Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate
le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Storia si ripete spesso e volentieri.
Grandi e piccoli eventi, personaggi centrali e mezze tacche, figure intermedie
palesi ed occulte, hanno da sempre animato la scena pubblica e tornano spesso
tra noi, seppure sotto mentite spoglie.
Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e
fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Meloni e i suoi “generali”
Salvini, Tajani, i ministri e i vari sottosegretari nonché parenti stretti
stanno al Governo come Rossi e i suoi “generali” Sergio e Marano, i consiglieri
e i vari direttori stanno alla Rai.
La “validità” ovvero le capacità, la compattezza, la fiducia,
la visione strategica sono qualità fondamentali dei “generali” per la tenuta e
la gestione efficiente e razionale “dell’esercito” e il raggiungimento dell’esito
del conflitto.
Come vi abbiamo scritto, ci raccontano che la guerra per
bande interna all’ex Viale Mazzini si sta facendo sempre più cruenta e a
combattere sono proprio i “generali”.
La breve storia che vi stiamo per raccontare, in estrema
sintesi, è antica ed importante e ci può dare spunti di riflessione su quanto
succede oggi intorno a noi. Da quello che è successo quel giorno lontano forse
è mutato il destino del nostro Paese e dell’Europa intera. 18 giugno 1815:
Napoleone viene sconfitto a Waterloo, la sua ultima battaglia. Perché vi
proponiamo una rapida riflessione su un particolare aspetto di quella giornata
e di cosa si tratta? Parliamo degli errori commessi anzitutto dal Generale e
poi, più in particolare, dai suoi generali.
Gli storici, da decenni, dibattono sulle cause di una
sconfitta dei francesi che, sulla carta e sulla piana di Waterloo, erano
decisamente dati per vincenti. Sommariamente, gli “errori” sono riconducibili a
tre fattori. Il primo è di carattere meteorologico. La notte prima della
battaglia aveva piovuto molto. Le truppe avevano passato una notte
all’addiaccio, bagnati e infreddoliti. I cannoni di Napoleone seppure in
superiorità numerica, oltre che in mano ad abili ed esperti artificieri, non
potevano manovrare bene nel fango e pure quando tiravano le palle invece di
rimbalzare sul terreno asciutto e fare più danni si fermavano nella fanghiglia.
Il fattore meteo fu dunque certamente in grado di mettere in grandi difficoltà
l’esercito di Napoleone.
Il secondo fattore è strettamente personale, legato al
carattere, alle condizioni “cliniche” e alla “postura” militare del Corso.
Napoleone era meticoloso e scrupoloso oltremodo, nulla per lui doveva o poteva
accadere per caso. A Waterloo aveva previsto tanto ma non tutto: non poteva
immaginare l’imponderabile. Nella sua maniacale ossessione della perfezione, quella
mattina del 18 giungo era “distratto” e innervosito da un significativo
“disagio”: oltre al maltempo, era stato in preda di un forte attacco di
emorroidi a tal punto da rendergli difficili le pur poche ore di sonno
disponibili. Visionare il fronte di battaglia, essere vicino alle truppe e
far vedere la sua presenza al loro fianco era per lui un fattore decisivo.
Anche andare a cavallo per essere sul posto, dunque, per quanto detto, era un
problema rilevante.
Il terzo fattore è quello che oggi ci interessa
maggiormente: il ruolo dei suoi generali. Napoleone aveva un atteggiamento
molto speciale verso i suoi diretti collaboratori: era pienamente consapevole
del valore della loro esperienza e, al tempo stesso, ne diffidava. La scelta
dei suoi generali solitamente avveniva in base ad un criterio rigorosissimo:
l’esperienza militare sul campo e non l’appartenenza a famiglie nobili come
invece avveniva spesso negli altri eserciti europei dell’epoca e tantomeno
subiva pressioni familiari. I "veterani" di tant battaglie e la "vecchia guardia" erano l'architettura sula quale reggeva la sua forza. Ne ricordiamo alcuni che per quanto
accadde quel giorno meritano particolare attenzione. Il primo era certamente il
generale Louis Berthier, morto proprio pochi giorni prima di Waterloo in
circostanze “molto misteriose”. Complotto interno o esterno? Suicidio o
omicidio? Fatto sta che Napoleone quel giorno non poté contare sul genio
strategico di Berthier e si dovete affidare al Maresciallo Ney che, a suo tempo
nella ritirata di Russia, venne definito “indispensabile”.
Tanto Napoleone era geniale nel calcolo strategico quanto
invece Ney era impulsivo e imprevedibile. E, forse, fu proprio questa sua
caratteristica caratteriale che aprì le porte dell’inferno per l’esercito
francese. Fino al pomeriggio, intorno alle 17, le sorti della battaglia erano
ancora molto incerte e per certi aspetti favorevole ai francesi. Accaddero però
due fatti che invertirono i rapporti di forza. Quella mattina Ney si presentò
sulla piana di Waterloo in uno stato mentale disagiato: nelle settimane
precedenti aveva avuto un forte dissenso con l’Imperatore e, forse, tra loro si
era incrinato qualcosa. È verosimile supporre che quel giorno Ney volesse
riconquistare la fiducia di Napoleone che aveva in parte perso dopo quanto
successo dal suo ritorno dall’esilio. Fatto sta che Ney si lancio in improvvide
cariche di cavalleria contro gli inglesi inutili e inconcludenti, sguarnendo e
indebolendo lo schieramento di Napoleone. In quegli stessi momenti avvenne
l’altra “disfatta “del suo generale di fiducia: Emmanuel de Grouchy. La sua
decisione, presa confondendo gli ordini di Napoleone di inseguire i prussiani
invece di concentrarsi a Waterloo consentì a Blücher di essere decisivo al
fianco di Wellington. Fu una scelta fatale: intorno alle 19 la battaglia era
persa e Napoleone si avviò verso il suo esilio definitivo.
In buona sostanza: i francesi a Waterloo furono sconfitti a
causa prevalentemente dei generali che affiancavano l’Imperatore? Si,
prevalentemente si. Allora, fatte le debite, necessarie ed opportune
distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che si
appresta ad essere combattuta la Waterloo della Rai già a partire dalle
prossime settimane? A chi si dovrà attribuire la responsabilità della condotta
della guerra? Quale potrà essere il “fattore
Meteo” o chi mai potrà essere il Ney o il Grouchy “de noantri” che porteranno il
Servizio Pubblico alla disfatta prossima ventura? Attenzione al Grouchy: fu forse proprio lui il responsabile finale per non aver saputo intuire da dove veniva il pericolo.
La storia prosegue e parleremo dei “generali” e dei
colonnelli Rai sul campo di battaglia.
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