo solo al comando, come vuole la Legge, avrebbe dovuto affrontare nodi strategici come le risorse economiche anzitutto (dove prendere i soldi per realizzare tutto questo), la sfida a Netflix e altri OTT non è solo sui contenuti ma anzitutto sulle piattaforme di distribuzione (vedi frequenze e multiplex), l'Azienda necessita di essere riorganizzata (da che parte, con quale indirizzo).

Per chi ne avesse voglia, potrebbe rileggere analoga intervista a Antonio Campo Dall'Orto del 21 novembre 2015.

una cosa è certa, con le vicende Rai il divertimento è assicurato.

bloggorai@gmail.com

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