giovedì 6 novembre 2025

Il Governo e la RAI: i generali "de noantri"

By Bloggorai ©

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Storia si ripete spesso e volentieri. Grandi e piccoli eventi, personaggi centrali e mezze tacche, figure intermedie palesi ed occulte, hanno da sempre animato la scena pubblica e tornano spesso tra noi, seppure sotto mentite spoglie.

Fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che la Meloni e i suoi “generali” Salvini, Tajani, i ministri e i vari sottosegretari nonché parenti stretti stanno al Governo come Rossi e i suoi “generali” Sergio e Marano, i consiglieri e i vari direttori stanno alla Rai.

La “validità” ovvero le capacità, la compattezza, la fiducia, la visione strategica sono qualità fondamentali dei “generali” per la tenuta e la gestione efficiente e razionale “dell’esercito” e il raggiungimento dell’esito del conflitto.

Come vi abbiamo scritto, ci raccontano che la guerra per bande interna all’ex Viale Mazzini si sta facendo sempre più cruenta e a combattere sono proprio i “generali”.

La breve storia che vi stiamo per raccontare, in estrema sintesi, è antica ed importante e ci può dare spunti di riflessione su quanto succede oggi intorno a noi. Da quello che è successo quel giorno lontano forse è mutato il destino del nostro Paese e dell’Europa intera. 18 giugno 1815: Napoleone viene sconfitto a Waterloo, la sua ultima battaglia. Perché vi proponiamo una rapida riflessione su un particolare aspetto di quella giornata e di cosa si tratta? Parliamo degli errori commessi anzitutto dal Generale e poi, più in particolare, dai suoi generali. 

Gli storici, da decenni, dibattono sulle cause di una sconfitta dei francesi che, sulla carta e sulla piana di Waterloo, erano decisamente dati per vincenti. Sommariamente, gli “errori” sono riconducibili a tre fattori. Il primo è di carattere meteorologico. La notte prima della battaglia aveva piovuto molto. Le truppe avevano passato una notte all’addiaccio, bagnati e infreddoliti. I cannoni di Napoleone seppure in superiorità numerica, oltre che in mano ad abili ed esperti artificieri, non potevano manovrare bene nel fango e pure quando tiravano le palle invece di rimbalzare sul terreno asciutto e fare più danni si fermavano nella fanghiglia. Il fattore meteo fu dunque certamente in grado di mettere in grandi difficoltà l’esercito di Napoleone.

Il secondo fattore è strettamente personale, legato al carattere, alle condizioni “cliniche” e alla “postura” militare del Corso. Napoleone era meticoloso e scrupoloso oltremodo, nulla per lui doveva o poteva accadere per caso. A Waterloo aveva previsto tanto ma non tutto: non poteva immaginare l’imponderabile. Nella sua maniacale ossessione della perfezione, quella mattina del 18 giungo era “distratto” e innervosito da un significativo “disagio”: oltre al maltempo, era stato in preda di un forte attacco di emorroidi a tal punto da rendergli difficili le pur poche ore di sonno disponibili. Visionare il fronte di battaglia, essere vicino alle truppe e far vedere la sua presenza al loro fianco era per lui un fattore decisivo. Anche andare a cavallo per essere sul posto, dunque, per quanto detto, era un problema rilevante.

Il terzo fattore è quello che oggi ci interessa maggiormente: il ruolo dei suoi generali. Napoleone aveva un atteggiamento molto speciale verso i suoi diretti collaboratori: era pienamente consapevole del valore della loro esperienza e, al tempo stesso, ne diffidava. La scelta dei suoi generali solitamente avveniva in base ad un criterio rigorosissimo: l’esperienza militare sul campo e non l’appartenenza a famiglie nobili come invece avveniva spesso negli altri eserciti europei dell’epoca e tantomeno subiva pressioni familiari. I "veterani" di tant battaglie e la "vecchia guardia" erano l'architettura sula quale reggeva la sua forza.  Ne ricordiamo alcuni che per quanto accadde quel giorno meritano particolare attenzione. Il primo era certamente il generale Louis Berthier, morto proprio pochi giorni prima di Waterloo in circostanze “molto misteriose”. Complotto interno o esterno? Suicidio o omicidio? Fatto sta che Napoleone quel giorno non poté contare sul genio strategico di Berthier e si dovete affidare al Maresciallo Ney che, a suo tempo nella ritirata di Russia, venne definito “indispensabile”.

Tanto Napoleone era geniale nel calcolo strategico quanto invece Ney era impulsivo e imprevedibile. E, forse, fu proprio questa sua caratteristica caratteriale che aprì le porte dell’inferno per l’esercito francese. Fino al pomeriggio, intorno alle 17, le sorti della battaglia erano ancora molto incerte e per certi aspetti favorevole ai francesi. Accaddero però due fatti che invertirono i rapporti di forza. Quella mattina Ney si presentò sulla piana di Waterloo in uno stato mentale disagiato: nelle settimane precedenti aveva avuto un forte dissenso con l’Imperatore e, forse, tra loro si era incrinato qualcosa. È verosimile supporre che quel giorno Ney volesse riconquistare la fiducia di Napoleone che aveva in parte perso dopo quanto successo dal suo ritorno dall’esilio. Fatto sta che Ney si lancio in improvvide cariche di cavalleria contro gli inglesi inutili e inconcludenti, sguarnendo e indebolendo lo schieramento di Napoleone. In quegli stessi momenti avvenne l’altra “disfatta “del suo generale di fiducia: Emmanuel de Grouchy. La sua decisione, presa confondendo gli ordini di Napoleone di inseguire i prussiani invece di concentrarsi a Waterloo consentì a Blücher di essere decisivo al fianco di Wellington. Fu una scelta fatale: intorno alle 19 la battaglia era persa e Napoleone si avviò verso il suo esilio definitivo.

In buona sostanza: i francesi a Waterloo furono sconfitti a causa prevalentemente dei generali che affiancavano l’Imperatore? Si, prevalentemente si. Allora, fatte le debite, necessarie ed opportune distinzioni e fissate le proporzioni, grosso modo si può affermare che si appresta ad essere combattuta la Waterloo della Rai già a partire dalle prossime settimane? A chi si dovrà attribuire la responsabilità della condotta della guerra?  Quale potrà essere il “fattore Meteo” o chi mai potrà essere il Ney o il Grouchy “de noantri” che porteranno il Servizio Pubblico alla disfatta prossima ventura? Attenzione al Grouchy: fu forse proprio lui il responsabile finale per non aver saputo intuire da dove veniva il pericolo. 

La storia prosegue e parleremo dei “generali” e dei colonnelli Rai sul campo di battaglia.

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