lunedì 24 settembre 2018

il voto e le quote

Leggiamo con sorpresa sul suo profilo Twitter che il consigliere Riccardo Laganà, dopo avere espresso l'astensione al voto per l'indicazione di Foa come presidente Rai, gli ha augurato buon lavoro auspicando che si possa  insieme a lui "ridare alla Rai la dignità che negli anni è stata calpestata".

Prima ancor di entrare nel merito della questione, ricordiamo che lo stesso Foa è atteso in Vigilanza nei prossimi giorni. Successivamente, i parlamentari esprimeranno con il voto la conferma della candidatura e, se approvata, successivamente, Foa potrà presiedere il CdA ne pieno delle sue legittime funzioni. Fino a quella data, formalmente, appare alquanto prematuro augurare qualcosa.

Passo indietro: lo stallo in cui si trova il Servizio Pubblico è determinato da un Legge ritenuta da molti profondamente sbagliata per almeno due solidi motivi: sposta completamente la governance sotto il controllo pressochè totale del Governo e perchè assegna alla nuova figura dell'AD eccessivi poteri di gestione rispetto al CdA (uno su tutti: il potere di firma per contratti fino a 10 milioni).

Messa la partita in pieno campo della/e forze di governo, le trattative sulla direzione, la gestione di ogni atto (comprese le prossime nomine e l'indirizzo del futuro piano industriale) sotto costantemente sotto scacco di equilibri lontani dalle esigenze dell'Azienda quanto più dello scambio politico che avviene al suo esterno. La stesa riproposizione di Foa ne è la prova più evidente: nel momento in cui Lega e FI trovano l'accordo su temi come le regionali oppure, peggio ancora, rassicurazioni sui tetti pubblicitari, viene riproposto il suo nome per tornare poi in Vigilanza. Tutto questo potrebbe essere oggetto di verifica e analisi, sia formale che sostanziale (magistratura) per il cosiddetto voto di scambio.

A proposito di "dignità" delle persone. Posto e non concesso che tutto fili secondo gli accordi extra Cda (perchè questo sembra stia avvenendo, come al solito, come sempre) si dovrà arrivare al tema delle nomine per alcune direzioni importanti. Si legge di Tizio, Caio o Sempronio "in quota Lega oppure M5S": conoscendo molti dei nomi di cui si parla è veramente sorprendente leggere che sono collocati "in quota" di un partito del quale fino a poco tempo fa ne avrebbero detto peste e corna. Sarebbe "salutare" che il nuovo AD sostenesse pubblicamente che la scelta dei direttori non deve avvenire "in quota" ma per competenze, esperienze, capacità, storia aziendale. Forse, lo chiedono anche i dipendenti Rai, oltre che tutti coloro che sono interessati al Servizio pubblico. Sarebbe ancor più salutare che che questo auspicio venisse anche dal Consiglio visto che, come dispone la Legge, l'AD deve acquisire il parere obbligatorio (vincolante solo per i direttori di testata se espresso con la maggioranza di due terzi) del CdA.

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