“Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio
della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il
parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era
servito nell’affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l’auto
fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato.”…
“Si nota, intanto, che i partiti, nell’esprimere i loro
punti di vista, preferiscono non azzardare troppo, danno un colpo al cerchio e
uno alla botte, dicono che sì, ma che, magari, no.” …
“Votare scheda bianca è un diritto irrinunciabile, nessuno
ve lo negherà, ma proprio come proibiamo ai bambini di giocare col fuoco, così
abbiamo avvisato i popoli che va contro la loro sicurezza cincischiare con la
dinamite.” …
“Ho detto che votare scheda bianca si potrebbe considerare
come una manifestazione di lucidità da parte di chi l’ha fatto.”
Citazioni da Saggio sulla lucidità di Josè Saramago
Un Popolo di rassegnati, astenuti, delusi, poveri, scappati
di casa, rintanati, tanto assopiti quanto leggermente arrabbiati e alquanto abbandonati
a se stessi epperò tutti tennisti praticanti e appassionati come lo sono stati
per la vela ai tempi di Azzurra o per il curling alle Olimpiadi invernali.
La notizia del giorno è l’astensione
alle regionali di Puglia, Campania e Veneto: alla chiusura di seggi ieri sera hanno
votato rispettivamente solo il 29,4 (nel 2023 il 39,8), il 32 contro il 38,9 e il
33,8 contro il 36,1. Nella media nazionale i votati sono stati il 31,9 contro il
41,5 della precedente consultazione (fonte https://elezioni.interno.gov.it/risultati/20251123/regionali/votanti/italia/italia
).
C’è qualche relazione tra l’astensione
politica e la “rappresentazione” ovvero il “racconto” sociale del Paese per
come viene svolto dalla televisione pubblica?
Per l’ennesima volta, come avviene ormai da tempo, tutti ad
interrogarsi sul perché gli italiani (in verità non solo loro) non vanno a
votare. Tante risposte plausibili ma nessuna esauriente e completa. Sembra eroso
il meccanismo partecipativo, il senso di fiducia nella gestione del bene
pubblico: “così fanno tutti, a che serve votare se poi non cambia nulla”. Ci viene
automatico il pensiero, l’associazione: tanto aumenta l’astensione al voto tanto
aumenta il disinteresse e la sfiducia verso il “servizio pubblico” quale che
esso sia. Pochi si chiedono perché la Rai, negli ultimi 5 anni ha perso il 21,3%
(- 2,5% solo nell’ultimo anno) come ha certificato AgCom nell’ultimo Osservatorio
sulle comunicazioni in Italia.
A che serve “vedere” la Rai o essere interessati al suo destino
se poi tanto non cambia nulla e, anzi, colpevolmente e complicemente peggiora? A
che serve pagare il canone se poi non riescono a sanare i conti (al 31 dicembre
2024 chiude in pareggio, con un indebitamento netto di €513 milioni) nonostante
le annuali raccomandazioni della Corte dei Conti? A che serve pagare il canone
se l’offerta editoriale complessiva è pur sempre rivolta ad un pubblico “over”
tanti anni e il “genere crime” è quello prevalente (in quasi tutte le fiction c’è
un assassinio, non c’è solo Garlasco)? Ci viene in mente un amico contadino, ex
mezzadro, di quando ci raccontava di essere “nato con il debito” con il suo fattore:
ogni qualvolta gli veniva prelevato parte del suo raccolto, non si sapeva mai a
quanto ammontasse il debito e allora “paga e basta”. Per fortuna, il mio amico
e altri contadini poi si sono “affrancati” dal fattore. Ma la Rai è in grado di
farlo? La Rai è in grado di “affrancarsi” dalla politica, di farlo con le sue
forze e con quelle esterne? No, ci siamo rassegnati: no. Non è in grado di
farlo dentro se stessa e non è in grado di farlo chi ne è fuori. La pietra
tombale è la famigerata “riforma” (peraltro del solo “metodo di governo”) che
avrebbe dovuto sanare il grave difetto di inadempienza all'EMFA. Non si farà certamente
entro quest’anno e chissà se ci sarà il prossimo anno, quando il Cda attuale
sarà in scadenza e quando si avvierà la trattativa per il rinnovo della
Concessione ad aprile 2027.
Già, anzitutto un Popolo di “rassegnati”:
per rimanere nel nostro ambito, non dimentichiamo l’ultimo tassello di impoverimento,
di sottrazione di informazioni, messo a punto con la chiusura della Rassegna Stampa
Rai ai suoi dipendenti. Sono più “poveri” di prima, sanno meno di prima, sono meno
informati di prima ma, appunto, sono poi “rassegnati” al loro destino legato ad
una Azienda a sua volta sempre più povera e minacciata (dalla riduzione del
canone). Per paradossale che possa apparire, ci dicono che la “nuova” edizione della
Rassegna stampa (destinata a 250 persone + ufficio stampa, al costo di circa 400
mila euro l’anno) contiene una nuova sezione denominata “Intelligenza
artificiale” cioè argomento tanto meritevole di attenzione quanto, appunto, riservato
a pochi, fidati e buoni. Per tutti gli altri dipendenti Rai solo “intelligenza
naturale” e magari, chissà, forse è meglio.
bloggorai@gmail.com
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