lunedì 24 novembre 2025

La RAI e il voto "rassegnato"

By Bloggorai ©

“Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell’affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l’auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato.”…

“Si nota, intanto, che i partiti, nell’esprimere i loro punti di vista, preferiscono non azzardare troppo, danno un colpo al cerchio e uno alla botte, dicono che sì, ma che, magari, no.” …

“Votare scheda bianca è un diritto irrinunciabile, nessuno ve lo negherà, ma proprio come proibiamo ai bambini di giocare col fuoco, così abbiamo avvisato i popoli che va contro la loro sicurezza cincischiare con la dinamite.” …

“Ho detto che votare scheda bianca si potrebbe considerare come una manifestazione di lucidità da parte di chi l’ha fatto.”

Citazioni da Saggio sulla lucidità di Josè Saramago

Un Popolo di rassegnati, astenuti, delusi, poveri, scappati di casa, rintanati, tanto assopiti quanto  leggermente arrabbiati e alquanto abbandonati a se stessi epperò tutti tennisti praticanti e appassionati come lo sono stati per la vela ai tempi di Azzurra o per il curling alle Olimpiadi invernali.   

La notizia del giorno è l’astensione alle regionali di Puglia, Campania e Veneto: alla chiusura di seggi ieri sera hanno votato rispettivamente solo il 29,4 (nel 2023 il 39,8), il 32 contro il 38,9 e il 33,8 contro il 36,1. Nella media nazionale i votati sono stati il 31,9 contro il 41,5 della precedente consultazione (fonte https://elezioni.interno.gov.it/risultati/20251123/regionali/votanti/italia/italia ).

C’è qualche relazione tra l’astensione politica e la “rappresentazione” ovvero il “racconto” sociale del Paese per come viene svolto dalla televisione pubblica?

Per l’ennesima volta, come avviene ormai da tempo, tutti ad interrogarsi sul perché gli italiani (in verità non solo loro) non vanno a votare. Tante risposte plausibili ma nessuna esauriente e completa. Sembra eroso il meccanismo partecipativo, il senso di fiducia nella gestione del bene pubblico: “così fanno tutti, a che serve votare se poi non cambia nulla”. Ci viene automatico il pensiero, l’associazione: tanto aumenta l’astensione al voto tanto aumenta il disinteresse e la sfiducia verso il “servizio pubblico” quale che esso sia. Pochi si chiedono perché la Rai, negli ultimi 5 anni ha perso il 21,3% (- 2,5% solo nell’ultimo anno) come ha certificato AgCom nell’ultimo Osservatorio sulle comunicazioni in Italia.

A che serve “vedere” la Rai o essere interessati al suo destino se poi tanto non cambia nulla e, anzi, colpevolmente e complicemente peggiora? A che serve pagare il canone se poi non riescono a sanare i conti (al 31 dicembre 2024 chiude in pareggio, con un indebitamento netto di €513 milioni) nonostante le annuali raccomandazioni della Corte dei Conti? A che serve pagare il canone se l’offerta editoriale complessiva è pur sempre rivolta ad un pubblico “over” tanti anni e il “genere crime” è quello prevalente (in quasi tutte le fiction c’è un assassinio, non c’è solo Garlasco)? Ci viene in mente un amico contadino, ex mezzadro, di quando ci raccontava di essere “nato con il debito” con il suo fattore: ogni qualvolta gli veniva prelevato parte del suo raccolto, non si sapeva mai a quanto ammontasse il debito e allora “paga e basta”. Per fortuna, il mio amico e altri contadini poi si sono “affrancati” dal fattore. Ma la Rai è in grado di farlo? La Rai è in grado di “affrancarsi” dalla politica, di farlo con le sue forze e con quelle esterne? No, ci siamo rassegnati: no. Non è in grado di farlo dentro se stessa e non è in grado di farlo chi ne è fuori. La pietra tombale è la famigerata “riforma” (peraltro del solo “metodo di governo”) che avrebbe dovuto sanare il grave difetto di inadempienza all'EMFA. Non si farà certamente entro quest’anno e chissà se ci sarà il prossimo anno, quando il Cda attuale sarà in scadenza e quando si avvierà la trattativa per il rinnovo della Concessione ad aprile 2027.      

Già, anzitutto un Popolo di “rassegnati”: per rimanere nel nostro ambito, non dimentichiamo l’ultimo tassello di impoverimento, di sottrazione di informazioni, messo a punto con la chiusura della Rassegna Stampa Rai ai suoi dipendenti. Sono più “poveri” di prima, sanno meno di prima, sono meno informati di prima ma, appunto, sono poi “rassegnati” al loro destino legato ad una Azienda a sua volta sempre più povera e minacciata (dalla riduzione del canone). Per paradossale che possa apparire, ci dicono che la “nuova” edizione della Rassegna stampa (destinata a 250 persone + ufficio stampa, al costo di circa 400 mila euro l’anno) contiene una nuova sezione denominata “Intelligenza artificiale” cioè argomento tanto meritevole di attenzione quanto, appunto, riservato a pochi, fidati e buoni. Per tutti gli altri dipendenti Rai solo “intelligenza naturale” e magari, chissà, forse è meglio.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento