martedì 25 novembre 2025

Il Voto (e la RAI) nel mondo del "pressappoco"

By Bloggorai ©

Nel panorama letterario di Bloggorai non c'è molto ma nel poco c’è un libretto che tormenta più per il titolo che il contenuto. Sta lì in bella mostra e vanitoso di sé stesso: “Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione” a firma del noto storico della scienza Alexandre Koyré.

Ci piace e ci affascina molto il “pressappoco” ovvero quel vago, molto vago, senso di indeterminatezza, di approssimazione e di vaghezza che sembra pervadere molte vicende umane.

Vedi la politica: abbiamo dato uno sguardo alle prime pagine dei quotidiani oggi in edicola. La notizia del giorno, come pure abbiamo scritto ieri, è o dovrebbe essere l’elevato numero di astensioni. Corriere e Repubblica collocano questo tema in fondo al sommarietto: “…record di astensioni” e “…Crollo dell’affluenza. Sotto del 50%” mentre La Stampa ignora il tema, il Fatto aggiunge “… astenuti, record +14%” e il Messaggero “Crolla l’affluenza”. 

Ieri hanno votato nelle tre regioni circa il 43% degli aventi diritto. Se prosegue questa dinamica alle prossime consultazioni ci sarà da temere: quale potrà essere la “soglia di sopportazione” per il sistema democratico? Quale potrà essere il “numero legale” per sostenere che la maggioranza ha il diritto/dovere di governare indipendentemente dal numero degli elettori che partecipano al voto?

Come spesso è successo, all’indomani di consultazioni elettorali, locali o nazionali e dovunque nel mondo, ci si sofferma più sulle dinamiche e sui flussi del voto interne ed esterne alle diverse aree politiche che non sul senso ultimo e profondo relativo all’astensione e financo alla negazione della partecipazione al rito cardine della democrazia, ovvero il “governo della maggioranza”. Eppure, come sostengono gli statistici e Agatha Christie, se è vero che “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova" sembra di osservare che gli “indizi” sulla disaffezione alle urne cominciano ad essere assai preoccupanti.

Eppure, eppure, come è facile osservare, questo tema per un verso dura all’attenzione politica e mediatica lo spazio di un mattino e per altro verso viene subito fagocitato nelle viscere delle analisi sociali senza mai trovare risposte compiute e risolutive oppure viene presto dimenticato. L’ultima ipotesi che abbiamo ascoltato ieri consisteva nel dire che “gli elettori delle tre regioni Veneto, Campania e Puglia non sono andati a votare perché dato scontato l’esito e quindi inutile perdere tempo andando al seggio”. Forse, potrebbe essere anche una buona argomentazione ma rimane pure sempre parziale e limitata come molte altre che si sentono e si leggono. Il tema, infatti, è universale e interessa tutte le grandi democrazie occidentali dove pure non sembrano emergere soluzioni. Ricorre spesso la domanda elementare: perché avviene questo fenomeno? Ma altrettanto spesso non si legge (e non si trova adeguata risposta) alla domanda: cosa si fa per contrastare questo fenomeno? Tante analisi sui perché ma nessuna soluzione.

Torniamo per un momento, solo per un momento, a quel “piccolo mondo antico” della Rai. Come noto (e lo certifica Agcom nel suo Rapporto trimestrale) il Servizio Pubblico ha perso negli ultimi 5 anni circa il 21.8% dei suoi telespettatori. Sono tanti, parliamo di milioni: si tratta di un fenomeno che investe tutto il perimetro delle televisioni generaliste ma per la Rai è più evidente e rilevante (nello stesso periodo Mediaset perde nel day time l’11%).  Eppure, eppure, il tema non sembra riscuotere grande attenzione. Anche in questo caso, pur partecipando e seguendo incontri, dibattiti e riflessioni, non troviamo mai l’interrogativo “perché la Rai perde telespettatori???” e, di conseguenza, ovviamente, nemmeno possibili risposte. Nessuno si pone il problema e quando pure viene posto (abbiamo appena riletto le “Linee Guida Palinsesti 2025-2027” … quasi un’orazione da fine impero) non si va oltre generiche e vaghe dichiarazioni di buona volontà ovvero “intercettare i giovani” salvo poi constatare la programmazione editoriale sempre più orientata ad un pubblico “over” ... tanto over.

Anche la Rai si appresta ad essere “pressappoco” ???

Bloggorai@gmail.com


 

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